Recensione
Castlevania
9.5/10
Stanno scorrendo i titoli di coda della quarta, ultima stagione, e sono visibilmente commosso.
Ho seguito questa serie fin dal suo antico esordio, avvenuto nel lontano 2017, e mi è stato concesso il tempo di amarla, odiarla, sopportarla e infine restare completamente travolto dagli eventi finali, veramente memorabili. Questa è una produzione americana che ha settato un nuovo standard, nella mia personale classifica, persino sopra "DOTA" e "The Dragon Prince", che pur amando visceralmente, ho trovato meno sperimentali e, complessivamente, meno coraggiose.
Nel corso di diverse puntate le quattro stagioni di "Castlevania", hanno saputo far tesoro di tutte le aspre critiche ricevute dall'agguerrita fanbase, ma sopra ogni cosa, CV ha mantenuto una forte identità personale, fino alla fine. È stata così amabilmente infedele e scorretta verso la nota e popolare serie dei videogiochi (la mia saga videoludica preferita in assoluto, per inciso) che non si può non riconoscerle di aver sperimentato così tanto nel suo corpus magnus, da aver trovato una nuova identità alla serie di Konami. Semmai ce ne fosse un reale bisogno, aggiungo.
CV di Netflix è riuscita a trasformare una serie che è sempre stata molto child-oriented (nella squisita accezione del termine) in una sorta di Frankenstein, straordinariamente adulta e matura, pur con qualche inciampo, questo è bene farlo presente fin da ora. Si era partiti da colorati ed innocenti pixel 8bit e si è arrivati ad un racconto cupo, filosofico, alchemico, evocativo e carnale. E so bene che si tratta di un controsenso unico nel suo genere, perché questa serie è infedele alla stessa saga di cui cui usa coraggiosamente i principali topos narrativi.
~ Prima di tutto credo sia lecito fornire una breve presentazione dello studio d'animazione che firma questa splendida ma anche fortemente enigmatica serie. Si tratta di Powerhouse Animation, uno studio d'animazione di Austin (Texas) che ha vent'anni sul groppone, fu fondata nel lontano 2001, bazzicò nel settore videoludico e anche nel settore animato e pubblicitario, firmando diverse serie animate prodotti come "The Adventures of Kid Danger" o "Epithet Erased" ma nessuna realmente - e sfortunatamente - degna di nota. È composto attualmente da uno staff che conta circa 59 elementi, molti dei quali provengono da esperienze di animazione del settore sud coreano e molti dei suoi elementi sono animatori esterni o free-lance come Abroo Khan o Spencer Wan. Animatori eccezionali, basta vedere i loro profili. Si potrebbe dire per certi versi, che Castlevania è la serie di Powerhouse che li ha proiettati nell'Olimpo dell'animazione in tutti i sensi, non solo con ottimi risultati di audience e critica; CV è stata una delle serie più viste nella categoria anime di Netflix, ma anche per via del fatto che dopo Castlevania, lo studio ha preso fondi e coraggio sufficiente per proiettarsi in Blood of Zeus, una serie ambientata nel mondo della mitologia greca che ruota attorno a Heron, il semidio figlio di Zeus, che cerca di salvare l'Olimpo e la Terra. Olimpo d'animazione di fatto dunque.
Torniamo mesti nella Valacchia e ai vampiri.
La serie di Powerhouse non è soltanto una serie che offre, sebbene ad intermittenza, alcune delle animazioni più belle, sofisticate ed epiche dell'intero settore d'animazione degli ultimi anni, a tratti "Castlevania" si può persino avvicinare all'arte "sketchier" di [A]nimatori di grosso calibro come Masaki Yuuasa, è anche una serie firmata da sua Maestà Warren Ellis, il grande Demiurgo. In questi lidi, specializzati più settorialmente (e giustamente) verso il settore mangaka e/o anime, può sembrare un nome privo di un reale peso nell'economia di produzione di Federator Studios e Adi Shankar, ma per farvi un paragone azzardato e quantomeno calzante, è come se ad Haruki Murakami* fosse commissionata la sceneggiatura di uno shonen/seinen. Tanta roba insomma. Nella fattispecie, Warren Ellis è un uomo che passa metà giornata a scrivere, e l'altra metà della giornata la passa a pensare a cosa scrivere. È un autore che ha infilato una serie di comics americani di qualità superba, i cui nomi potrebbero anche non dirvi nulla "Planetary" (DC/Wildstorm) "Transmetropolitan" (DC/Vertigo) "Global Frequency" (DC/Wildstorm) ma che hanno segnato una fila di successi di script non di poco conto. Molti dei quali sono stati soggetti a pesanti rivalutazioni anni dopo, come spesso accade quando un'opera raggiunge il grande pubblico.
