Recensione
Tokyo Revengers
7.0/10
Lo spot di Chruncyroll dice: "Solo un fallito viaggiatore nel tempo può fermare la pericolosa Tokyo Manji Gang". Di questo parla "Tokyo Revengers": un debole che batte i forti, una rivalsa sociale.
Andiamo subito a conoscere questo debole che è protagonista della storia.
Takemichi Hanagaki ha ventisei anni e rappresenta il classico inetto giapponese, anzi, in questo caso lo stereotipo è esasperato (forse anche esagerando, ma credo che sia fondamentale per apprezzare il seguito). Viene subito spiegato come ci è finito in questa situazione: alle medie viveva una vita serena, fino al giorno in cui lui e i suoi amici vengono picchiati e umiliati dai membri di una gang criminale, la Tokyo Manji Gang, che, da quel giorno in poi, li sottomette a loro galoppini. A un certo punto la situazione diventa talmente invivibile che, dopo il diploma, Takemichi decide di andarsene dal quartiere. Perderà ogni contatto e andrà a vivere da solo, tutto per cominciare una nuova vita. Ma Takemichi, con questa scelta, commette un grave errore, perché scappare dal suo quartiere significa scappare dalle sue debolezze. Scappando, non risolve il problema.
Le cose cambieranno solo quando avrà la possibilità di tornare indietro nel tempo. Una volta accaduto questo evento inaspettato, capirà che ha sempre amato una persona, che nel futuro non ci sarà più, e farà di tutto per salvare lei e gli amici che si farà in questa incredibile avventura.
Quindi, ricapitolando, il protagonista per me è caratterizzato molto bene, pur nella sua semplicità, e mi ci sono subito affezionato.
Gli altri personaggi, quasi tutti nella Toman, sono anch'essi validi. Secondo me l'autore aspira al livello di "Naruto", dove almeno tutti i genin della foglia avevano ognuno la sua storia e la sua particolarità. Ovviamente non arriva a quel livello, ma non parlo neanche di personaggi stereotipati.
Si parla tanto della poca originalità del tema dei viaggi temporali, ma non sono assolutamente d'accordo. Ad essere originale non deve essere il tema (sono di numero limitato e tutti condivisi da tantissime opere), ma il come lo si affronta. Da questo punto di vista "Tokyo Revengers" è totalmente diverso da "Steins;Gate" ed "Erased", non sto qui a farne un trattato, ma vi invito a rifletterci.
La nota negativa che mi sento di fare riguarda questo brutto messaggio che manda l'opera, che i teppisti sono fighi, che tutto sommato sono bravi ragazzi, che si dividono in buoni e cattivi (sarebbero tutti cattivi, ovviamente), ecc. Questo per me è difficilmente digeribile.
Dal punto di vista tecnico l'anime è molto buono, bei colori e ottime animazioni. In particolare apprezzo il character design che si esprime principalmente nella capigliatura dei personaggi, perché in base ai capelli ne derivano personalità, età, prestigio...
Senza dilungarmi troppo oltre, riconosco che "Tokyo Revengers" non sia un capolavoro rivoluzionario dell'industria anime, ma credo che sia obiettivamente un'opera di buona fattura, e io ci aggiungo un gusto personale abbinato a un'empatia da subito provata nei confronti del protagonista.
Voto finale: 7+
Andiamo subito a conoscere questo debole che è protagonista della storia.
Takemichi Hanagaki ha ventisei anni e rappresenta il classico inetto giapponese, anzi, in questo caso lo stereotipo è esasperato (forse anche esagerando, ma credo che sia fondamentale per apprezzare il seguito). Viene subito spiegato come ci è finito in questa situazione: alle medie viveva una vita serena, fino al giorno in cui lui e i suoi amici vengono picchiati e umiliati dai membri di una gang criminale, la Tokyo Manji Gang, che, da quel giorno in poi, li sottomette a loro galoppini. A un certo punto la situazione diventa talmente invivibile che, dopo il diploma, Takemichi decide di andarsene dal quartiere. Perderà ogni contatto e andrà a vivere da solo, tutto per cominciare una nuova vita. Ma Takemichi, con questa scelta, commette un grave errore, perché scappare dal suo quartiere significa scappare dalle sue debolezze. Scappando, non risolve il problema.
Le cose cambieranno solo quando avrà la possibilità di tornare indietro nel tempo. Una volta accaduto questo evento inaspettato, capirà che ha sempre amato una persona, che nel futuro non ci sarà più, e farà di tutto per salvare lei e gli amici che si farà in questa incredibile avventura.
Quindi, ricapitolando, il protagonista per me è caratterizzato molto bene, pur nella sua semplicità, e mi ci sono subito affezionato.
Gli altri personaggi, quasi tutti nella Toman, sono anch'essi validi. Secondo me l'autore aspira al livello di "Naruto", dove almeno tutti i genin della foglia avevano ognuno la sua storia e la sua particolarità. Ovviamente non arriva a quel livello, ma non parlo neanche di personaggi stereotipati.
Si parla tanto della poca originalità del tema dei viaggi temporali, ma non sono assolutamente d'accordo. Ad essere originale non deve essere il tema (sono di numero limitato e tutti condivisi da tantissime opere), ma il come lo si affronta. Da questo punto di vista "Tokyo Revengers" è totalmente diverso da "Steins;Gate" ed "Erased", non sto qui a farne un trattato, ma vi invito a rifletterci.
La nota negativa che mi sento di fare riguarda questo brutto messaggio che manda l'opera, che i teppisti sono fighi, che tutto sommato sono bravi ragazzi, che si dividono in buoni e cattivi (sarebbero tutti cattivi, ovviamente), ecc. Questo per me è difficilmente digeribile.
Dal punto di vista tecnico l'anime è molto buono, bei colori e ottime animazioni. In particolare apprezzo il character design che si esprime principalmente nella capigliatura dei personaggi, perché in base ai capelli ne derivano personalità, età, prestigio...
Senza dilungarmi troppo oltre, riconosco che "Tokyo Revengers" non sia un capolavoro rivoluzionario dell'industria anime, ma credo che sia obiettivamente un'opera di buona fattura, e io ci aggiungo un gusto personale abbinato a un'empatia da subito provata nei confronti del protagonista.
Voto finale: 7+