Recensione
Lupin III: The First
7.5/10
Dopo i recenti adattamenti dai toni più adulti portati sullo schermo dal famoso regista Takeshi Koike, la serie cult per antonomasia torna a intrattenerci con delle atmosfere più scanzonate. Questa volta in una veste non propriamente tradizionale.
La serie in questione, creata dall'estro creativo di Monkey Punch, è “Lupin III”. La nuova pellicola, intitolata “Lupin III - The First”, è la prima nella storia dei lungometraggi sul ladro gentiluomo ad essere prodotta interamente in CGI.
La storia segue le vicende di Laetitia, una giovane archeologa in cerca del diario di Bresson, un misterioso manufatto che nemmeno il grande Arsenio Lupin riuscì a ottenere. La donzella si ritroverà quindi ad avere a che fare col nostro ladro preferito per ottenere l’oggetto in questione e il tanto agognato riconoscimento del nonno.
L’aria che si respira e le sensazioni che si provano durante la visione sono proprio quelle dei soliti film con il ladro in giacca rossa, il che è tutto dire. Ma non è tutto rose e fiori ciò che viene mostrato su schermo. Un’eccessiva strizzata d’occhio verso i classici stereotipi giapponesi sugli “eredi” risultano fastidiosi col passare dei minuti; così come alcune scelte narrative non sempre azzeccate e che non spiccano per originalità. Ma, alla fin fine, non sono questi i fattori che decretano la riuscita, o meno, della pellicola, a mio avviso. Dopotutto, cosa ci si può aspettare da un classico film su Lupin, se non il rivedere i personaggi storici fare i tipici furti per poi scappare a gambe levate sulla mitica 500 gialla?!
A fare la differenza, in questo caso, è stato il comparto tecnico. Il lavoro certosino che è stato fatto dai membri dello staff è a dir poco superbo. Cosa non scontata, vista la qualità di molti prodotti d’animazione in CGI fatti negli ultimi anni. Difatti un filo di paura che uscisse fuori un qualcosa di non all’altezza mi è rimasto fino a quando non ho cliccato il tasto play. Il character design dei personaggi risulta essere, insieme agli sfondi di background, il fiore all’occhiello della pellicola. Anche il comparto sonoro non è da meno, così come Il doppiaggio di Koch Media.
Per concludere, sono rimasto veramente colpito dallo spirito molto lupinesco che trasuda da ogni singolo frame della pellicola. Ci ho messo veramente poco ad abituarmi al chara dei personaggi, alcuni dei quali mi hanno lasciato a bocca aperta per il livello dei dettagli (Jigen e Zazà su tutti). La storia, molto classica per il genere, ma allo stesso tempo avvincente, mi ha coinvolto quanto serve, seppur con qualche rimostranza qua e là su alcune scelta narrative. Ad opera conclusa, posso dire di essere rimasto piacevolmente intrattenuto e soddisfatto, quasi speranzoso di vederne un seguito sempre con lo stesso stile.
La serie in questione, creata dall'estro creativo di Monkey Punch, è “Lupin III”. La nuova pellicola, intitolata “Lupin III - The First”, è la prima nella storia dei lungometraggi sul ladro gentiluomo ad essere prodotta interamente in CGI.
La storia segue le vicende di Laetitia, una giovane archeologa in cerca del diario di Bresson, un misterioso manufatto che nemmeno il grande Arsenio Lupin riuscì a ottenere. La donzella si ritroverà quindi ad avere a che fare col nostro ladro preferito per ottenere l’oggetto in questione e il tanto agognato riconoscimento del nonno.
L’aria che si respira e le sensazioni che si provano durante la visione sono proprio quelle dei soliti film con il ladro in giacca rossa, il che è tutto dire. Ma non è tutto rose e fiori ciò che viene mostrato su schermo. Un’eccessiva strizzata d’occhio verso i classici stereotipi giapponesi sugli “eredi” risultano fastidiosi col passare dei minuti; così come alcune scelte narrative non sempre azzeccate e che non spiccano per originalità. Ma, alla fin fine, non sono questi i fattori che decretano la riuscita, o meno, della pellicola, a mio avviso. Dopotutto, cosa ci si può aspettare da un classico film su Lupin, se non il rivedere i personaggi storici fare i tipici furti per poi scappare a gambe levate sulla mitica 500 gialla?!
A fare la differenza, in questo caso, è stato il comparto tecnico. Il lavoro certosino che è stato fatto dai membri dello staff è a dir poco superbo. Cosa non scontata, vista la qualità di molti prodotti d’animazione in CGI fatti negli ultimi anni. Difatti un filo di paura che uscisse fuori un qualcosa di non all’altezza mi è rimasto fino a quando non ho cliccato il tasto play. Il character design dei personaggi risulta essere, insieme agli sfondi di background, il fiore all’occhiello della pellicola. Anche il comparto sonoro non è da meno, così come Il doppiaggio di Koch Media.
Per concludere, sono rimasto veramente colpito dallo spirito molto lupinesco che trasuda da ogni singolo frame della pellicola. Ci ho messo veramente poco ad abituarmi al chara dei personaggi, alcuni dei quali mi hanno lasciato a bocca aperta per il livello dei dettagli (Jigen e Zazà su tutti). La storia, molto classica per il genere, ma allo stesso tempo avvincente, mi ha coinvolto quanto serve, seppur con qualche rimostranza qua e là su alcune scelta narrative. Ad opera conclusa, posso dire di essere rimasto piacevolmente intrattenuto e soddisfatto, quasi speranzoso di vederne un seguito sempre con lo stesso stile.