Insomma, per farla breve, Ellis prende il terzo capitolo di una famosa saga di videogiochi che non ha mai brillato per narrativa a quei tempi lontani, e lo vampirizza, come un vampiro. Anche perché il capitolo incriminato (Dracula Densetsu, terzo videogioco della serie) risale al remoto 1989, un'epoca in cui le storie nei videogiochi erano appena accennate, non avevano certamente il peso di adesso, alcune erano blande ed ingenue, mentre altre semplicemente abbozzate, altre ancora, erano un mero pretesto per far innescare l'azione. Ellis prende quella storia che racconta di tre eroi che sostanzialmente fronteggiano il Conte Dracula ed inizia a lavorarci sopra, cambia, inventa, tagliuzza, divide, compila, amplia e lo rende una sorta di iconoclastica versione animata-adult de il Trono di Spade (sebbene vampirico) di Martiniana memoria. Con tutta l'iconografia più classica e amata di "Castlevania" di sempre, ambientando questa serie in una cupa e tetra Europa affumicata dai roghi dell'inquisizione e dall'ignoranza dei popoli, sempre pronti a immolarsi alla chiesa, come pecore belanti. Un mondo molto più reale ed inquietante, per certi versi, di quella magica ed aulica terra di pixel che dava i natali al Re Poltergesit di Walacchia. È quantomeno chiaro che la rielaborazione di Ellis è fortemente spregiudicata; prende i tre protagonisti del gioco, ovvero Trevor, Alucard e Sypha e rimastica tutta la mitologia annessa e connessa al gioco, e ai suoi protagonisti, al punto di spingersi all'extrema ratio: eliminare persino un quarto improvvido protagonista, il pirata e bucaniere "Grant Dinasti" perché liquidato come troppo "comico" come personaggio, anche se un omaggio piuttosto evidente verrà fatto a suo favore nella quarta ed ultima stagione...
Spetterà poi agli animatori (tutti fan delle serie dei videogiochi di Konami) a far perdere letteralmente lo spettatore veterano in una tale mole di citazioni, rimandi, omaggi alla serie videoludica più che trentennale, da stringere autenticamente il cuore in un turbinio che sfida la memoria fotografica e mnemonica e commuove per l'attenzione e la deferenza. Una grande opera di rilettura quindi, un ammodernamento unico nel suo genere, una coraggiosa riformulazione del materiale canonico dunque. Il gran rispolvero della mummia.
Una produzione che non può per forza di cose ottenere il plauso incondizionato di tutti i vecchi fan, perché in fin dei conti, è veramente così coraggiosa e menefreghista, nel senso più puro del termine. Che a tratti sembra quasi non voglia raccontare tutto quello che ci si aspetta. C'è tanto cuore in CV, ma il suo cuore batte dal lato opposto di dove lo vorrebbero trovare i fan.
Da questo punto in poi, è impossibile riassumere tutti gli eventi che accadono in questa serie, così come è impossibile raccontare tutti i personaggi che la compongono magistralmente: Trevor Belmont, l'ultimo membro vivente del leggendario clan Belmont, storico clan di ammazzavampiri europeo, Adrian "Alucard" Țepeș, il dhampir figlio di Dracula e Lisa Țepeș, che cerca di proteggere l'umanità dalla furia di suo padre, Sypha Belnades, una potente maga in grado di usare micidiali poteri elementali, fidanzata di Trevor, Vlad Dracula Țepeș, il Sire Oscuro, Il Re assoluto dei Vampiri, che vuole muovere guerra al genere umano per vendetta, Hector & Isaac, i diavoli forgiatori al servizio di Dracula, Carmilla, Striga, Morana & Lenore, "sorelle" vampire, nella buona e nella cattiva sorte, Saint Germain, un alchimista e un truffatore, Sala, il Giudice, Taka, Sumi, Miranda, Varney, Il Capitano, Greta di Danesti, Zamfir, Dragan... e molti altri. È impossibile riassumere una serie con così tanti colpi di scena, cambi repentini di ritmo e così tante sovversioni di plot, come Castlevania di Netflix.
