Recensione
Mobile Suit Gundam
9.5/10
Recensione di lelouch freedome
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"No guarda, il mecha proprio è un genere che non reggo, che noia: sempre la stessa solfa col mostrone del giorno, si salvano solo "Evangelion" e "Gurren Lagann"
Quante volte avete sentito questa frase? Bene, "Mobile Suit Gundam" è la serie migliore per rompere questo pregiudizio sul mecha pre anni '90. In questa serie del '79 del sensei Yoshiyuki Tomino, con la quale inaugura il filone dei "real robots", vengono ripresi tutti i principali spunti di trama e trope delle space opera del periodo, "Star Wars" in primis, parlando di un giovane ragazzo prodigio catapultato in una guerra più grande di lui tra la terra e le sue colonie, ciò che Gundam ci porta di nuovo è la sua verosimiglianza.
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler
Amuro non è un eroe, è un ragazzo combattuto, praticamente arruolato a forza nell'esercito, in quanto tale alle volte si può comportare in maniera infantile, irragionevole e "viziata", come è normale per un teenager in una situazione simile. I suoi stessi compagni, a loro volta giovanissimi, sono spesso dubbiosi e sentono la responsabilità sulle loro spalle come un macigno. A tal punto che il ruolo "eroico" sembra quasi ritagliarsi più a un personaggio come Char, carismatico asso dell'esercito di Zeon con un passato segreto e più di un conto in sospeso con la casata regnante degli Zabi. Infine, cosa più importante, non abbiamo qui lo scontro tra avventurieri coraggiosi e un impero oscuro ("Star Wars") o alieni avidi e sanguinari ("Star Trek"), ma tra uomini con le loro motivazioni, giuste o sbagliate ma sempre sensate e comprensibili (a parte quella macchietta nazista di Ghiren, 'vabbè). Soprattutto se accompagniamo la lettura del manga "Gundam: Origini", reinterpretazione della serie, ci accorgiamo bene di come i soldati di Zeon, e soprattutto il fondatore Zeon Deikum avessero diverse valide ragioni dalla loro, ma si sa che gli ideali vengono distorti dagli uomini e la guerra porta fuori il peggio di chiunque. Di per sé l'originalità della storia non è certo il punto di forza dell'opera, così come non lo è certamente l'aspetto grafico (esclusi i mecha stessi, gli Zaku soprattutto, di una figaggine unica e soprattutto molto dettagliati), in certi momenti veramente invecchiata anche tenendo conto del tempo in cui fu prodotta, con numerosissimi frame palesemente copia-incollati tra una scena e l'altra (su questo aspetto la compilation di film fa un lavoro migliore), ma questi difetti passano immediatamente in secondo piano per l'ottima caratterizzazione dei personaggi, del conflitto e delle fazioni in gioco, per il character design, piuttosto semplice ma che permette di riconoscere sempre e comunque chi è chi (su questo il sequel, "Mobile Suit Z Gundam", che per alcuni aspetti trovo sia persino superiore, non ha saputo stare al passo, facendo personaggi fondamentalmente riconoscibili esclusivamente dai capelli e identici nel momento in cui indossano il casco), per il pathos enorme e la soundtrack a dir poco pazzesca. Ho trovato molto interessante e spiegato in una maniera assolutamente credibile il discorso dei newtype, non solo perché da più credibilità al trope del ragazzino che senza un addestramento formale riesce a guidare una macchina da guerra che neanche esperti piloti riescono a gestire ma anche perché, lungi dall'essere una semplice scappatoia narrativa, col procedere della trama, l'introduzione di Laiah e il risveglio dei poteri Newtype di Char viene infatti approfondito in maniera interessante l'aspetto psicologico di questi nuovi umani, la cui esistenza è segnata da continua malinconia e potenzialità inespresse, capaci di entrare empaticamente in contatto l'uno con l'altro, quindi inestricabilmente legati tra loro così come in fin dei conti sempre separati dal resto dell'umanità, incapaci di comunicarvi pienamente (lo dice Fraw Bow, che forse molti nei primi episodi avranno ipotizzato sarebbe stata il "love interest" di Amuro, ma che invece, legando con Hayato, ci spiega che "Amuro è completamente diverso da noi"). E quanto è più struggente che questi individui irrimediabilmente soli, nel momento di incontro, finiscano per farsi vicendevolmente a pezzi per via della folle guerra che qualcun altro ha deciso di combattere? Insomma un classico intramontabile da non perdersi assolutamente, fonte di ispirazione per il 90% dei manga/anime tanto mecha quanto di guerra che verranno, mantiene oggi tutto il suo fascino.
