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Può esistere un buon film d’animazione incentrato sullo stile dei samurai, ma che passa inosservato alla critica?
Il guerriero tormentato da un passato soggetto agli orrori della guerra, un uomo chiamato a difesa degli innocenti, un terribile peccato da scontare e il doversi riscattare rimettendosi in gioco. Ci sono tutti gli ingredienti per un’ottima trama, semplice, chiara, lineare. Stile visivo realistico, scene d’azione ben gemellate con la colonna sonora, dal ritmo veloce, non spettacolare ma coraggiose , sempre ai limiti delle leggi della fisica. Inquadrature in “be quiet”, ovvero ottimi piano, ottimi quadri, ottime luci e colori dove il senso della scena passa nel silenzio, nel non detto con tempi cronometricamente precisi. Emoziona e anche molto il film, il protagonista vive per riscattare le proprie pene con un filone di suspence e di personaggi secondari ben costruiti. Sono bene caratterizzati, e le ambientazioni e il disegno caratteriale dei personaggi, dei luoghi, dei particolari (vedi le armi nei duelli), sono molto belli ed emozionanti. Il doppiaggio in originale ha un’ottima semantica; linguistica e toni recitativi molto espressivi e drammaturgici. Quindi un bel lavoro come questo che commuove, perché passa inosservato alla critica? Questo sorprende.