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9.0/10
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«Avvocata Woo» (in originale "Yisanghan Byeonhosa Wooyoungwoo") è un drama coreano di sedici episodi capace di introdurre e discutere con estrema naturalezza temi profondi, riuscendo a commuovere con semplicità.

La giovane avvocata Woo, laureata con il massimo dei voti, pur soffrendo di un disturbo dello spettro autistico, lavora con entusiasmo ai casi che le vengono proposti in uno dei più importanti studi legali di Seul. Il destino, tanto crudele talvolta, porterà quella giovane a scontrarsi senza saperlo con la sua famiglia.

La realtà non è una favola, non basta essere decisi e bravi per vincere sempre, talvolta si perderà qualunque idea geniale si abbia, talvolta vinceranno le apparenze e non la sostanza.

"Non tutto ciò che non è allineato, e dunque anormale, deve necessariamente essere inferiore". Hans Asperger.

Nella parola autismo è compreso un mondo sconosciuto e più diffuso di quanto si creda: nella sola Italia, si stima che 1 bambino su 77 (di età compresa tra i 7 e i 9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico (dati del ministero della salute al momento in cui scrivo la recensione). Come la stessa Woo Young-woo afferma nel corso della serie tali soggetti non riescono a comprendere la falsità dei comportamenti umani, credono nella sincerità di chiunque, mantengono quella purezza tipica dei bambini, hanno la consuetudine di ripetere comportamenti, frasi e parole appena ascoltate, ma ragionano, capiscono, si arrabbiano. Comprendersi è sempre la cosa più difficile e quando c’è un disturbo del genere le difficoltà aumentano. Le manifestazioni possono essere lievi o molto più gravi, come nel caso del giovane nel terzo episodio, imputato di un triste caso di omicidio, dove sembra non vi sia alcuna possibilità di dialogo con lui. Difficile, quasi impossibile, ma si può tentare, soffrire nelle tante inevitabili sconfitte ma gioire in quei pochi casi in cui qualcosa si riesce a fare. La protagonista non vuole essere aiutata dagli altri, non vuole favoritismi, vuole dimostrare agli altri di esserci e di essere brava. Comprende tutto, anche il dolore.

“Quello che sto dicendo è che lei è diversa da me.”
“In che modo?”

Lo sviluppo eccezionale della memoria eidetica (quella che chiamiamo comunemente “memoria fotografica”) è più frequente nei soggetti con tali disturbi. La giovane Woo possiede una memoria incredibile, qualunque cosa abbia letto in passato lei lo ricorda, grazie alla sua particolarità riesce a trovare in pochi secondi l’esatta frase utilizzata in un contesto scritto, capacità determinante in particolari circostanze, soprattutto durante un processo.

Il sistema processuale sudcoreano è molto diverso d quello italiano. Chi è abituato a seguire le celebri serie televisive statunitensi piene di dibattiti accesi durante i lunghi processi rimarrà smarrito di fronte a queste diversità, come nel caso della giuria il cui verdetto non è vincolante per il giudice e la cui esistenza non è legata a casistiche particolari. Altra particolarità è che quando vengono computi dei normali arresti, tranne nei casi di criminali colti in flagranza di reato, occorre un mandato giudiziario per poterlo effettuare. Nel corso della serie ci sono diverse piccole ma importanti differenze. Visti i casi esposti, quasi sempre semplici e intuitivi, è meglio lasciarsi trasportare dagli eventi, in tal modo quei tanti colpi di scena preannunciati con visioni di delfini o balene saranno più godibili.

“Se siamo solo io e lei, possiamo parlare delle balene?”
Woo Young-woo ama parlare delle balene, sarebbe capace di inserirle in ogni suo discorso, tale evocazione viene resa con un effetti visivi bellissimi rendendo ogni scena pura poesia, quadri in movimento, ti viene voglia di salvare qualche immagine e renderla lo sfondo del desktop.

Per quanto sia stata avvisata da suo padre di evitare di parlare sempre e solo di cetacei trova in Jun-ho Lee, un avvocato dello studio legale, un simpatico compagno di conversazione. Il giovane si mostra da subito accomodante nei confronti di Woo e fra tante chiacchiere quelle due persone lentamente si avvicinano e si comprendono. Con il tempo l'uomo comprende l'eccezionalità della piccola donna senza paura. Tae-oh Kang, l’attore che interpreta Jun, è capace di dare credibilità al suo personaggio, a questa goffa storia d’amore ostacolata dai preconcetti delle persone, con cui talvolta farà letteralmente a pugni. E noi con lui.

Parlando di attori Young-woo Woo è interpretata da Eun-bin Park, suo il difficile compito di rendere plausibile u personaggio tanto complesso, pieno di sfaccettature, forte e debole, per quanto apparentemente impossibile la donna riesca a plasmare energia pura e renderla una donna. Si, energia, in quanto è capace di parlare tanto velocemente mantenendo inalterato la comprensibilità del testo delle sue frasi da far invidia a molti rapper, del resto in un episodio di esibirà proprio in un rap improvvisato, cosa non si fa per vincere una causa. Il suo personaggio risplende di luce propria, ogni suo movimento è curato, quasi ogni sua frase sarebbe da incorniciare.

La giovane equipara il suo nome al pari di kayak e di altre parole palindrome, eppure la traduzione non trova riscontro con quanto afferma continuamente. Analizzando la lingua originale comprendiamo il suo discorso: il suo nome originale è “우영우의” (Woo Young-woo), al contrario sarebbe “의우영우” (Wooyoung Woo) mantenendo inalterato il senso sia del suo nome ma soprattutto della sua affermazione.

I temi affrontati durante la serie sono molteplici, profondi e meno, alcuni personaggi, come l’amica di Woo e il proprietario del ristorante, sembrano creati appositamente per smorzare i toni seri della serie. Si ride ma si piange anche tanto. Il finale della serie è molto coinvolgente. Merita una citazione a parte il bravissimo Ki-young Kang, impeccabile nel ruolo dell'avvocato professionista Myeong-seok Jung, capace di trasformarsi in qualche episodio, diventando irriconoscibile.

“Questo è il peso della disabilità che ci portiamo addosso.”

La serie è disponibile con sottotitoli, si spera in un prossimo doppiaggio in quanto merita davvero. Una storia commuovente per diversi aspetti, recitata in maniera impeccabile con sempre grande rispetto verso chi soffre, dandogli voce comprensibile a tutti noi. Non si urla, si dialoga. Applausi scroscianti e lacrime piene d'affetto. Questa è arte.