Recensione
Arte
7.5/10
Recensione di edgofglory
-
Su questa serie io, nato a Firenze parecchio tempo fa, ho dovuto per forza buttare un occhio. Ero curioso di vedere come una produzione giapponese si concentrasse su un'opera ambientata in un paese straniero e in un'epoca molto lontana. Alla fine, direi che il risultato è stato discreto.
Arte è un personaggio che si fa amare sin da subito e che riesce in un modo o nell'altro a strappare un sorriso. Tite Ohkubo, la sua creatrice, ha puntato tantissimo su di lei, forse più che sull'accuratezza storica. Ha voluto concentrarsi sulla sua determinazione, sulla sua testardaggine e sulla sua passione, cercando di tener vivo il messaggio "credi sempre in ciò che ami fare e nelle tue capacità". Certo, poteva scadere da un momento all'altro in una storia più da Disney che da manga, ma proprio col contesto e con gli altri personaggi è riuscita nell'intento.
La domanda dunque sorge spontanea: l'anime avrà dato giustizia all'obiettivo della sua creatrice? Sì e no. Arte e altri personaggi, come il suo maestro Leo e la cortigiana Veronica, sono stati ben introdotti nella prima parte, in cui però, rispetto al manga, sono rimasti un po' zoppi altri interpreti come Angelo e soprattutto Dacia (forse l'errore più grossolano dell'adattamento).
Il ritmo nella seconda parte, apertasi col viaggio a Venezia, è apparso un po' più monotono. I nuovi personaggi, da Caterina alla domestica Dafne, sono stati ben introdotti, ma è il contesto che è un po' mancato, forse per l'eccessivo spazio dato proprio alle nuove vicende. Arte tuttavia è rimasta la nota più lieta della serie, chiusa in anticipo (con un espediente furbo ma coerente che tutto sommato lascia una bella emozione) rispetto al manga in attesa di una (al momento difficile) possibile seconda stagione.
In generale, forse anche per la tempesta del virus che si è scatenata proprio in contemporanea col lancio della serie, è rimasta l'impressione di un'opera che è apparsa sì discreta ma che poteva dare di più. La qualità grafica è apparsa buona, ma parecchio standardizzata. Non ha subito affatto bruschi cali, ma allo stesso tempo non ha avuto colpi ad effetto. Stessa impressione avuta dalla colonna sonora. Le tracce usate sono state ben scelte e hanno fatto il loro lavoro nel processo d'immersione nell'ambientazione, però nel numero sono state molto limitate. Il guaio delle poche OST è apparso più grave anche per via delle splendide sigle. Sia l'opening (Clover) che l'ending (Hare Moyou) possono essere definite gioielli in una bottega musicale che è rimasta presto senza rifornimenti.
Da segnalare infine un paio di piccole chicche della Yamato, che nella realizzazione dei sottotitoli, in maniera geniale, ha usato alcuni termini puramente toscani come "grulla" o "bischeracci". Per un toscano come me è stato come sentirsi a casa.
Per concludere, si può affermare che Arte sia stato il classico anime da compitino, seppur gradevole, ideale per invogliare lo spettatore a recuperare l'opera originale. La sufficienza solida è il giudizio migliore, però gli concedo un voto in più: in un tempo cupo come la primavera 2020, la mezz'ora di svago regalata dalla forza d'animo di Arte è stata ossigeno puro.
Arte è un personaggio che si fa amare sin da subito e che riesce in un modo o nell'altro a strappare un sorriso. Tite Ohkubo, la sua creatrice, ha puntato tantissimo su di lei, forse più che sull'accuratezza storica. Ha voluto concentrarsi sulla sua determinazione, sulla sua testardaggine e sulla sua passione, cercando di tener vivo il messaggio "credi sempre in ciò che ami fare e nelle tue capacità". Certo, poteva scadere da un momento all'altro in una storia più da Disney che da manga, ma proprio col contesto e con gli altri personaggi è riuscita nell'intento.
La domanda dunque sorge spontanea: l'anime avrà dato giustizia all'obiettivo della sua creatrice? Sì e no. Arte e altri personaggi, come il suo maestro Leo e la cortigiana Veronica, sono stati ben introdotti nella prima parte, in cui però, rispetto al manga, sono rimasti un po' zoppi altri interpreti come Angelo e soprattutto Dacia (forse l'errore più grossolano dell'adattamento).
Il ritmo nella seconda parte, apertasi col viaggio a Venezia, è apparso un po' più monotono. I nuovi personaggi, da Caterina alla domestica Dafne, sono stati ben introdotti, ma è il contesto che è un po' mancato, forse per l'eccessivo spazio dato proprio alle nuove vicende. Arte tuttavia è rimasta la nota più lieta della serie, chiusa in anticipo (con un espediente furbo ma coerente che tutto sommato lascia una bella emozione) rispetto al manga in attesa di una (al momento difficile) possibile seconda stagione.
In generale, forse anche per la tempesta del virus che si è scatenata proprio in contemporanea col lancio della serie, è rimasta l'impressione di un'opera che è apparsa sì discreta ma che poteva dare di più. La qualità grafica è apparsa buona, ma parecchio standardizzata. Non ha subito affatto bruschi cali, ma allo stesso tempo non ha avuto colpi ad effetto. Stessa impressione avuta dalla colonna sonora. Le tracce usate sono state ben scelte e hanno fatto il loro lavoro nel processo d'immersione nell'ambientazione, però nel numero sono state molto limitate. Il guaio delle poche OST è apparso più grave anche per via delle splendide sigle. Sia l'opening (Clover) che l'ending (Hare Moyou) possono essere definite gioielli in una bottega musicale che è rimasta presto senza rifornimenti.
Da segnalare infine un paio di piccole chicche della Yamato, che nella realizzazione dei sottotitoli, in maniera geniale, ha usato alcuni termini puramente toscani come "grulla" o "bischeracci". Per un toscano come me è stato come sentirsi a casa.
Per concludere, si può affermare che Arte sia stato il classico anime da compitino, seppur gradevole, ideale per invogliare lo spettatore a recuperare l'opera originale. La sufficienza solida è il giudizio migliore, però gli concedo un voto in più: in un tempo cupo come la primavera 2020, la mezz'ora di svago regalata dalla forza d'animo di Arte è stata ossigeno puro.