Ed è anche ingiusto cercare di riassumere una serie con una sorta di plot generale, poiché "Castlevania" sfugge facilmente da ogni forma di categoria. Nel racconto di Ellis c'è spazio per momenti di epicità, dramma, comicità, combattimento, sinergia di coppia, con guizzi inaspettati e cambi di morale, così come ampie zone di approfondimento per ogni singolo personaggio della vicenda. In una maniera davvero molto sofisticata, quasi filosofica. Non passerete mai così tanto tempo in una serie anime ad ascoltare i personaggi proferire concetti filosofici, battibeccare teneramente, incupirsi, porgersi domande sulla vita e sulla morte, anelare una pace o un riposo eterno, affliggersi per aver perso chi si ama. Discutere con un demone che si evoca sul significato della memoria. Si tratta di una serie molto discorsiva, che spesso eccede, esonda e tracima facendo traballare in qualche occasione tutta la delicata costruzione, specialmente per chi vuole e pretende solo azione senza cervello. A volte può sembrare vagamente soporifera e troppo diluita, ma in altri casi è una festa del gore e dello splatter, forse un po' gratuito a volte.
L'odio di Dracula verso la razza umana è il motore dell'intera vicenda, era sì, stato accennato nel cult game SOTN [Symphony Of the Night (Playstation)- considerato uno dei 100 giochi da giocare prima di morire] e anche nella sua successiva incarnazione (il radio drama jpn Akumajo Dracula: Tsuioku no yasokyaku) ma qui è assolutamente reso magistralmente ed è indubitabilmente il perno attorno a cui ruota l'intera vicenda. Ci sono molti aspetti che funzionano, e lo fanno dannatamente bene, Warren Ellis ha fatto veramente il possibile, e anche l'impossibile, e sebbene la serie resti un meraviglioso animale raro, spesso dalla natura indecifrabile: "ha corna, coda ed ali, ma non è un drago" - "Castlevania" resta un animale di razza, pura ed autentica.
Concludo, a più di 10.158 caratteri credo sia doveroso.
"Castlevania" di Netflix è una delle migliori serie americane di sempre, non è certamente priva di difetti, ed è relativamente facile elencarli in maniera fredda, analitica e didascalica, come per esempio il pacing. Il ritmo viene alterato numerose volte, fino a trascinarsi pigramente in alcuni casi, la serie procede e alcuni personaggi riempiono la puntata con monologhi infiniti che avrebbero potuto essere riassunti in maniera più accorta o tramite opportuni flashback. Se lo scopo degli autori è da sempre quello di garantire che ogni episodio trovi modi unici ed intelligenti per intrecciare informazioni importanti sui personaggi e/o sulle trame al fine di mantenerli attivi nel racconto, CV non riesce sempre a farlo con risultati sempre eccelsi. A volte anche le animazioni non sono sempre dettagliate, tuttavia la qualità migliora sensibilmente nel corso delle diverse stagioni.
Permettetemi ora una nota scarlatta di carattere personale, quale fan della serie dei videogiochi.
Parlando a livello personale, mi ha colpito l'idea della chiesa e dei culti fanatici, come sommo ultimo male terreno, mi ha colpito la coppia straordinaria, Trevor e Sypha, che come Dharma e Greg (vecchia sit com che adoravo negli anni novanta) sono veramente coppia autentica con i loro amabili bisticci tra innamorati, ma anche la fortissima sinergia di coppia e di combattimento. Mi ha colpito Alucard che cerca in tutti i modi di provare a vivere da uomo, cercando tutto quello che la vita gli offre, nel bene e nel male. Mi ha colpito il Consiglio delle Sorelle della Striria, vampire forti e determinate, mi ha colpito l'armatura diurna di Striga e della sua amante Morana, e dozzine di altre idee sparse ma globalmente, ben organizzate e funzionanti. Mi ha colpito il lungo viaggio di Isaac per trovare il suo posto nel mondo, la stranissima relazione tra Lenore ed Hector, la follia umana di Saint Germain che lo porta a...
So che dedicare del tempo ad una serie americana può risultare quantomeno indigesto per un fan degli anime giapponesi, anche se in alcuni momenti il character design è straordinariamente buono, e migliora sensibilmente (a tratti sembra uscito dalla Madhouse dei bei vecchi tempi) ma "Castlevania" vale ogni singola goccia del vostro sangue che vorrete immolare.
* Ho volutamente usato un nome noto, non sussiste alcun effettivo "peso" che controbilancia l'autorialità di questi due grandi e lontani autori.
