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Oddio, direi che con questo film non ci siamo. È una brutta copia di "Orange Road": prendete la famosa serie di Izumi Matsumoto, toglietele quasi tutto quello che ha di bello e interessante, otterrete "Si sente il mare". Non è un caso che, nel decennio precedente, il regista lavorò all'episodio pilota di "Kimagure Orange Road", e qualche anno dopo allo sfortunato film "Voglio ritornare a quei giorni". Perfino le musiche di Shigeru Nagata sembrano voler emulare la stessa atmosfera. Triste situazione.

Il character design è un po' più bruttino rispetto ai film del duo Takahata - Miyazaki, le musiche sono pochine e quindi si ripetono più volte, nel corso di un lungometraggio abbastanza breve, cioè di circa settanta minuti.
È un esperimento e non è andato granché bene, infatti qui lo studio Ghibli collabora con altri studi d'animazione giapponesi: J.C. Staff, Madhouse e Oh! Production.

Rimane la bellezza dei fondali e delle ambientazioni, per il resto c'è ben poco. Questo film esce in un momento nel quale erano già usciti da un pezzo numerosi manga e anime sentimentali di spicco. Il problema è che qui il regista raccoglie gli elementi per creare un triangolo sentimentale standard, che più standard di così non si può. Questo film non ha personalità, non ha carattere. Non si distingue in nulla, è completamente anonimo. Una volta che lo hai visto, non lo ricorderai per nulla: niente che lasci il segno.

Quindi non so darvi nessun buon motivo per guardarlo, ma, se proprio lo volete vedere, vi consiglio di evitare l'edizione doppiata in italiano, l'adattamento è osceno.