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4.0/10
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Do un 4 a questo anime, con infinito dispiacere, dato che, pur non avendo apprezzato la maggior parte degli episodi, durante la visione di essi c'è sempre stata una strana sensazione che mi ha accompagnata, come se, sotto sotto, qualcosa stesse per entusiasmarmi da un momento all'altro. Purtroppo, questo momento non è mai arrivato e "Beastars" si propone non solo come uno degli anime più deludenti che io abbia mai visto, ma anche come uno dei più confusi, ambigui, distanti da qualsiasi tipo di rapporto verosimile con la realtà o perlomeno con la coerenza. Difatti, "Beastars" non riesce ad essere coerente neanche con sé stesso.

La prima stagione di "Beastars" si apre con una deliziosa sigla in stop motion che, per me, rimane l'unico elemento decente di tutta la serie. Forse è proprio questa sigla il motivo per cui ho apprezzato la prima stagione decisamente più della seconda.
L'incipit della serie è piuttosto accattivante: un mondo di animali antropomorfi. A differenza di serie animate come "Bojack Horseman", dove il fatto che alcuni personaggi siano animali è irrilevante per la trama (ma non per la serie stessa), in questo caso, "Beastars" gioca la sue carte proprio sul fatto che ogni animale ha diversa taglia, istinto, alimentazione e così via. Apparentemente, l'anime sembra riuscire a far conciliare molto bene estetica e carattere dei personaggi: ad esempio, Legoshi è un lupo relativamente trasandato, che per la maggior parte del tempo se ne sta per le sue, come farebbe un vero lupo solitario antropomorfo. Sfortunatamente, però, durante il corso degli episodi la maggior parte dei personaggi diventa totalmente inutile e non necessaria al proseguimento della trama e anche l'introduzione di nuovi personaggi diviene fine a sé stessa.
Non è che "Beastars" abbia una vera e propria trama, poi. Inizialmente pensavo che parlasse di un semplice club di teatro e che quindi fosse uno slice of life con diversi contenuti di tipo drammatico/psicologico/thriller, data l'uccisione dello studente che si vede nei primi minuti dell'episodio pilota. Il problema è che da metà stagione in poi l'anime presenterà un susseguirsi di eventi assurdi e incredibilmente ridicoli: basti notare quelli legati alla Shishigumi (chi ha visto l'anime, capirà), che sono a dir poco imbarazzanti.
Inoltre, mi permetto di dire come sia quasi comico il fatto che venga citato un mercato nero che nella serie viene visivamente rappresentato come una stradina un po' nascosta piena di bancarelle con articoli illegali di diverso tipo. Non so se l'intento degli autori fosse quello di fare una scelta grottesca, ma a me sembra solo demenziale, quasi come se fosse scritta da un bambino innocente.

La seconda stagione di "Beastars" è pessima. Aumentano i dialoghi strani o futili, proseguono le scelte e le azioni insensate dei personaggi e la maggior parte di questi diventa inutile, insieme a quelli che vengono introdotti proprio in questa stagione. Perfino Haru stessa, che nella prima stagione rappresentava un elemento chiave della storia, in questa seconda serie è come se non esistesse, o comunque diventa un elemento a parte rispetto alla vita di Legoshi.
Il ruolo di Louis nella seconda stagione è idem con patate per quanto riguarda la storia del mercato nero: demenziale, ridicolo, quasi come se fosse stato scritto da un bambino. Una scelta imbarazzante, non necessaria, pretenziosa: è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, da lì ho capito come questo anime giochi sull'intelligenza dei suoi spettatori.
Il finale è deludente e lascia con l'amaro in bocca, rivelando l'inutilità del percorso che Legoshi decide di intraprendere dal primo all'ultimo episodio e l'assenza di una crescita del personaggio.
Infine, ho notato come lo stesso concetto di Beastar diventi irrilevante all'interno della serie, nonostante sia ciò che dà il nome alla serie stessa. Questo per me è un piccolo dettaglio che ci consente di capire come l'intento degli autori non sia mai stato chiaro, neanche a loro.

Per concludere, invito chiunque guardi questa serie a cercare di immaginarsi questi personaggi come fossero normali esseri umani e sfido chiunque a non ammettere la bizzarria e l'assenza di logica che guida questi eventi.
Ho sentito gente parlare di elementi significativi, messaggi potenti e chiavi di lettura in tutta la serie. Okay, ma non basta.
Per realizzare un prodotto, con intento profondo o moraleggiante che sia, è necessario fornire allo spettatore qualcosa di concreto da osservare, di coerente con sé stesso e con una struttura ben precisa. Sì, perché la struttura di "Beastars" viene decisa man mano il suo proseguimento, il che non sempre è una cosa negativa, ma deve essere per lo meno graduale. Ad esempio, l' "Attacco dei Giganti" parte come un manga d'azione per poi trasformarsi, man mano, in un fantapolitico: questo avviene inevitabilmente per spiegare la natura di determinati eventi e per permettere ai personaggi di agire in base ad essi. Dall'essere uno slice of life, sembra che "Beastars" diventi una cosa a parte da tutto, come se gli autori non ci dessero la possibilità di comprendere i meccanismi psicologici dei personaggi, cosa cambia in loro e in ciò che li circonda.

Si può dire che "Beastars" sia come una poesia decadente, per lo più auto-comunicativa. Le animazioni sono davvero molto belle e ho trovato efficace e interessante la scelta di inserire la rappresentazione visiva delle sensazioni di istinto, fiuto e appetito, un po' come faceva "Fantasia" nel 1940 con la musica. Trovo ben curato il character design, che ci propone una vasta gamma di animali da osservare, ma è evidente come l'attenzione per questi personaggi vada via via scemando man mano che proseguono gli episodi, dato che gli animali dei primi episodi saranno sempre meno presenti.
Per il resto, si tratta di un anime poco chiaro nell'intreccio e che che non sfrutta correttamente il proprio potenziale. Tuttavia, acquisterò il manga perché, come detto all'inizio, c'è qualcosa di questa serie che in qualche modo mi affascina e voglio andare fino in fondo. Se il manga si dovesse rivelare un prodotto migliore, ne sarei più che contenta.

Paradossalmente, tutto sommato mi è piaciuto.
Ma è ancora da capire perché.