Ps. La serie avrà spin off in futuro, LOVE IS ETERNAL
Ho seguito questa serie fin dal suo antico esordio, avvenuto nel lontano 2017, e mi è stato concesso il tempo di amarla, odiarla, sopportarla e infine restare completamente travolto dagli eventi finali, veramente memorabili. Questa è una produzione americana che ha settato un nuovo standard, nella mia personale classifica, persino sopra "DOTA" e "The Dragon Prince", che pur amando visceralmente, ho trovato meno sperimentali e, complessivamente, meno coraggiose.
Nel corso di diverse puntate le quattro stagioni di "Castlevania", hanno saputo far tesoro di tutte le aspre critiche ricevute dall'agguerrita fanbase, ma sopra ogni cosa, CV ha mantenuto una forte identità personale, fino alla fine. È stata così amabilmente infedele e scorretta verso la nota e popolare serie dei videogiochi (la mia saga videoludica preferita in assoluto, per inciso) che non si può non riconoscerle di aver sperimentato così tanto nel suo corpus magnus, da aver trovato una nuova identità alla serie di Konami. Semmai ce ne fosse un reale bisogno, aggiungo.
CV di Netflix è riuscita a trasformare una serie che è sempre stata molto child-oriented (nella squisita accezione del termine) in una sorta di Frankenstein, straordinariamente adulta e matura, pur con qualche inciampo, questo è bene farlo presente fin da ora. Si era partiti da colorati ed innocenti pixel 8bit e si è arrivati ad un racconto cupo, filosofico, alchemico, evocativo e carnale. E so bene che si tratta di un controsenso unico nel suo genere, perché questa serie è infedele alla stessa saga di cui cui usa coraggiosamente i principali topos narrativi.
~ Prima di tutto credo sia lecito fornire una breve presentazione dello studio d'animazione che firma questa splendida ma anche fortemente enigmatica serie. Si tratta di Powerhouse Animation, uno studio d'animazione di Austin (Texas) che ha vent'anni sul groppone, fu fondata nel lontano 2001, bazzicò nel settore videoludico e anche nel settore animato e pubblicitario, firmando diverse serie animate prodotti come "The Adventures of Kid Danger" o "Epithet Erased" ma nessuna realmente - e sfortunatamente - degna di nota. È composto attualmente da uno staff che conta circa 59 elementi, molti dei quali provengono da esperienze di animazione del settore sud coreano e molti dei suoi elementi sono animatori esterni o free-lance come Abroo Khan o Spencer Wan. Animatori eccezionali, basta vedere i loro profili. Si potrebbe dire per certi versi, che Castlevania è la serie di Powerhouse che li ha proiettati nell'Olimpo dell'animazione in tutti i sensi, non solo con ottimi risultati di audience e critica; CV è stata una delle serie più viste nella categoria anime di Netflix, ma anche per via del fatto che dopo Castlevania, lo studio ha preso fondi e coraggio sufficiente per proiettarsi in Blood of Zeus, una serie ambientata nel mondo della mitologia greca che ruota attorno a Heron, il semidio figlio di Zeus, che cerca di salvare l'Olimpo e la Terra. Olimpo d'animazione di fatto dunque.
Torniamo mesti nella Valacchia e ai vampiri.
La serie di Powerhouse non è soltanto una serie che offre, sebbene ad intermittenza, alcune delle animazioni più belle, sofisticate ed epiche dell'intero settore d'animazione degli ultimi anni, a tratti "Castlevania" si può persino avvicinare all'arte "sketchier" di [A]nimatori di grosso calibro come Masaki Yuuasa, è anche una serie firmata da sua Maestà Warren Ellis, il grande Demiurgo. In questi lidi, specializzati più settorialmente (e giustamente) verso il settore mangaka e/o anime, può sembrare un nome privo di un reale peso nell'economia di produzione di Federator Studios e Adi Shankar, ma per farvi un paragone azzardato e quantomeno calzante, è come se ad Haruki Murakami* fosse commissionata la sceneggiatura di uno shonen/seinen. Tanta roba insomma. Nella fattispecie, Warren Ellis è un uomo che passa metà giornata a scrivere, e l'altra metà della giornata la passa a pensare a cosa scrivere. È un autore che ha infilato una serie di comics americani di qualità superba, i cui nomi potrebbero anche non dirvi nulla "Planetary" (DC/Wildstorm) "Transmetropolitan" (DC/Vertigo) "Global Frequency" (DC/Wildstorm) ma che hanno segnato una fila di successi di script non di poco conto. Molti dei quali sono stati soggetti a pesanti rivalutazioni anni dopo, come spesso accade quando un'opera raggiunge il grande pubblico.
