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6.5/10
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«Perché, Enrico,"mai più?" questo dipenderà da te. Finita la quarta, tu andrai al ginnasio ed essi faranno gli operai, ma rimarrete nella stessa città, forse per molti anni. E perché, allora, non v'avrete più a rivedere?»

Il signor Bottini (ingegnere nel libro, giornalista nell'anime) prosegue dicendo che solo a scuola si possono fare amicizie con ragazzi di status diverso dal nostro e che vanno conservate.
Il padre di Enrico dà per scontato che il bambino proseguirà negli studi e che i compagni li abbandoneranno. Queste erano le condizioni di vita dell'epoca (che egli non si sforza nemmeno di mettere in dubbio).

La storia si svolge a Torino che, nella serie, viene riprodotta nei dettagli delle vie principali e dei palazzi famosi, ripercorrendo l'anno scolastico di una terza elementare del 1881/1882. La scuola pubblica, se non era una novità, non era nemmeno ben vista da tutti: il diligente figlio di un medico -Derossi- era nella stessa classe con Coraci, il calabrese emigrato che parlava solo in dialetto, con Rabucco, figlio del muratore, con Crossi la cui madre era erbivendola. Ragazzini provenienti da zone d'Italia diverse, con un'altra scala di valori, indifferenti alla ricchezza perché erano poveri da sempre, sarebbero stati a contatto tra loro per tutta la durata dello studio.

Il romanzo si divide tra diario pubblico (scritto dal protagonista) le risposte dei genitori e della sorella -che potevano leggerlo e che infilavano lì le loro lettere- e i racconti mensili dettati dal maestro, in cui si narrava di atti eroici compiuti da fanciulli. La serie di animazione mantiene il diario e i racconti, ma le lettere aggiunte dai familiari diventano dialoghi, non sempre resi al meglio. Vengono apportate delle modifiche, necessarie, ma non sempre desiderabili. Sembra che Rabucco porti a scuola un burattino diverso al giorno. Nei miei anni di scuola, senz'altro meno repressivi che nell'ottocento, si era severi con chi portava giocattoli in classe. Inoltre, non so con precisione quanto guadagnasse un muratore sotto padrone nel 1881, ma non poteva comprare burattini a profusione. Si scoprirà che i burattini se li fabbrica da solo, ma sono troppo belli per essere stati fatti da un bambino di otto anni.
Le differenze sociali non si capiscono solo dai maltrattamenti.

Franti, icona di malvagità, prende in giro Crossi e tutti criticano il "ragazzo cattivo". Derossi è il primo della classe, ricco, gentile e onesto. E Derossi, da lontano, vede Crossi in compagnia di sua madre mentre vendono ortaggi... il primo della classe convince gli altri a non salutarlo. Perché potrebbe vergognarsi
Crossi, intendo.
E il poveretto continua il suo lavoro ignaro d'esser stato visto, senza sapere che razza di amici si ritrova.

Contemporaneamente al successo di vendite, fin dalla sua prima pubblicazione "Cuore" ha ricevuto reazioni perplesse e critiche al vetriolo (leggete "Elogio di Franti" di Umberto Eco). Se si fanno aggiunte nell'adattamento, devono essere per la comprensione e il miglioramento del testo. Non si deve aggiungere umorismo involontario. Nel romanzo, Enrico racconta le esperienze vissute nelle sue giornate scolastiche, parla dei compagni che gli piacciono, di quelli con cui non va d'accordo. Racconta i suoi successi e spiega i suoi errori.
Non parla di sé e nemmeno di ciò che desidera.

Sa che il diario non è suo ma è una proprietà in comune, uno strumento di educazione. Il mondo di un bambino nell'ottocento, specie uno benestante, cominciava con la famiglia e finiva con la scuola.
È anacronistico che il padre gli legga il diario e ne contesti dei brani ma lo lasci uscire di casa quando vuole. Enrico Bottini ha una libertà di movimento che mi stupiva già allora, quando lo vedevo in televisione.

Non si dovrebbe mai tornare all'oggetto dei propri ricordi, tutti cresciamo e non posso dare il voto che vorrei.