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10.0/10
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"Devilman" è, a parer mio, il miglior manga mai scritto.

Profondo, seminale, ha un larga parte posto le basi di gran parte dei tropi del genere dark fantasy e dark action manga: il rapporto Ryo-Akira, determinate tematiche anti-umaniste, la commistione di generi mostrata già dal terzo volume, l'approfondimento psicologico dei "cattivi", presentati non come bestie spietate ma esseri razionali, capaci di provare amore e orgoglio, come evidente nello scontro tra Akira e la bella demone Sirene sono praticamente stati inventati da "Devilman" (che, ricordiamolo, ha ormai quasi 40 anni) e verranno poi riproposti e utilizzati innumerevoli volte nei manga fino ai giorni nostri. Senza "Devilman" sarebbe venuto meno l'intero filone di anime dalle ambientazioni cupe, con protagonisti antieroi e rotanti intorno alla rivalità di due persone affini ma dagli ideali contrastanti: "Berserk", "Death Note", ma persino opere più recenti come "L'attacco dei Giganti" portano il segno dell'influenza di Go Nagai.

Certo, ciò che accade nei primi tre volumi non è comunque assolutamente paragonabile all'escalation presentata negli ultimi due volumi.

Questa parte contiene spoiler

Non penso di esagerare nell'affermare che, dalla rivelazione dei demoni all'umanità fino all'ultima tavola, questi due volumi rappresentano una tra le cose migliori mai scritte nel mondo dei manga; da un racconto pur stupendo ma con ritmi e uno stile di narrazione effettivamente un po' lenti e vecchio stampo si passa qui al puro delirio, Nagai dà sfogo a tutta la sua geniale pazzia e continua a sorprenderci, nel quarto volume strappandoci dalle atmosfere puramente horror e di lotta tra umani ed esseri demoniaci ci ricorda chi è davvero il più pericoloso e crudele nemico dell'uomo: l'uomo stesso, che soprattutto in preda al terrore diventa capace di ferire i suoi simili peggio di qualsiasi demone. Tema che forse agli occhi di un lettore odierno non brilla per originalità ma che si inseriva perfettamente nella cultura hippy anni '60-'70 (da cui tutta l'opera, fin dall'inizio con il sabba demoniaco, passando per le scene psichedeliche del terzo volume, trae ispirazione).
Infine, beh, che dire del quinto volume? Che dire di uno dei migliori plot-twist di sempre? Che dire di una delle morti più tragiche e disturbanti nella storia del fumetto? Che dire di un inizio di capitolo che si apre con l'estinzione (off screen) dell'umanità, la quale ormai tanto per Akira quanto per il lettore non merita più di essere salvata e per la quale, alla fine, non riusciamo nemmeno a dispiacerci, sia per quello che quel pazzo malato di Nagai ci ha fatto vedere sia perché tutta la nostra empatia è ormai solo per Akira. Che dire infine di uno dei più bei monologhi finali di sempre e una della migliori backstory mai scritta per il villain di un manga?

Fine parte contenente spoiler

Altrettanto rivoluzionario è dal punto di vista grafico. Se inevitabilmente il metodo di disegno delle figure umane è molto cambiato nel tempo e può risultare un po' vecchio e pesante (oltre a certe incertezze innegabili di Nagai nelle anatomie) è nella realizzazione dei demoni e in generale di scene da incubo che Nagai da il meglio di sé, capaci di colpire e scioccare a 40 anni di distanza. Devilman, insomma, è un manga che tutti dovrebbero leggere, cercando di andare oltre alle inevitabili difficoltà che un lettore abituato a opere più moderne potrebbe incontrare leggendo il primo volume.