Recensione
La spada di luce
6.0/10
La spada di luce (in originale "Bōken shōnen Shadā" ovvero “Le avventure del giovane Shadar”) è un anime del 1967 prodotto dalla Toei Animation e scritto da Masaki Tsuji, il più grande sceneggiatore dell’epoca che ha elaborato le storie de "L’Uomo Tigre", "Mimì e la nazionale di pallavolo", "Tommy la stella dei Giants", "Devilman", "Cyborg 009" e la maggior parte dei più grandi successi degli anni ’60 e ’70.
Per quanto riguarda il numero di episodi ci sono delle differenze tra l’edizione giapponese e quella italiana. Infatti in patria erano trasmesse puntate di circa 6 minuti ciascuna per un totale di 152, mentre da noi sono state raggruppate in 26 episodi totali di 36 minuti l’uno unendone sei dell’edizione nipponica.
La vicenda prende l’avvio quando il giovane Shadar (Shadow nell’originale giapponese) viene risvegliato dopo secoli di ibernazione e scopre che il suo destino è quello di combattere contro Ghoster (Doctor Spectrum), un essere dall’aspetto demoniaco e dotato di poteri diabolici.
Shadar, il ragazzo ombra, può contare sulla spada di luce che gli permette di creare copie di sé stesso e lanciare raggi. Dall’altro lato Ghoster è invece aiutato da un felino antropomorfo chiamato Gatto e si serve di creature spettrali (fantasmi, streghe, mostri) oppure sfrutta tribù che vivono isolate sfruttandone le credenze.
L’anime si può dividere in due parti: le prime 13 puntate dell’edizione italiana vedono il protagonista affiancato da uno scienziato, il dottor Manbo, e dal suo fedele aiutante, il cane parlante Pimboké, e sono caratterizzate da un tono più leggero in cui Shadar si scontra con il suo avversario che cerca di trovare sempre nuovi modi per abbatterlo. La seconda metà, in cui il ragazzo è accompagnato dal piccolo Roko e Ghoster da un vero gatto che ha un aspetto più aggressivo, è invece molto più cupa, con finali spesso tragici, e in cui aumentano le scene orrorifiche e la violenza. In questa seconda parte inoltre la tensione dello spettatore è maggiore perché il giovane eroe cerca spesso di risolvere un mistero che viene svelato man mano che la storia procede.
La serie, che non ha goduto in Italia di un grande adattamento, risente certamente dell’età e non è certo godibile come una serie contemporanea, anche se mantiene un certo fascino.
Per quanto riguarda il numero di episodi ci sono delle differenze tra l’edizione giapponese e quella italiana. Infatti in patria erano trasmesse puntate di circa 6 minuti ciascuna per un totale di 152, mentre da noi sono state raggruppate in 26 episodi totali di 36 minuti l’uno unendone sei dell’edizione nipponica.
La vicenda prende l’avvio quando il giovane Shadar (Shadow nell’originale giapponese) viene risvegliato dopo secoli di ibernazione e scopre che il suo destino è quello di combattere contro Ghoster (Doctor Spectrum), un essere dall’aspetto demoniaco e dotato di poteri diabolici.
Shadar, il ragazzo ombra, può contare sulla spada di luce che gli permette di creare copie di sé stesso e lanciare raggi. Dall’altro lato Ghoster è invece aiutato da un felino antropomorfo chiamato Gatto e si serve di creature spettrali (fantasmi, streghe, mostri) oppure sfrutta tribù che vivono isolate sfruttandone le credenze.
L’anime si può dividere in due parti: le prime 13 puntate dell’edizione italiana vedono il protagonista affiancato da uno scienziato, il dottor Manbo, e dal suo fedele aiutante, il cane parlante Pimboké, e sono caratterizzate da un tono più leggero in cui Shadar si scontra con il suo avversario che cerca di trovare sempre nuovi modi per abbatterlo. La seconda metà, in cui il ragazzo è accompagnato dal piccolo Roko e Ghoster da un vero gatto che ha un aspetto più aggressivo, è invece molto più cupa, con finali spesso tragici, e in cui aumentano le scene orrorifiche e la violenza. In questa seconda parte inoltre la tensione dello spettatore è maggiore perché il giovane eroe cerca spesso di risolvere un mistero che viene svelato man mano che la storia procede.
La serie, che non ha goduto in Italia di un grande adattamento, risente certamente dell’età e non è certo godibile come una serie contemporanea, anche se mantiene un certo fascino.