Recensione
Metal Skin Panic Madox-01
6.0/10
Tutta la vicenda dell'OAV ruota intorno al Madox-01, un mech sperimentale dell'esercito giapponese, che finisce fortuitamente (dopo un incidente di trasporto) nell'officina del giovane meccanico Koji Sugimoto. Quest'ultimo, da buon appassionato di meccanica e tecnologia, riuscirà ad azionare da solo il mech, ma questo sarà anche l'inizio dei suoi guai: l'intero esercito si metterà infatti sulle sue tracce per intercettare e recuperare il mezzo perduto.
"Metal Skin Panic MADOX-01" è la prima opera da regista di un giovane ma già promettente Shinji Aramaki, che si era fatto le ossa qualche anno prima col mecha design di "Mospeada" e la serie TV di "Transformers". Seppur si tratti di un OAV piuttosto acerbo in termini di sceneggiatura, riesce comunque a distinguersi dalla massa per la qualità generale del disegno, tanto dei mezzi meccanici quanto dei personaggi. Siamo nel pieno degli anni '80 e ad influire sul gusto degli anime è anche il cinema "guerrafondaio" americano di "Rambo" e "Commando", e questo si nota anche in "Metal Skin Panic MADOX-01" per la sua insistenza sulle scene d'azione nonché le ripetute (e compiaciute) inquadrature dei mezzi militari.
Il tutto è però narrato con un tono mediamente leggero e vagamente umoristico: Koji ad esempio si caccia nei guai perché si sposta per Tokyo con la corazza addosso, nel tentativo di raggiungere la sua fidanzata ad un appuntamento (muovendosi per le strade come se stesse guidando una Bentley); lo stesso "villain", il tenente Kilgore, fa il verso al tipico soldato guerrafondaio, e la sua ragione di vita è dimostrare a tutti la superiorità del suo carro armato, mezzo che egli considera come estensione del suo stesso corpo.
Nel complesso, l'opera risulta gradevole da guardare anche a distanza di parecchi anni dalla sua uscita, in parte grazie al mecha design e in parte grazie al fatto di non prendersi eccessivamente sul serio, senza però scadere mai nella burla - cosa che a mio avviso ha penalizzato altre opere simili e contemporanee come "Dominion Tank Police".
Ovviamente, trattandosi di un OAV autoconclusivo di quarantacinque minuti, non è possibile pretendere una gran profondità né in termini di trama né in termini di caratterizzazione dei personaggi, ma resta comunque un OAV leggero e scorrevole, nel complesso apprezzabile soprattutto se siete interessati a scoprire uno dei primi lavori originali di un artista tuttora molto quotato come Aramaki.
"Metal Skin Panic MADOX-01" è la prima opera da regista di un giovane ma già promettente Shinji Aramaki, che si era fatto le ossa qualche anno prima col mecha design di "Mospeada" e la serie TV di "Transformers". Seppur si tratti di un OAV piuttosto acerbo in termini di sceneggiatura, riesce comunque a distinguersi dalla massa per la qualità generale del disegno, tanto dei mezzi meccanici quanto dei personaggi. Siamo nel pieno degli anni '80 e ad influire sul gusto degli anime è anche il cinema "guerrafondaio" americano di "Rambo" e "Commando", e questo si nota anche in "Metal Skin Panic MADOX-01" per la sua insistenza sulle scene d'azione nonché le ripetute (e compiaciute) inquadrature dei mezzi militari.
Il tutto è però narrato con un tono mediamente leggero e vagamente umoristico: Koji ad esempio si caccia nei guai perché si sposta per Tokyo con la corazza addosso, nel tentativo di raggiungere la sua fidanzata ad un appuntamento (muovendosi per le strade come se stesse guidando una Bentley); lo stesso "villain", il tenente Kilgore, fa il verso al tipico soldato guerrafondaio, e la sua ragione di vita è dimostrare a tutti la superiorità del suo carro armato, mezzo che egli considera come estensione del suo stesso corpo.
Nel complesso, l'opera risulta gradevole da guardare anche a distanza di parecchi anni dalla sua uscita, in parte grazie al mecha design e in parte grazie al fatto di non prendersi eccessivamente sul serio, senza però scadere mai nella burla - cosa che a mio avviso ha penalizzato altre opere simili e contemporanee come "Dominion Tank Police".
Ovviamente, trattandosi di un OAV autoconclusivo di quarantacinque minuti, non è possibile pretendere una gran profondità né in termini di trama né in termini di caratterizzazione dei personaggi, ma resta comunque un OAV leggero e scorrevole, nel complesso apprezzabile soprattutto se siete interessati a scoprire uno dei primi lavori originali di un artista tuttora molto quotato come Aramaki.