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È un film dalle innumerevoli qualità e qualche difetto, su cui si soprassiede volentieri in virtù dell'amore per i personaggi. Per un adulto potrebbe essere difficile perdonare alcune ingenuità sparse qua e là nella trama, ma un bambino (o un inguaribile nostalgico) appassionato di cavalieri e del ciclo arturiano non potrà che apprezzare questo film, che come scelta di ambientazione e temi portanti ha pochissimi prodotti equivalenti.

I personaggi

Il punto forte dell'opera sono senz'altro i protagonisti: Kayley, né una damigella in pericolo né una coraggiosa avventuriera, ma una ragazza con un grande sogno e molta forza di volontà che tuttavia è goffa e impreparata a causa della mancanza di addestramento; Garrett, un eremita che ha scelto una vita solitaria, consapevole dell'emarginazione sociale a cui sarebbe stato condannato alla morte del suo protettore; Ruber, un cattivo che, per quanto non originale né nelle motivazioni né nella malvagità, è in grado di trasmettere un forte senso di angoscia per tutta la durata del film; Devon e Cornelius, spalle comiche esilaranti ma che trasmettono anche un grande messaggio, sicuramente aiutate nel doppiaggio italiano dalla meravigliosa interpretazione di Proietti (e in effetti ricordano molto il Genio di "Aladdin", con la differenza che la sua multiforme voce qui è suddivisa in due).
I personaggi minori sono relativamente piatti: il padre nobile, la madre tormentata, Artù che ha talmente poca fibra da rendere difficile credere che sia riuscito a governare un regno per vent'anni di fila. Ma per lo spettatore ciò cade in secondo piano.

Che cos'hanno in comune i protagonisti di questa storia? Sono tutti degli emarginati.
Kayley è costretta ad abbandonare il suo sogno perché l'unica persona che l'avrebbe appoggiata è morta. Garrett è in auto isolamento per non subire le conseguenze sociali della sua disabilità. Devon e Cornelius sono anch'essi affetti da un handicap decisamente grave per un drago, il non saper né sputare fuoco né volare. I quattro formano un gruppo di improbabilissimi eroi, che infatti riesce nell'impresa, se non solamente, di certo inevitabilmente grazie al sostegno di Ali d'Argento, il falco di Merlino. Questo deus ex-machina potrebbe a tratti risultare fastidioso a un occhio adulto, ma ricordiamo che siamo in una fiaba cavalleresca in cui fiori giganti prendono i volo e piante carnivore ruttano dopo aver ingurgitato soldati di pietra. Inoltre questo fornirà un interessante elemento di evoluzione nel finale, in cui il falco non sarà più necessario, perché i due ragazzi saranno in grado di sostenersi a vicenda.

Le musiche e la comicità

Le musiche sono coinvolgenti, i testi delle canzoni ben scritti. L'unico difetto che hanno, a volerne trovare uno, è forse quello di essere troppo brevi. La canzone di Ruber era una delle mie scene inquietanti preferite quand'ero bambina. In generale, canzoni e immagini fluiscono in perfetta armonia, in un risultato di cui si può tranquillamente dire che "il tutto è maggiore della parte". Ciò è particolarmente evidente nel caso di "The Prayer", non a caso vincitrice di un Golden Globe.

L'aggiunta di varie scene comiche per stemperare l'atmosfera non la trovo un elemento di debolezza, semmai una qualità caratterizzante del film, che costituisce un ottimo esempio di come dramma e commedia possano essere mescolati senza interferire l'uno con l'altro. Nel dettaglio, la relazione tra Ruber e il grifone aggiunge un tocco di macabro che non stona con la traumaticità degli eventi.

Le debolezze

Il maggior elemento di debolezza del film sono gli spunti di trama, un po' semplicistici. Com'è possibile che Sir Lionel sia morto senza essere quasi stato colpito? Che in maniera del tutto casuale l'orco colpisca Ruber in modo tale da impedirgli convenientemente l'inseguimento? Che tutti i soldati di Ruber siano sciocchi, in modo da permettere la fuga di Kayley? Sono piccoli dettagli che potevano essere evitati con opportuni accorgimenti, e che nel complesso indeboliscono la trama.
Lo sviluppo degli eventi inoltre, che quand'ero piccola non mi dava particolari problemi, a un rewatch lo trovo troppo repentino: il rapporto tra Kayley e Garrett poteva essere sviluppato più lentamente, si potevano inserire più momenti di riflessione, canzoni più lunghe, stacchi in cui fare il punto della trama o approfondire le caratterizzazioni dei personaggi, principali e secondari. Invece, soprattutto nella seconda parte, c'è una sorta di rush finale verso la conclusione della vicenda.

Il finale

Il finale è... bello. I protagonisti superano le loro insicurezze, Garrett impara a fidarsi delle persone che ha accanto, Kayley a trovare la forza di reagire agli eventi, Devon e Cornelius si rendono conto di poter essere un sostegno l'uno per l'altro. Artù, come al solito, non capisce niente (ma che ci dobbiamo fare... Sembra quasi una costante degli adattamenti del ciclo arturiano.) Lo stratagemma utilizzato per sconfiggere Ruber è assolutamente geniale e coerente con lo spirito cavalleresco del film e, in particolare, dei due protagonisti.
Infine, un gran finale, forse storicamente poco coerente, ma appagante.