Recensione
Strappare lungo i bordi
9.5/10
Recensione di SimoSimo_96
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Attenzione: la recensione contiene spoiler
Alcuni lo sanno, altri no. Zerocalcare ce l'ha nel sangue quella magica capacità di mescolare dramma e comicità meglio di come si mescolano latte e caffè in quella bevanda degli dei che è il caffè macchiato. E non si può negare che lo stile italiano calzi a pennello in questa narrativa, ancora di più se ci si infila dentro la becera romanità, il dialetto romano, che pare scritto appositamente per poter essere in grado di sdrammatizzare qualsiasi tragedia la vita ci sbatta in faccia.
Oltre a consacrare il suo autore, e a fare un grosso favore al mercato dell'animazione italiana, "Strappare lungo i bordi" ci regala una storia di vita delle più umane possibili, fatta di persone semplici e scelte apparentemente impossibili, una piccola perla grezza e imperfetta, e per questo bellissima in tutto il suo splendore. Perché la vita non è né raffinata né perfetta.
Siamo a Roma e viaggiamo a colpi di aneddoti e flashback dagli anni 80' fino ai giorni nostri. Roma sarà pure una città morta (e da architetto lo dico con le spine sul cuore), ma la romanità è viva e vegeta e a dimostrarcelo è proprio Zero, protagonista e voce narrante di questo viaggio che lo porterà fino a Biella, in compagnia dei suoi amici, Sara e Secco, e del suo grillo parlante personale, l'Armadillo voce della sua coscienza. A Biella per un ultimo saluto alla sua cara Alice.
La romanità è viva e vegeta e Zero ci impasta le mani prima di usarle per lasciare la sua impronta sulla carta, rendendola contorno di tutto ciò che accade, a partire dal tono con cui si pone giudice delle sue stesse scelte di vita, dalle più semplici alle più complicate.
La storia parla sì di un viaggio, quello verso Biella, ma il vero viaggio avviene dentro a Zero, un viaggio che ha più la forma di un percorso, cosa ben diversa, una presa di coscienza.
La storia inizia, infatti, con il ragazzo romano che fa la conoscenza di Alice, e, come giusto che sia, ne rimane folgorato; tempo tre secondi e il suo cuore cade vittima dell'amore.
La storia si conclude poi, con il funerale di Alice, che muore suicida, dopo essere scappata da Roma e tornata a casa dai suoi genitori.
Quel che sta nel mezzo, manco a dirlo, è il cuore di Zero, il suo cuore in tutte le sue sfaccettature, il suo cuore che, attraverso i suoi significativi e divertenti aneddoti che scavano fino ai primi anni di scuola elementare, impara e insegna, in qualche modo, come funzionano le persone.
"Strappare lungo i bordi" ci racconta e ci insegna che, mentre noi tutti siamo lì impelagati a fare progetti, accadono cose, e altre cose ne conseguono. Ci insegna che al di là della vita che abbiamo pianificato c'è la nostra vera vita, al di là di quel foglio coi bordi pronti per essere ritagliati su misura c'è un'altra pagina, una pagina piena di scarabocchi, che altro non sono che le nostre scelte, fatte di cuore e testa, a volte troppo a volte troppo poco, fatte di pura imperfezione.
A insegnarci tutto questo, è Zero stesso, con la sua presa di coscienza circa il suo apparentemente romantico flirt "alla vecchia maniera" con Alice, un rapporto che chiunque avrebbe voluto finisse in amore, Zero e Alice compresi, ma che, per un motivo o per un altro, come spesso accade, non è mai sbocciato.
Un mucchio di aneddoti, una storia strappalacrime, autoironica e autocritica, a parlarci di Sara e la sua lotta contro i pregiudizi, di Secco e il suo potere del "mi fotte n'cazzo", tutto per raccontarci che "le persone so' complesse", che di noi stessi ci capiamo poco pure noi, figuriamoci gli altri; che l'unica cosa che si può fare è volersi bene, e che quell'affetto spesso è sufficiente.
