Recensione
Il natale di Angela
2.0/10
Premetto che anche se è Pasqua non mi sento in vena di buonismi quindi con un eufemismo definirò questo cortometraggio "l'eccezione che conferma la regola". Se è vero infatti, come diceva Umberto Eco, che un clichè fa sorridere e cento commuovono, qui non si sorride e non ci si commuove, malgrado una pioggia incessante di luoghi comuni e un paio di tocchi di humor inglese. Insomma un prodotto la cui visione è da affrontare digrignando i denti... in alcuni (rari) momenti potreste infatti sogghignare (sempre a denti stretti), in altri (la maggior parte del tempo a dire il vero) "cringiare" sconsolati.
"Il Natale di Angela" è a conti fatti un prodotto audiovisivo ultra-religioso di stampo cattolico-ecumenico. Ma andiamo subito al punto, in un film sul Natale la banalità sarebbe dietro l'angolo, ce la si aspetta. È solo che qui andiamo ben oltre: siamo alla sperticata propaganda cattolica. Il corto procede infatti letteralmente per accumulo di materiale religioso (in senso metaforico e non!), tra l'altro in modo malcelato. La "travagliata" vigilia di Natale di Angela dura "solo" 30 minuti ma raccoglie "insegnamenti morali" ad ogni passo, buttati, un po' alla rinfusa tra i dialoghi.
La messa in scena è all'insegna di un bigottismo imbarazzante,e più che un film sul Natale sembra un'opera sulla religione che inizia con un rito e si chiude sul primo piano del bambinello. Narrativamente salvo i momenti più ironici come la scena del "furto", ma Angela che chiacchera e si arrabbia con la statua come farebbe con il suo orsacchiotto è ancora motivo di cringitudine acuta! Nonostante, o forse a causa di quest'aura da pauperismo d'accatto, i messaggi che la pellicola cerca di veicolare subdolamente nello spettatore sembrano (involontariamente) gridare ai quattro venti una nota frase di Carl Marx: sì... proprio quella!
Per il resto la narrazione non appassiona, anzi, l'atmosfera è tetra e questa sensazione è acuita dalla pressoché assenza di personaggi sullo sfondo delle azioni, quasi che la bambina attraversi una città deserta. In una delle ultime scene i due anziani gridano al miracolo, ma qua l'unico prodigio è stato che il regista, Damien O'Connor, si sia pure beccato una nomination ai prestigiosi "Daytime Emmy Awards" per la sua sceneggiatura non originale. Il cortometraggio è infatti tratto dal racconto per bambini di Frank Mccourt (lo stesso del più noto romanzo "Le ceneri di Angela" sempre ambientato a Limerick e da cui è tratto il noto film).
Tecnicamente le animazioni non sono molto fluide, il chara design invece ha un senso anche se non tutti i personaggi sono sullo stesso livello della protagonista. Si salva, ma di poco, anche la colonna sonora natalizia.
In definitiva giudico molto male "Il Natale di Angela": è un corto intasato di precetti religiosi e insegnamenti morali. Didascalico, ma soprattutto noioso e adatto più a gruppo di preghiera che a una visione in famiglia durante le feste. È inoltre evidente il tentativo di farlo passare per un generico film adatto a tutti. Falso! Insomma una cattiva azione perpetuata ai danni dei più piccoli. Un crimine che prevede una condanna: l'oblio.
"Il Natale di Angela" è a conti fatti un prodotto audiovisivo ultra-religioso di stampo cattolico-ecumenico. Ma andiamo subito al punto, in un film sul Natale la banalità sarebbe dietro l'angolo, ce la si aspetta. È solo che qui andiamo ben oltre: siamo alla sperticata propaganda cattolica. Il corto procede infatti letteralmente per accumulo di materiale religioso (in senso metaforico e non!), tra l'altro in modo malcelato. La "travagliata" vigilia di Natale di Angela dura "solo" 30 minuti ma raccoglie "insegnamenti morali" ad ogni passo, buttati, un po' alla rinfusa tra i dialoghi.
La messa in scena è all'insegna di un bigottismo imbarazzante,e più che un film sul Natale sembra un'opera sulla religione che inizia con un rito e si chiude sul primo piano del bambinello. Narrativamente salvo i momenti più ironici come la scena del "furto", ma Angela che chiacchera e si arrabbia con la statua come farebbe con il suo orsacchiotto è ancora motivo di cringitudine acuta! Nonostante, o forse a causa di quest'aura da pauperismo d'accatto, i messaggi che la pellicola cerca di veicolare subdolamente nello spettatore sembrano (involontariamente) gridare ai quattro venti una nota frase di Carl Marx: sì... proprio quella!
Per il resto la narrazione non appassiona, anzi, l'atmosfera è tetra e questa sensazione è acuita dalla pressoché assenza di personaggi sullo sfondo delle azioni, quasi che la bambina attraversi una città deserta. In una delle ultime scene i due anziani gridano al miracolo, ma qua l'unico prodigio è stato che il regista, Damien O'Connor, si sia pure beccato una nomination ai prestigiosi "Daytime Emmy Awards" per la sua sceneggiatura non originale. Il cortometraggio è infatti tratto dal racconto per bambini di Frank Mccourt (lo stesso del più noto romanzo "Le ceneri di Angela" sempre ambientato a Limerick e da cui è tratto il noto film).
Tecnicamente le animazioni non sono molto fluide, il chara design invece ha un senso anche se non tutti i personaggi sono sullo stesso livello della protagonista. Si salva, ma di poco, anche la colonna sonora natalizia.
In definitiva giudico molto male "Il Natale di Angela": è un corto intasato di precetti religiosi e insegnamenti morali. Didascalico, ma soprattutto noioso e adatto più a gruppo di preghiera che a una visione in famiglia durante le feste. È inoltre evidente il tentativo di farlo passare per un generico film adatto a tutti. Falso! Insomma una cattiva azione perpetuata ai danni dei più piccoli. Un crimine che prevede una condanna: l'oblio.