Recensione
Soloist in a Cage
8.0/10
Recensione di Focasaggia
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«Soloist in a cage» (originalmente “Ori no Naka no Soliste”) è un manga, ideato e disegnato dalla talentuosa Shiro Moriya ipnotico nella sua realizzazione, pieno d’azione e nostalgico al tempo stesso.
“Non accendo la luce nemmeno di sera. Non parlo mai ad alta voce. Passo le giornate cercando di non farmi notare da nessuno.”
Duro fare da balia, da madre improvvisata a Locke, un pargolo di pochi mesi in una città prigione, luogo spaventoso da cui fuggire è ritenuto impossibile e basta farsi notare per diventare vittime. La giovane Chloe riesce a sopravvivere in un mondo dove vivere è praticamente impossibile. Vive per il sorriso di suo fratello, balla per lui. Per fortuna può contare su dei vicini amichevoli, per quanto famigerati criminali. Non si sono mai visti, si scambiano solo lettere e cibo. La vita dei due ragazzi dipende dalla bontà di quegli uomini, peccato stiano meditando una fuga.
“Capisco quello che provi però la sua felicità non è qui.”
A volte non si va avanti per sé stessi, si va avanti per gli altri, ma a volte per un qualcosa di ancora diverso: per amore. Quando ami una persona non vuoi vederla morire, saperlo infonde un coraggio incredibile anche in un piccolo corpo infreddolito, motivandolo nel tentare l’impossibile. Per quante lacrime si versano nel tentativo non si ha il tempo di pensare a cosa si stia facendo, demoralizzarsi non è una possibilità, come direbbe un celebre omino verde "c’è fare o non fare, non c’è provare".
“Mi odi a tal punto? Bè non posso biasimarti. Ti ho fatto delle brutte cose ma tu mi sembri più cattiva di me.”
Determinazione, coraggio, forza di volontà o un buon addestramento rendono una bambina dal cuore gentile la più fredda omicida. Una solista, ballerina d’eccezione nella memoria delle persone, spesso quella danza sarà anche il loro ultimo ricordo. Non è giusto, ma la vita non è un insieme di eventi giusti ma un insieme di eventi e di conseguenti scelte.
La storia offre vari temi su cui riflettere, uno di questi è cosa sia, in realtà, la libertà. Le prigioni da cui fuggire non sono sempre costituite da solide sbarre: l‘amore stesso riesce a diventare una prigione formata da legami invece di catene, basta la presenza della persona amata per stare bene anche a discapito della sua volontà?
Fuggire da un luogo di reclusione non è sinonimo di libertà quando sei senza chi ami. Lasciato indietro, lasciato nell’ignoto, vivo o morto. Si ritorna per un nuovo ciclo fatto di prigionia e di fuga ma forse è proprio in questa continua scelta di azioni senza apparente senso logico la vera libertà.
Termina, ricordando lo sfortunato epilogo di Prosimed Neverland, evitando infiniti e possibili prosegui, al tempo giusto senza voler esagerazioni di sorta. La parte finale è ben collegata a quella iniziale, la storia non si contraddice, non si sforza di volere raccontare altro non strettamente collegato al desiderio della ragazza, della sua ricerca. Tanto determinata da poter finire solo in due modi: o trovando chi cerca o trovando la morte. La cagionevole salute dell’autrice non ha pregiudicato la qualità dell’opera, la sensazione di una qualche mancanza del narrato è legata maggiormente ai gusti personali del lettore.
“Laggiù c’è qualcuno di cui si preoccupa più che della sua stessa vita.”
Numerosi sono i personaggi incontrati durante gli eventi, criminali in cerca di emozioni forti, anziani pieni di rimorsi in cerca di vendetta, un gruppo di bambini, piccoli operai dipendenti di una setta simil-religiosa. Personaggi forti fisicamente, intelligenti, spietati, tutti ben caratterizzati e resi grazie al superbo tratto dell’autrice. Molte tavole sembrano quadri rubati a qualche museo, riescono a rapire lo sguardo del lettore. I visi, soprattutto quello della protagonista, sono molto espressivi. I vari combattimenti, come quello finale del terzo volume, uno dei migliori, sono chiari, realistici, crudeli senza essere efferati, non vi sono scene eccessivamente violente, è l’ambiente a esserlo.
Difficile dire quale sia il personaggio più riuscito oltre alla splendida Chloe tanto forte nella sua determinazione, tanto fragile nell’essere una semplice ragazza. Ross Sandberg è probabilmente il più carismatico, Little G suscita antipatia e facilmente ci si affezionerà a Sebastian (l’autrice mostra un debole per i lupi).
“Alcuni tuoi gesti, che chi ti è vicino riconduce alla tua bontà in realtà derivano dalla tua paura di perdere qualcosa.”
Spesso tendiamo a confondere atti egoistici definendoli gentili, ma in realtà siamo solo umani. I dialoghi sono curati, eleganti, azioni e pensieri vengono sapientemente analizzati, tutto risulta convincente.
"Soloist in a cage" racconta della forza delle persone, della determinazione di una ragazzina divenuta abile sicario per amore del fratello e della sua ricerca in una prigione spaventosa del piccolo bambino. L’ambiente distorto e crudele cerca di imprigionare una solista, ma il suo sguardo è sempre stato oltre, rivolto a un caldo abbraccio tra una sorella e un fratello, quello sarà il risultato, il come arrivarci una danza onirica.