Insomma, per farla breve, Ellis prende il terzo capitolo di una famosa saga di videogiochi che non ha mai brillato per narrativa a quei tempi lontani, e lo vampirizza, come un vampiro. Anche perché il capitolo incriminato (Dracula Densetsu, terzo videogioco della serie) risale al remoto 1989, un'epoca in cui le storie nei videogiochi erano appena accennate, non avevano certamente il peso di adesso, alcune erano blande ed ingenue, mentre altre semplicemente abbozzate, altre ancora, erano un mero pretesto per far innescare l'azione. Ellis prende quella storia che racconta di tre eroi che sostanzialmente fronteggiano il Conte Dracula ed inizia a lavorarci sopra, cambia, inventa, tagliuzza, divide, compila, amplia e lo rende una sorta di iconoclastica versione animata-adult de il Trono di Spade (sebbene vampirico) di Martiniana memoria. Con tutta l'iconografia più classica e amata di "Castlevania" di sempre, ambientando questa serie in una cupa e tetra Europa affumicata dai roghi dell'inquisizione e dall'ignoranza dei popoli, sempre pronti a immolarsi alla chiesa, come pecore belanti. Un mondo molto più reale ed inquietante, per certi versi, di quella magica ed aulica terra di pixel che dava i natali al Re Poltergesit di Walacchia. È quantomeno chiaro che la rielaborazione di Ellis è fortemente spregiudicata; prende i tre protagonisti del gioco, ovvero Trevor, Alucard e Sypha e rimastica tutta la mitologia annessa e connessa al gioco, e ai suoi protagonisti, al punto di spingersi all'extrema ratio: eliminare persino un quarto improvvido protagonista, il pirata e bucaniere "Grant Dinasti" perché liquidato come troppo "comico" come personaggio, anche se un omaggio piuttosto evidente verrà fatto a suo favore nella quarta ed ultima stagione...
Spetterà poi agli animatori (tutti fan delle serie dei videogiochi di Konami) a far perdere letteralmente lo spettatore veterano in una tale mole di citazioni, rimandi, omaggi alla serie videoludica più che trentennale, da stringere autenticamente il cuore in un turbinio che sfida la memoria fotografica e mnemonica e commuove per l'attenzione e la deferenza. Una grande opera di rilettura quindi, un ammodernamento unico nel suo genere, una coraggiosa riformulazione del materiale canonico dunque. Il gran rispolvero della mummia.
Una produzione che non può per forza di cose ottenere il plauso incondizionato di tutti i vecchi fan, perché in fin dei conti, è veramente così coraggiosa e menefreghista, nel senso più puro del termine. Che a tratti sembra quasi non voglia raccontare tutto quello che ci si aspetta. C'è tanto cuore in CV, ma il suo cuore batte dal lato opposto di dove lo vorrebbero trovare i fan.
Da questo punto in poi, è impossibile riassumere tutti gli eventi che accadono in questa serie, così come è impossibile raccontare tutti i personaggi che la compongono magistralmente: Trevor Belmont, l'ultimo membro vivente del leggendario clan Belmont, storico clan di ammazzavampiri europeo, Adrian "Alucard" Țepeș, il dhampir figlio di Dracula e Lisa Țepeș, che cerca di proteggere l'umanità dalla furia di suo padre, Sypha Belnades, una potente maga in grado di usare micidiali poteri elementali, fidanzata di Trevor, Vlad Dracula Țepeș, il Sire Oscuro, Il Re assoluto dei Vampiri, che vuole muovere guerra al genere umano per vendetta, Hector & Isaac, i diavoli forgiatori al servizio di Dracula, Carmilla, Striga, Morana & Lenore, "sorelle" vampire, nella buona e nella cattiva sorte, Saint Germain, un alchimista e un truffatore, Sala, il Giudice, Taka, Sumi, Miranda, Varney, Il Capitano, Greta di Danesti, Zamfir, Dragan... e molti altri. È impossibile riassumere una serie con così tanti colpi di scena, cambi repentini di ritmo e così tante sovversioni di plot, come Castlevania di Netflix.