Alcuni lo sanno, altri no. Zerocalcare ce l'ha nel sangue quella magica capacità di mescolare dramma e comicità meglio di come si mescolano latte e caffè in quella bevanda degli dei che è il caffè macchiato. E non si può negare che lo stile italiano calzi a pennello in questa narrativa, ancora di più se ci si infila dentro la becera romanità, il dialetto romano, che pare scritto appositamente per poter essere in grado di sdrammatizzare qualsiasi tragedia la vita ci sbatta in faccia.
Oltre a consacrare il suo autore, e a fare un grosso favore al mercato dell'animazione italiana, "Strappare lungo i bordi" ci regala una storia di vita delle più umane possibili, fatta di persone semplici e scelte apparentemente impossibili, una piccola perla grezza e imperfetta, e per questo bellissima in tutto il suo splendore. Perché la vita non è né raffinata né perfetta.
Siamo a Roma e viaggiamo a colpi di aneddoti e flashback dagli anni 80' fino ai giorni nostri. Roma sarà pure una città morta (e da architetto lo dico con le spine sul cuore), ma la romanità è viva e vegeta e a dimostrarcelo è proprio Zero, protagonista e voce narrante di questo viaggio che lo porterà fino a Biella, in compagnia dei suoi amici, Sara e Secco, e del suo grillo parlante personale, l'Armadillo voce della sua coscienza. A Biella per un ultimo saluto alla sua cara Alice.
La romanità è viva e vegeta e Zero ci impasta le mani prima di usarle per lasciare la sua impronta sulla carta, rendendola contorno di tutto ciò che accade, a partire dal tono con cui si pone giudice delle sue stesse scelte di vita, dalle più semplici alle più complicate.
La storia parla sì di un viaggio, quello verso Biella, ma il vero viaggio avviene dentro a Zero, un viaggio che ha più la forma di un percorso, cosa ben diversa, una presa di coscienza.
La storia inizia, infatti, con il ragazzo romano che fa la conoscenza di Alice, e, come giusto che sia, ne rimane folgorato; tempo tre secondi e il suo cuore cade vittima dell'amore.
La storia si conclude poi, con il funerale di Alice, che muore suicida, dopo essere scappata da Roma e tornata a casa dai suoi genitori.
Quel che sta nel mezzo, manco a dirlo, è il cuore di Zero, il suo cuore in tutte le sue sfaccettature, il suo cuore che, attraverso i suoi significativi e divertenti aneddoti che scavano fino ai primi anni di scuola elementare, impara e insegna, in qualche modo, come funzionano le persone.
"Strappare lungo i bordi" ci racconta e ci insegna che, mentre noi tutti siamo lì impelagati a fare progetti, accadono cose, e altre cose ne conseguono. Ci insegna che al di là della vita che abbiamo pianificato c'è la nostra vera vita, al di là di quel foglio coi bordi pronti per essere ritagliati su misura c'è un'altra pagina, una pagina piena di scarabocchi, che altro non sono che le nostre scelte, fatte di cuore e testa, a volte troppo a volte troppo poco, fatte di pura imperfezione.
A insegnarci tutto questo, è Zero stesso, con la sua presa di coscienza circa il suo apparentemente romantico flirt "alla vecchia maniera" con Alice, un rapporto che chiunque avrebbe voluto finisse in amore, Zero e Alice compresi, ma che, per un motivo o per un altro, come spesso accade, non è mai sbocciato.
Un mucchio di aneddoti, una storia strappalacrime, autoironica e autocritica, a parlarci di Sara e la sua lotta contro i pregiudizi, di Secco e il suo potere del "mi fotte n'cazzo", tutto per raccontarci che "le persone so' complesse", che di noi stessi ci capiamo poco pure noi, figuriamoci gli altri; che l'unica cosa che si può fare è volersi bene, e che quell'affetto spesso è sufficiente.