Recensione
Recensione di alex di gemini
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Nessun uomo è un’isola: può sembrare una frase fatta, ma nasconde anche un secondo e non leggero significato: che a parlare di sé stessi si finisce, inevitabilmente a parlare anche degli altri, vicini o lontani che siano e non è detto che sia una buona cosa.
Questa è la lezione che la nostra autrice ha imparato dai precedenti volumi e che racconta in questo. Nei primi due episodi della sua autobiografia ha mostrato sé stessa in maniera encomiabile, ma ora ne deve affrontare le conseguenze: i suoi familiari hanno pianto lacrime amare per le sue esternazioni. Ora deve affrontare il passo successivo: trovare un modo per riprendere i contatti con loro, ma anche con sé stessa, dato che il blocco dello scrittore le aveva fatto venire una forte voglia di bere, con risultati devastanti.
La nostra, infatti, ha finito per beccarsi una forte pancreatite, con due mesi di ricovero in ospedale. E l’ospedalizzazione ha le ha offerto molto tempo per pensare, ma anche per conoscere sé stessa. Alla fine di questo lungo cammino, Kabi non potrà non chiedersi se sia effettivamente una mangaka, dato che non riesce a scrivere una storia inventata. Ma finirà con l’accettare sé stessa e ammettere che anche il materiale autobiografico merita rispetto e ha la sua importanza.
La grafica è la stessa, al pari della regia, dei due volumi precedenti e ciò non è un male, visto che la nostra si lamentava di non essere riuscita a far evolvere il tratto. I colori sono bianco, nero e fluo e la commistione, a mio avviso, è gradevole. Certo questo è il terzo volume della trilogia o dovrei dire il quarto, dato che il secondo aveva durata doppia ma, dati i temi più leggeri, l’assenza di elementi lesbo e la brevità, potrebbe essere un ottimo modo per i neofiti per entrare nel mondo di Kabi. Oltre ad essere una grande lezione di onestà intellettuale e introspezione. La lezione, poi, che l’alcolismo possa sempre capitare, anche a chi non ha toccato un bicchiere fino a ventotto anni risulta un motivo sufficiente per leggere il volume e farlo leggere nelle scuole.
Se poi avete letto i due precedenti non potete non leggere questo. Come voto vorrei dare solo 7,5 ma, in premio all’onestà e ai messaggi importanti do 8.
P.s. lettura sconsigliata a chi sia privo d’empatia.
Questa è la lezione che la nostra autrice ha imparato dai precedenti volumi e che racconta in questo. Nei primi due episodi della sua autobiografia ha mostrato sé stessa in maniera encomiabile, ma ora ne deve affrontare le conseguenze: i suoi familiari hanno pianto lacrime amare per le sue esternazioni. Ora deve affrontare il passo successivo: trovare un modo per riprendere i contatti con loro, ma anche con sé stessa, dato che il blocco dello scrittore le aveva fatto venire una forte voglia di bere, con risultati devastanti.
La nostra, infatti, ha finito per beccarsi una forte pancreatite, con due mesi di ricovero in ospedale. E l’ospedalizzazione ha le ha offerto molto tempo per pensare, ma anche per conoscere sé stessa. Alla fine di questo lungo cammino, Kabi non potrà non chiedersi se sia effettivamente una mangaka, dato che non riesce a scrivere una storia inventata. Ma finirà con l’accettare sé stessa e ammettere che anche il materiale autobiografico merita rispetto e ha la sua importanza.
La grafica è la stessa, al pari della regia, dei due volumi precedenti e ciò non è un male, visto che la nostra si lamentava di non essere riuscita a far evolvere il tratto. I colori sono bianco, nero e fluo e la commistione, a mio avviso, è gradevole. Certo questo è il terzo volume della trilogia o dovrei dire il quarto, dato che il secondo aveva durata doppia ma, dati i temi più leggeri, l’assenza di elementi lesbo e la brevità, potrebbe essere un ottimo modo per i neofiti per entrare nel mondo di Kabi. Oltre ad essere una grande lezione di onestà intellettuale e introspezione. La lezione, poi, che l’alcolismo possa sempre capitare, anche a chi non ha toccato un bicchiere fino a ventotto anni risulta un motivo sufficiente per leggere il volume e farlo leggere nelle scuole.
Se poi avete letto i due precedenti non potete non leggere questo. Come voto vorrei dare solo 7,5 ma, in premio all’onestà e ai messaggi importanti do 8.
P.s. lettura sconsigliata a chi sia privo d’empatia.