Quante volte avete sentito questa frase? Bene, "Mobile Suit Gundam" è la serie migliore per rompere questo pregiudizio sul mecha pre anni '90. In questa serie del '79 del sensei Yoshiyuki Tomino, con la quale inaugura il filone dei "real robots", vengono ripresi tutti i principali spunti di trama e trope delle space opera del periodo, "Star Wars" in primis, parlando di un giovane ragazzo prodigio catapultato in una guerra più grande di lui tra la terra e le sue colonie, ciò che Gundam ci porta di nuovo è la sua verosimiglianza.
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler
Amuro non è un eroe, è un ragazzo combattuto, praticamente arruolato a forza nell'esercito, in quanto tale alle volte si può comportare in maniera infantile, irragionevole e "viziata", come è normale per un teenager in una situazione simile. I suoi stessi compagni, a loro volta giovanissimi, sono spesso dubbiosi e sentono la responsabilità sulle loro spalle come un macigno. A tal punto che il ruolo "eroico" sembra quasi ritagliarsi più a un personaggio come Char, carismatico asso dell'esercito di Zeon con un passato segreto e più di un conto in sospeso con la casata regnante degli Zabi. Infine, cosa più importante, non abbiamo qui lo scontro tra avventurieri coraggiosi e un impero oscuro ("Star Wars") o alieni avidi e sanguinari ("Star Trek"), ma tra uomini con le loro motivazioni, giuste o sbagliate ma sempre sensate e comprensibili (a parte quella macchietta nazista di Ghiren, 'vabbè). Soprattutto se accompagniamo la lettura del manga "Gundam: Origini", reinterpretazione della serie, ci accorgiamo bene di come i soldati di Zeon, e soprattutto il fondatore Zeon Deikum avessero diverse valide ragioni dalla loro, ma si sa che gli ideali vengono distorti dagli uomini e la guerra porta fuori il peggio di chiunque. Di per sé l'originalità della storia non è certo il punto di forza dell'opera, così come non lo è certamente l'aspetto grafico (esclusi i mecha stessi, gli Zaku soprattutto, di una figaggine unica e soprattutto molto dettagliati), in certi momenti veramente invecchiata anche tenendo conto del tempo in cui fu prodotta, con numerosissimi frame palesemente copia-incollati tra una scena e l'altra (su questo aspetto la compilation di film fa un lavoro migliore), ma questi difetti passano immediatamente in secondo piano per l'ottima caratterizzazione dei personaggi, del conflitto e delle fazioni in gioco, per il character design, piuttosto semplice ma che permette di riconoscere sempre e comunque chi è chi (su questo il sequel, "Mobile Suit Z Gundam", che per alcuni aspetti trovo sia persino superiore, non ha saputo stare al passo, facendo personaggi fondamentalmente riconoscibili esclusivamente dai capelli e identici nel momento in cui indossano il casco), per il pathos enorme e la soundtrack a dir poco pazzesca. Ho trovato molto interessante e spiegato in una maniera assolutamente credibile il discorso dei newtype, non solo perché da più credibilità al trope del ragazzino che senza un addestramento formale riesce a guidare una macchina da guerra che neanche esperti piloti riescono a gestire ma anche perché, lungi dall'essere una semplice scappatoia narrativa, col procedere della trama, l'introduzione di Laiah e il risveglio dei poteri Newtype di Char viene infatti approfondito in maniera interessante l'aspetto psicologico di questi nuovi umani, la cui esistenza è segnata da continua malinconia e potenzialità inespresse, capaci di entrare empaticamente in contatto l'uno con l'altro, quindi inestricabilmente legati tra loro così come in fin dei conti sempre separati dal resto dell'umanità, incapaci di comunicarvi pienamente (lo dice Fraw Bow, che forse molti nei primi episodi avranno ipotizzato sarebbe stata il "love interest" di Amuro, ma che invece, legando con Hayato, ci spiega che "Amuro è completamente diverso da noi"). E quanto è più struggente che questi individui irrimediabilmente soli, nel momento di incontro, finiscano per farsi vicendevolmente a pezzi per via della folle guerra che qualcun altro ha deciso di combattere? Insomma un classico intramontabile da non perdersi assolutamente, fonte di ispirazione per il 90% dei manga/anime tanto mecha quanto di guerra che verranno, mantiene oggi tutto il suo fascino.