Recensione
Macross ha i risvolti di una serie con tematiche del viaggio, simil odissea o gli Argonauti, che per la galassia devono ritrovare casa, e prima ancora l’amore cantato. Cantato? La musica in tutta la serie è un leitmotiv costante, intenso, incisivo e parono le musiche cantate se v’è un senso particolare, come l’uninone delle 2 razze per sconfiggere Botolza, oppure il triangolo amoroso tra Rick, Lisa e la cinesina. Non solo, già nei primi anni 80 si stavano inserendo le cantanti negli anime, qui eccone la conferma e la testimonianza. I personaggi principali hanno una bella identità , sono riusciti e parlano tanto di sé. Ogni puntata oltre a riempire la serie, perché la vendita commerciale domina l’Art production, aggiunge un tassello all’ignaro che prende il nome di zentradi e poi di protoculturiani, e poi continua. Qui l’uragano varitech fa la scimmia al top gun degli anni suddetti, tuttavia essi sono solo macchine per affrontare il conflitto dei personaggi. Certo è un’opera commerciale per un pubblico giovane, ma può piacere anche agli adulti, in quegli anni eravamo prossimi alla terza guerra mondiale a carattere nucleare e chimico, e l’anime subisce questo influsso. Però le inquadrature sono sempre nel momento di maggiore esposizione emotiva accompagnate dalla musica (proprio come nel teatro romantico con Wagner). Il montaggio rudimentale piace, la storia è originale e la curiosità obbliga a vedere uno dei primi mattoni dell’anime fiction & love. Forza!