Recensione
Recensione di Shiryu of Dragon
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Non sono mai stato appassionato alle opere d'animazione dedicate a Lupin III. Tuttavia, "Il castello di Cagliostro" mi incuriosiva in quanto primo lungometraggio diretto da Hayao Miyazaki, e predecessore di "Nausicaä della Valle del Vento".
Devo dire che le mie aspettative sono state in buona parte deluse. Il fatto che si tratti di un film sul ladro gentiluomo sembra solo un pretesto per testare quegli elementi che sarebbero poi diventati marchio di fabbrica nei film successivi del regista. Mettere insieme un mondo di corruzione con un mondo fatato stona facilmente. Lupin è qui una specie di Aladdin disneyano. Anzi, forse ancor più buono. Completamente all'opposto rispetto a Monkey Punch, il quale crea un personaggio spregevole. In tal senso il manga presenta uno humour più tagliente e non così bonario.
Clarisse è un prototipo di Nausicaä in abito da sposa, un po' meno caratterizzata e un po' più abbozzata. Il design di questo personaggio è quello tipico delle ragazze di Miyazaki, e anche questo stona molto, accostato al design più comico e macchiettistico di Lupin, Jigen e gli altri.
Nonostante ciò si nota la notevole bellezza dei fondali, specie i paesaggi naturali e l'architettura greco-romana. Si nota anche la fantascienza tipicamente in stile Hayao, ad esempio con velivoli dalle forme più strane. In più le scene d'azione sono senza alcun dubbio spettacolari. Come in ogni produzione legata a Lupin III s'infrangono le leggi della fisica e lo sviluppo degli eventi è quasi sempre inverosimile.
Spesso si accostano fra loro Disney e Osamu Tezuka, se non altro perché Tezuka adorava "Bambi", ma credo che il Disney giapponese sia a tutti gli effetti Hayao Miyazaki - anche se quest'ultimo non ama i film del celebre studio d'animazione americano. Dico questo perché Miyazaki non eccede mai nel creare risvolti di trama negativi, e ne "Il castello di Cagliostro" già si nota molto. Certo, i suoi film presentano anche notevoli differenze rispetto a quelli della sua controparte statunitense, ma credo che dov'egli ha voluto ispirare pacifismo, ambientalismo e anticapitalismo l'abbia sempre fatto a metà - mai fino in fondo. Infatti Miyazaki è quel regista che in parte sacrifica gli aspetti più etici e umani dei suoi film, allo scopo di salvaguardare l'intrattenimento e la bellezza nella sua forma più spiccia.
Devo dire che le mie aspettative sono state in buona parte deluse. Il fatto che si tratti di un film sul ladro gentiluomo sembra solo un pretesto per testare quegli elementi che sarebbero poi diventati marchio di fabbrica nei film successivi del regista. Mettere insieme un mondo di corruzione con un mondo fatato stona facilmente. Lupin è qui una specie di Aladdin disneyano. Anzi, forse ancor più buono. Completamente all'opposto rispetto a Monkey Punch, il quale crea un personaggio spregevole. In tal senso il manga presenta uno humour più tagliente e non così bonario.
Clarisse è un prototipo di Nausicaä in abito da sposa, un po' meno caratterizzata e un po' più abbozzata. Il design di questo personaggio è quello tipico delle ragazze di Miyazaki, e anche questo stona molto, accostato al design più comico e macchiettistico di Lupin, Jigen e gli altri.
Nonostante ciò si nota la notevole bellezza dei fondali, specie i paesaggi naturali e l'architettura greco-romana. Si nota anche la fantascienza tipicamente in stile Hayao, ad esempio con velivoli dalle forme più strane. In più le scene d'azione sono senza alcun dubbio spettacolari. Come in ogni produzione legata a Lupin III s'infrangono le leggi della fisica e lo sviluppo degli eventi è quasi sempre inverosimile.
Spesso si accostano fra loro Disney e Osamu Tezuka, se non altro perché Tezuka adorava "Bambi", ma credo che il Disney giapponese sia a tutti gli effetti Hayao Miyazaki - anche se quest'ultimo non ama i film del celebre studio d'animazione americano. Dico questo perché Miyazaki non eccede mai nel creare risvolti di trama negativi, e ne "Il castello di Cagliostro" già si nota molto. Certo, i suoi film presentano anche notevoli differenze rispetto a quelli della sua controparte statunitense, ma credo che dov'egli ha voluto ispirare pacifismo, ambientalismo e anticapitalismo l'abbia sempre fatto a metà - mai fino in fondo. Infatti Miyazaki è quel regista che in parte sacrifica gli aspetti più etici e umani dei suoi film, allo scopo di salvaguardare l'intrattenimento e la bellezza nella sua forma più spiccia.