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"Le Ali di Vendemiaire" è il primo successo editoriale di Mohiro Kitoh, se al giorno d'oggi dovreste approcciarvi a questo manga, significa molto probabilmente che avete visto/letto le altre due opere più famose dell'autore: NaruTaru e BokuRano, per il resto della recensione pur evitando inutili spoiler, assumerò quindi che il lettore conosca queste due opere.

"Le Ali di Vendemiaire" non è un'unica storia, bensì otto storie diverse con diverse protagoniste. Tutte queste protagoniste hanno però una genesi comune, sono pupazzi senzienti con ali di angelo costruite da un misterioso e sadico individuo che appare come il padrone di un Circo. È un mangaka ancora acerbo quello che scrive queste storie brevi ma proprio perché privo della sovrastruttura di una trama, è probabilmente il Mohiro Kitoh più genuino e artistico. Tutte le tematiche sviscerate in NaruTaru e BokuRano sono qui presenti nella loro forma più pura e immediata: la fragilità e la vulnerabilità umana, il sacrificio come compimento esistenziale, la naturalezza della ferocia, e la costrizione fisica e psichica come causa di dolore estremo.

In quasi ogni manga in cui appaiono delle bambole viventi, queste sono meccaniche, fatte di duro metallo e forti al contempo le bambole sono spesso ovattate nei sentimenti.
Qui accade proprio il contrario: questi angeli femminei sono esili, fanciulleschi, fatti per lo più di legno e come ricorderà il padrone del circo, molto fragili, fragilità che non è solo fisica ma anche psichica. Queste ragazze alate hanno delle ali ma queste sono inadatte al volo, in opposizione portano un anello di metallo alla caviglia che rimanda alla loro prigionia: esse sono schiave con il corpo e con la mente del loro sadico padrone.
Mohiro Kioth è poi molto bravo nel coniugare un character design da bambola di porcellana con una espressività molto spiccata, i sentimenti, il dolore e la malinconia delle Vendemiaire per la loro condizione appaiono lampanti e realistici, ciononostante esse sono percepite dalla massa dei personaggi come pupazzi senza dignità e sentimenti umani nonostante sia palese il contrario.

Le Vendemiaire non sono in grado da sole di cambiare il proprio status, e in ogni racconto vi sarà un personaggio esterno che farà da catalizzatore per il cambiamento, o per lo meno per il tentativo di cambiamento. Qualcuno che sopperirà alla loro fragilità fisica, o che le incoraggerà nella loro fragilità psichica.
Ogni storia prenderà in esame una delle tematiche care a Kitoh e le svilupperà in modo crudo ed immediato ma nonostante ciò carico di simbolismi e simmetrie evocative, creando cosi numerosi livelli di lettura che rendono questo manga adatto ad essere sfogliato ben più di una volta.

Alcune di queste storie fanno quasi da prototipo a quello che saranno NaruTaru con la sua tematica principale sulla ferocia intrinseca del mondo, e BokuRano con la sua tematica della realizzazione di se tramite il sacrificio e l'annullamento di sé. Non vi sono però solo tematiche nere in questo manga, vi è narrata effettivamente anche una via aperta alla vita per emanciparsi dal possesso del proprio padrone e dai limiti autoimposti della propria psiche.
È chiaro a questo punto che quello della bambola alata non è altro che l'ennesimo simbolismo, una metafora della condizione umana tout court, e quando Kitoh parla di bambole parla in realtà di persone.

La considerazione finale è che se anche otto racconti diversi risultano dispersivi per il lettore e per la sua memoria, la potenza narrativa di Kitoh non ne risente minimamente, per di più queste storie sono prive della caoticità che caratterizza ad esempio NaruTaru, la prima storia lunga dell'autore. Il lettore tuttavia rimane ancora affamato dopo questi assaggini che stuzzicano ma non saziano, quindi se anche "Le Ali di Vendemiaire" si può considerare un ottimo inizio, bene ha fatto Kitoh a spostarsi in seguito a storie più lunghe e dal maggiore effetto catartico.