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Ci sono tante storie che parlano di cani, ma è difficile raccontarne una che alla fine non risulti patetica e stereotipata nel suo voler far commuovere per forza. Il cane che guarda le stelle vuole solo raccontare una storia che parla di amore e lo fa utilizzando il punto di vista del cane stesso, che risulta estremamente puro e innocente in contrasto alle tristi vicende del suo “papà”. Una nota particolare va all’ultimo capitolo del primo volume e alla storia di Okutsu, che racconta di un rapporto diverso tra cane e padrone, che si sviluppa in poche pagine tra dolore e senso di colpa.

Ma se il primo volume inizia e finisce con una nota tragica, il secondo racconta delle storie più felici di personaggi che abbiamo solo intravisto precedentemente e, questa volta, dà loro un lieto fine. Permettendo a quei cani che “guardano le stelle” di raggiungere i loro sogni semplici di avere una famiglia e qualcuno che li ama.

Lo stile di Murakami è semplice, caratterizzato da linee sottili che sembrano incerte, non spicca particolarmente in mezzo ad altri manga dalle illustrazioni più “pulite”, ma riesce a trasmettere con pochi tratti le emozioni di ogni personaggio, umano o animale. Nelle pagine non c’è un ampio stravolgimento della griglia delle tavole e le splash page sono praticamente assenti, sono invece molto presenti primi piani dei personaggi e una particolare cura nei dettagli. Ma l’attenzione principale viene data comunque alla trama.

Si potrebbe parlare di una storia che insegna a vivere e altri paroloni del caso, ma non riesco a vederla in questo modo, Murakami ha solo voluto raccontare dell’amore che i cani sentono per i loro padroni, della loro lealtà e di come loro possano essere un’ancora di salvezza nella vita di chi li incontra.

https://chiamateminihil.wordpress.com/2023/02/14/il-cane-che-guarda-le-stelle/