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6.0/10
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"Planetes": un'opera a tema fantascientifico del 2003 che ha riscritto i canoni della fantascienza giapponese, sia sul cartaceo con la sua versione manga sia con questo anime, che ne rappresenta la trasposizione non completamente fedele. Un'opera, quella animata, sicuramente originale, che, alla prima visione, lascia piuttosto spiazzati, sia in positivo che in negativo. Il mio compito sarà quello di evidenziarvi entrambi gli aspetti in modo chiaro e preciso e senza spoiler, così da guidarvi a una visione più attenta e consapevole. Cominciamo!

Partiamo dall'inizio. L'anime è ambientato nel 2075 in un futuro che non sembra poi così tanto lontano ai nostri occhi, cittadini del 2021. Un futuro perfettamente plausibile dove la Luna è stata colonizzata e una piccola comunità di uomini si è trasferita a vivere in quelle zone. Oltre a loro, molte corporazioni spaziali monitorano lo spazio in modo diretto, specializzandosi ognuna in un settore differente. In questo mondo, si muove la protagonista della storia, una ragazza solare di nome Ai Tanabe, che entra a far parte della sgangherata Sezione Detriti (o "Mezza Sezione", come viene chiamata in modo dispregiativo da tutti gli altri), che si occupa, appunto, di rimuovere dallo spazio detriti spaziali abbandonati dall'uomo, e istituita a seguito di un incidente gravissimo che ha causato la morte dell'intero equipaggio di una nave spaziale in viaggio. Una trama che sicuramente ci riporta alla nostra infanzia, quando, ancora piccoli e ingenui, tra i lavori che dicevamo ai nostri genitori di voler svolgere da grandi, c'era anche l'astronauta. La serie gioca infatti proprio su questo, creando un'ambientazione estremamente suggestiva e interessante che ci fa sognare e immergere tra le stelle. Il bello, però, è che questo "sogno spaziale" ci viene presentato da un'ottica diversa: la componente fantascientifica quasi passa in secondo piano e lascia il suo posto primario a un attento slice of life. E lo slice of life, spesso, a meno di non avere a che fare con un prodotto di tipo demenziale o comico, porta a riflessioni psicologiche e spesso esistenziali. E "Planetes", a dir la verità, attraverso la voce dei suoi personaggi, riesce perfettamente nell'intento di analizzare argomenti a oggi attualissimi, quali amore, solitudine, lutto, determinazione, denuncia sociale... Questi sono solo alcuni dei temi che vengono trattati e toccati in modo incredibilmente realistico, tanto da portare lo spettatore a interrogarsi molte volte sulle parole che ha ascoltato. Sicuramente, uno degli aspetti più interessanti dell'intera opera.

La serie è anche accompagnata da un comparto visivo e sonoro sicuramente di alto livello. Il regista Goro Taniguchi, che da lì a qualche anno dirigerà un'altra delle sue serie più famose, ovvero "Code Geass", è riuscito quasi completamente nell'intento di realizzare un lavoro a dir poco eccelso, che presenta sicuramente delle sbavature, ma che possono essere tranquillamente ignorate. Ho trovato molto interessante l'opening, "Dive In The Sky", cantata da Mikio Sakai, che non è sicuramente una opening di quelle memorabili, ma che comunque attira sicuramente l'attenzione, grazie soprattutto alle bellissime immagini che la accompagnano e che riguardano i passati viaggi nello spazio; di meno l'ending, un po' monotona, ma grossomodo adatta comunque al suo ruolo. Bellissime anche le poche OST presenti nei vari episodi, perlopiù delle composizioni orchestrali molto interessanti.

Finora tutto bene, vero? Ecco, ora iniziano i problemi...

I personaggi. Oh, diamine...
Bello tutto quanto, belli i temi che vengono trattati da ciascuno ma... Era veramente necessario infarcire la storia con così tante figure che, purtroppo, per la maggior parte, restano solamente di contorno? Era veramente necessario rendere l'anime così tanto ripetitivo? È una domanda che, a un giorno dalla fine della visione, ancora non ha una risposta. Come avete potuto leggere sopra, la serie ha sicuramente del potenziale, ma si perde spesso nei meandri del nulla cosmico (e qui è veramente il caso di dirlo), scadendo spesso nel banale. Il personaggio di Ai, per quanto abbia delle buone idee di partenza, rimane identico a sé stesso, ha solamente pochissime e piccolissime crescite che, invece di migliorarlo, non fanno altro che estremizzarlo ulteriormente. In breve: pesante e noioso fino all'inverosimile. Punti a favore, invece, per Hachirota, il suo impulsivo senpai, che si trasformerà da una persona particolarmente giocosa a una persona molto seria e determinata, e per Yuri, un collega di lavoro che avrà modo di riflettere su sé stesso e affrontare con coraggio i suoi demoni, in particolare un fatto molto importante per lui che gli causerà non pochi tormenti interiori. Quanto agli altri personaggi, purtroppo, mi hanno lasciato veramente poco. Forse si salvano Fee e Claire, ma non sono totalmente convinto di loro. La prima emerge prepotentemente (in senso positivo), per poi finire nel dimenticatoio, mentre la seconda segue esattamente il processo opposto. Perciò, su di loro, mi tengo delle riserve.

Il paragrafo precedente mi ha permesso di evidenziare un aspetto assolutamente problematico dell'intera opera, e cioè la ripetitività e la monotonia. Capisco che la trama, in un'opera del genere, passa più in secondo piano rispetto all'introspezione, però non immaginavo di dovermi sorbire costantemente sempre la stessa solfa di continuo. Ad un certo punto, ho iniziato a trovare noiosi perfino i discorsi filosofici che erano messi lì semplicemente per giustificare l'inutilità dell'episodio. Insomma, per utilizzare una frase che tutti noi da piccoli ci siamo sentiti dire almeno una volta a scuola, "Ha del potenziale, ma non si applica". Solo la parte finale risolleva parzialmente il tutto. Ci sono stati episodi sporadici che mi hanno veramente colpito e portato quasi al pianto, ma, di contro, altri mi facevano proprio venire voglia di guardare qualcos'altro o di distrarmi. Se devo dirla tutta, la cosa che sopportavo di meno erano proprio i teatrini tra Hachi e Tanabe. Come si dice a Roma, "A 'na certa, anche meno!"

A conti fatti, "Planetes" resta sicuramente un prodotto che vale la pena visionare almeno una volta nella propria vita per il suo forte impatto culturale, ma, come accaduto anche con un altro anime che ho recensito di recente, posso dire anche qui: "Non aspettatevi chissà quale grande trama. Godetevi la filosofia e basta. Il resto lasciatelo al vostro gusto". Il mio voto finale non vuole essere assolutamente penalizzante, ma, se siete arrivati a leggere la recensione fin qui, capirete sicuramente qual è stato il motivo che mi ha spinto a scendere così giù. Detto questo, farò sicuramente il confronto con il manga, e mi auguro che emerga molto più facilmente il potenziale dell'opera che, purtroppo, qui, è stato abbondantemente sprecato. Vado con la sufficienza.