Ed è anche ingiusto cercare di riassumere una serie con una sorta di plot generale, poiché "Castlevania" sfugge facilmente da ogni forma di categoria. Nel racconto di Ellis c'è spazio per momenti di epicità, dramma, comicità, combattimento, sinergia di coppia, con guizzi inaspettati e cambi di morale, così come ampie zone di approfondimento per ogni singolo personaggio della vicenda. In una maniera davvero molto sofisticata, quasi filosofica. Non passerete mai così tanto tempo in una serie anime ad ascoltare i personaggi proferire concetti filosofici, battibeccare teneramente, incupirsi, porgersi domande sulla vita e sulla morte, anelare una pace o un riposo eterno, affliggersi per aver perso chi si ama. Discutere con un demone che si evoca sul significato della memoria. Si tratta di una serie molto discorsiva, che spesso eccede, esonda e tracima facendo traballare in qualche occasione tutta la delicata costruzione, specialmente per chi vuole e pretende solo azione senza cervello. A volte può sembrare vagamente soporifera e troppo diluita, ma in altri casi è una festa del gore e dello splatter, forse un po' gratuito a volte.
L'odio di Dracula verso la razza umana è il motore dell'intera vicenda, era sì, stato accennato nel cult game SOTN [Symphony Of the Night (Playstation)- considerato uno dei 100 giochi da giocare prima di morire] e anche nella sua successiva incarnazione (il radio drama jpn Akumajo Dracula: Tsuioku no yasokyaku) ma qui è assolutamente reso magistralmente ed è indubitabilmente il perno attorno a cui ruota l'intera vicenda. Ci sono molti aspetti che funzionano, e lo fanno dannatamente bene, Warren Ellis ha fatto veramente il possibile, e anche l'impossibile, e sebbene la serie resti un meraviglioso animale raro, spesso dalla natura indecifrabile: "ha corna, coda ed ali, ma non è un drago" - "Castlevania" resta un animale di razza, pura ed autentica.
Concludo, a più di 10.158 caratteri credo sia doveroso.
"Castlevania" di Netflix è una delle migliori serie americane di sempre, non è certamente priva di difetti, ed è relativamente facile elencarli in maniera fredda, analitica e didascalica, come per esempio il pacing. Il ritmo viene alterato numerose volte, fino a trascinarsi pigramente in alcuni casi, la serie procede e alcuni personaggi riempiono la puntata con monologhi infiniti che avrebbero potuto essere riassunti in maniera più accorta o tramite opportuni flashback. Se lo scopo degli autori è da sempre quello di garantire che ogni episodio trovi modi unici ed intelligenti per intrecciare informazioni importanti sui personaggi e/o sulle trame al fine di mantenerli attivi nel racconto, CV non riesce sempre a farlo con risultati sempre eccelsi. A volte anche le animazioni non sono sempre dettagliate, tuttavia la qualità migliora sensibilmente nel corso delle diverse stagioni.
Permettetemi ora una nota scarlatta di carattere personale, quale fan della serie dei videogiochi.
Parlando a livello personale, mi ha colpito l'idea della chiesa e dei culti fanatici, come sommo ultimo male terreno, mi ha colpito la coppia straordinaria, Trevor e Sypha, che come Dharma e Greg (vecchia sit com che adoravo negli anni novanta) sono veramente coppia autentica con i loro amabili bisticci tra innamorati, ma anche la fortissima sinergia di coppia e di combattimento. Mi ha colpito Alucard che cerca in tutti i modi di provare a vivere da uomo, cercando tutto quello che la vita gli offre, nel bene e nel male. Mi ha colpito il Consiglio delle Sorelle della Striria, vampire forti e determinate, mi ha colpito l'armatura diurna di Striga e della sua amante Morana, e dozzine di altre idee sparse ma globalmente, ben organizzate e funzionanti. Mi ha colpito il lungo viaggio di Isaac per trovare il suo posto nel mondo, la stranissima relazione tra Lenore ed Hector, la follia umana di Saint Germain che lo porta a...
So che dedicare del tempo ad una serie americana può risultare quantomeno indigesto per un fan degli anime giapponesi, anche se in alcuni momenti il character design è straordinariamente buono, e migliora sensibilmente (a tratti sembra uscito dalla Madhouse dei bei vecchi tempi) ma "Castlevania" vale ogni singola goccia del vostro sangue che vorrete immolare.
* Ho volutamente usato un nome noto, non sussiste alcun effettivo "peso" che controbilancia l'autorialità di questi due grandi e lontani autori.
Ps. La serie avrà spin off in futuro, LOVE IS ETERNAL