Opera consigliata a chiunque.
“Non accendo la luce nemmeno di sera. Non parlo mai ad alta voce. Passo le giornate cercando di non farmi notare da nessuno.”
Duro fare da balia, da madre improvvisata a Locke, un pargolo di pochi mesi in una città prigione, luogo spaventoso da cui fuggire è ritenuto impossibile e basta farsi notare per diventare vittime. La giovane Chloe riesce a sopravvivere in un mondo dove vivere è praticamente impossibile. Vive per il sorriso di suo fratello, balla per lui. Per fortuna può contare su dei vicini amichevoli, per quanto famigerati criminali. Non si sono mai visti, si scambiano solo lettere e cibo. La vita dei due ragazzi dipende dalla bontà di quegli uomini, peccato stiano meditando una fuga.
“Capisco quello che provi però la sua felicità non è qui.”
A volte non si va avanti per sé stessi, si va avanti per gli altri, ma a volte per un qualcosa di ancora diverso: per amore. Quando ami una persona non vuoi vederla morire, saperlo infonde un coraggio incredibile anche in un piccolo corpo infreddolito, motivandolo nel tentare l’impossibile. Per quante lacrime si versano nel tentativo non si ha il tempo di pensare a cosa si stia facendo, demoralizzarsi non è una possibilità, come direbbe un celebre omino verde "c’è fare o non fare, non c’è provare".
“Mi odi a tal punto? Bè non posso biasimarti. Ti ho fatto delle brutte cose ma tu mi sembri più cattiva di me.”
Determinazione, coraggio, forza di volontà o un buon addestramento rendono una bambina dal cuore gentile la più fredda omicida. Una solista, ballerina d’eccezione nella memoria delle persone, spesso quella danza sarà anche il loro ultimo ricordo. Non è giusto, ma la vita non è un insieme di eventi giusti ma un insieme di eventi e di conseguenti scelte.
La storia offre vari temi su cui riflettere, uno di questi è cosa sia, in realtà, la libertà. Le prigioni da cui fuggire non sono sempre costituite da solide sbarre: l‘amore stesso riesce a diventare una prigione formata da legami invece di catene, basta la presenza della persona amata per stare bene anche a discapito della sua volontà?
Fuggire da un luogo di reclusione non è sinonimo di libertà quando sei senza chi ami. Lasciato indietro, lasciato nell’ignoto, vivo o morto. Si ritorna per un nuovo ciclo fatto di prigionia e di fuga ma forse è proprio in questa continua scelta di azioni senza apparente senso logico la vera libertà.
Termina, ricordando lo sfortunato epilogo di Prosimed Neverland, evitando infiniti e possibili prosegui, al tempo giusto senza voler esagerazioni di sorta. La parte finale è ben collegata a quella iniziale, la storia non si contraddice, non si sforza di volere raccontare altro non strettamente collegato al desiderio della ragazza, della sua ricerca. Tanto determinata da poter finire solo in due modi: o trovando chi cerca o trovando la morte. La cagionevole salute dell’autrice non ha pregiudicato la qualità dell’opera, la sensazione di una qualche mancanza del narrato è legata maggiormente ai gusti personali del lettore.
“Laggiù c’è qualcuno di cui si preoccupa più che della sua stessa vita.”
Numerosi sono i personaggi incontrati durante gli eventi, criminali in cerca di emozioni forti, anziani pieni di rimorsi in cerca di vendetta, un gruppo di bambini, piccoli operai dipendenti di una setta simil-religiosa. Personaggi forti fisicamente, intelligenti, spietati, tutti ben caratterizzati e resi grazie al superbo tratto dell’autrice. Molte tavole sembrano quadri rubati a qualche museo, riescono a rapire lo sguardo del lettore. I visi, soprattutto quello della protagonista, sono molto espressivi. I vari combattimenti, come quello finale del terzo volume, uno dei migliori, sono chiari, realistici, crudeli senza essere efferati, non vi sono scene eccessivamente violente, è l’ambiente a esserlo.
Difficile dire quale sia il personaggio più riuscito oltre alla splendida Chloe tanto forte nella sua determinazione, tanto fragile nell’essere una semplice ragazza. Ross Sandberg è probabilmente il più carismatico, Little G suscita antipatia e facilmente ci si affezionerà a Sebastian (l’autrice mostra un debole per i lupi).
“Alcuni tuoi gesti, che chi ti è vicino riconduce alla tua bontà in realtà derivano dalla tua paura di perdere qualcosa.”
Spesso tendiamo a confondere atti egoistici definendoli gentili, ma in realtà siamo solo umani. I dialoghi sono curati, eleganti, azioni e pensieri vengono sapientemente analizzati, tutto risulta convincente.
"Soloist in a cage" racconta della forza delle persone, della determinazione di una ragazzina divenuta abile sicario per amore del fratello e della sua ricerca in una prigione spaventosa del piccolo bambino. L’ambiente distorto e crudele cerca di imprigionare una solista, ma il suo sguardo è sempre stato oltre, rivolto a un caldo abbraccio tra una sorella e un fratello, quello sarà il risultato, il come arrivarci una danza onirica.
Opera consigliata a chiunque.