Recensione
Izumi, trentacinquenne separata, sta rientrando dal suo lavoro part-time quando, sulla banchina della metropolitana nota una liceale, Chiyoko, che fissa insistentemente il binario. Intuite in tempo le sue intenzioni l'afferra per un braccio e le salva la vita, quindi la invita a casa sua. Le due legano subito, e quando Chiyoko le confessa di essere stata ripudiata dalla famiglia a causa della sua omosessualità, Izumi decide di accompagnarla, insieme al figlioletto di 6 anni, nel luogo che lei sperava di raggiungere per costruirsi una nuova vita. Le due aprono insieme una locanda, la "Locanda arcobaleno".
Di questa autrice avevo già apprezzato Il ristorante dell'amore ritrovato, e posso dire che con questa storia, che affronta con un tema mai come adesso attuale, le sue doti si riconfermano pienamente.
Il libro si divide in 4 parti, ciascuna narrata da uno dei personaggi principali, ma questo non ne interrompe la continuità, anzi, lo rende ancora più interessante. Nasce come una storia d'amore fra donne, ma si incentra soprattutto sull'intolleranza e sul pregiudizio che gli "amori diversi" ancora inducono nella gente (soprattutto in un paese come il Giappone), ed anche sull'omogenitorialità, e lo fa con estrema delicatezza, senza mai sprofondare in volgarità o stereotipi, coinvolgendo i lettori in un lasso temporale di molti anni, fino ad un commovente finale.
La Locanda arcobaleno non si limita a ristorare le fatiche dei viaggiatori, ma le sue proprietarie li trattano e li ascoltano calorosamente, proponendosi di lenire anche le loro ferite dell'anima, come in una grande famiglia, in cui anche lo stesso lettore arriva a sentirsi accolto.
"Una famiglia non è una famiglia fin dall’inizio, per contratto, ma lo diventa a poco a poco, ridendo, sbraitando e soffrendo ogni giorno tutti insieme. E’ un entità che non esiste a priori, ma che si plasma col tempo e richiede grande armonia. Se si trascura questo particolare, avere lo stesso sangue non basta e tutto si sfascia e va a rotoli."
Un romanzo molto bello che scalda il cuore, commuove e fa riflettere, che consiglio, anche se un po' troppo triste per i miei gusti.
Di questa autrice avevo già apprezzato Il ristorante dell'amore ritrovato, e posso dire che con questa storia, che affronta con un tema mai come adesso attuale, le sue doti si riconfermano pienamente.
Il libro si divide in 4 parti, ciascuna narrata da uno dei personaggi principali, ma questo non ne interrompe la continuità, anzi, lo rende ancora più interessante. Nasce come una storia d'amore fra donne, ma si incentra soprattutto sull'intolleranza e sul pregiudizio che gli "amori diversi" ancora inducono nella gente (soprattutto in un paese come il Giappone), ed anche sull'omogenitorialità, e lo fa con estrema delicatezza, senza mai sprofondare in volgarità o stereotipi, coinvolgendo i lettori in un lasso temporale di molti anni, fino ad un commovente finale.
La Locanda arcobaleno non si limita a ristorare le fatiche dei viaggiatori, ma le sue proprietarie li trattano e li ascoltano calorosamente, proponendosi di lenire anche le loro ferite dell'anima, come in una grande famiglia, in cui anche lo stesso lettore arriva a sentirsi accolto.
"Una famiglia non è una famiglia fin dall’inizio, per contratto, ma lo diventa a poco a poco, ridendo, sbraitando e soffrendo ogni giorno tutti insieme. E’ un entità che non esiste a priori, ma che si plasma col tempo e richiede grande armonia. Se si trascura questo particolare, avere lo stesso sangue non basta e tutto si sfascia e va a rotoli."
Un romanzo molto bello che scalda il cuore, commuove e fa riflettere, che consiglio, anche se un po' troppo triste per i miei gusti.