Recensione
Ikebukuro West Gate Park
5.5/10
Anche se io l'ho conosciuto adesso per la prima volta, a quanto pare il titolo gira ormai da molti anni. Infatti, già nel 2000 l'omonima fiction riscontrò un notevole successo. Da qui in poi ci fu un adattamento manga, a cui seguirono una serie di altri prodotti e solo nel 2020 abbiamo avuto il primo adattamento animato, cioè questo.
La storia è ambientata a Ikebukuro, un quartiere di Tokyo famoso per il degrado e per la delinquenza e queste caratteristiche fanno da sfondo all'opera; in primo piano però troviamo la trattazione di temi sociali attuali e spesso molto delicati, per esempio si trova: immigrazione, rapporto cinesi-giapponesi, sfruttamento dei lavoratori, ragazze-madri...
Viene tutto raccontato con pacatezza e neutralità, cosa non facile visti i temi, ma anche troppa però: i personaggi non si emozionano e non fanno emozionare, non abbiamo mai grossi colpi di scena, dialoghi forti, scene d'impatto; il terzo ingrediente principale (dopo l'ambientazione e la tematica) è l'assenza di un altro ingrediente, e quando alla zuppa non si aggiungono ingredienti, il rischio è che resti poco saporita, magari sciapa. Ed è proprio questo il risultato: un'opera sciapa.
Non è solo di questi argomenti che si parla, per esempio troviamo anche accenni di scontri fra bande, ma indipendentemente dal contenuto, il risultato non cambia.
Si potrebbe pensare che il mio sia un giudizio troppo affrettato, visto che finora ho parlato solo di trama, ma anche prendendo in considerazione tutto il resto il risultato non cambia.
Vediamo velocemente altri aspetti per dare forza alla tesi, partendo dai personaggi.
Il protagonista è Makoto Majima, un fruttivendolo che, sfruttando "le conoscenze giuste", dalla criminalità di quartiere alla polizia, si dimena nella difficile Ikebukuro per risolvere casi generici ma in particolare per aiutare persone qualsiasi a fare cose qualsiasi. Il risultato è un benefattore poco credibile che agisce per senso di umanità e che riesce in tutto quello che fa. Beato lui!
Un gradino sotto ci sono i boss delle due fazioni criminali che dominano Ikebukuro, ovvero King, capo dei G-Boys, e Kyoichi, capo dei Red Angels. Mentre il primo è un capo freddo ma allo stesso tempo di buon cuore, intelligente e abilissimo nel corpo-a-corpo, il secondo è un improbabile ballerino che a un certo punto ha ben pensato di metter su una banda di delinquenti. Come biasimarlo?
Tutti gli altri sono personaggi evanescenti, comparse di episodio o elementi di supporto che tornano di tanto in tanto.
Dal punto di vista tecnico invece, non c'è una cosa che sia una che mi piaccia particolarmente, quindi mi astengo anche dal parlarne.
In finale, ho trovato IWGP un'opera curiosa, talmente tanto che ho voluto guardarla fino alla fine, pur reggendosi su pochissimi pregi e neanche tanto forti. La visione scorre passiva fino al finale e, solo dopo l'ultimo episodio, ci si rende conto che non arriverà mai cosa ci si aspettava, ovvero quel tocco di pepe in più che avrebbe dato un po' di sapore al piatto. Il voto giusto è 5,5, il voto più sciapo che io conosca.
La storia è ambientata a Ikebukuro, un quartiere di Tokyo famoso per il degrado e per la delinquenza e queste caratteristiche fanno da sfondo all'opera; in primo piano però troviamo la trattazione di temi sociali attuali e spesso molto delicati, per esempio si trova: immigrazione, rapporto cinesi-giapponesi, sfruttamento dei lavoratori, ragazze-madri...
Viene tutto raccontato con pacatezza e neutralità, cosa non facile visti i temi, ma anche troppa però: i personaggi non si emozionano e non fanno emozionare, non abbiamo mai grossi colpi di scena, dialoghi forti, scene d'impatto; il terzo ingrediente principale (dopo l'ambientazione e la tematica) è l'assenza di un altro ingrediente, e quando alla zuppa non si aggiungono ingredienti, il rischio è che resti poco saporita, magari sciapa. Ed è proprio questo il risultato: un'opera sciapa.
Non è solo di questi argomenti che si parla, per esempio troviamo anche accenni di scontri fra bande, ma indipendentemente dal contenuto, il risultato non cambia.
Si potrebbe pensare che il mio sia un giudizio troppo affrettato, visto che finora ho parlato solo di trama, ma anche prendendo in considerazione tutto il resto il risultato non cambia.
Vediamo velocemente altri aspetti per dare forza alla tesi, partendo dai personaggi.
Il protagonista è Makoto Majima, un fruttivendolo che, sfruttando "le conoscenze giuste", dalla criminalità di quartiere alla polizia, si dimena nella difficile Ikebukuro per risolvere casi generici ma in particolare per aiutare persone qualsiasi a fare cose qualsiasi. Il risultato è un benefattore poco credibile che agisce per senso di umanità e che riesce in tutto quello che fa. Beato lui!
Un gradino sotto ci sono i boss delle due fazioni criminali che dominano Ikebukuro, ovvero King, capo dei G-Boys, e Kyoichi, capo dei Red Angels. Mentre il primo è un capo freddo ma allo stesso tempo di buon cuore, intelligente e abilissimo nel corpo-a-corpo, il secondo è un improbabile ballerino che a un certo punto ha ben pensato di metter su una banda di delinquenti. Come biasimarlo?
Tutti gli altri sono personaggi evanescenti, comparse di episodio o elementi di supporto che tornano di tanto in tanto.
Dal punto di vista tecnico invece, non c'è una cosa che sia una che mi piaccia particolarmente, quindi mi astengo anche dal parlarne.
In finale, ho trovato IWGP un'opera curiosa, talmente tanto che ho voluto guardarla fino alla fine, pur reggendosi su pochissimi pregi e neanche tanto forti. La visione scorre passiva fino al finale e, solo dopo l'ultimo episodio, ci si rende conto che non arriverà mai cosa ci si aspettava, ovvero quel tocco di pepe in più che avrebbe dato un po' di sapore al piatto. Il voto giusto è 5,5, il voto più sciapo che io conosca.