Recensione
Suzume
8.5/10
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Ero molto "preoccupato" per il ritorno di Shinkai al cinema dal momento che il suo precedente lavoro mi aveva assai deluso. Ma andiamo con ordine. Già dal titolo il regista ci vuol far capire una cosa: la protagonista assoluta è Suzume, ed è su di lei che la pellicola ruota attorno a differenza dei suoi precedenti lavori sempre divisi fra due comprimari almeno sulla carta egualmente importanti. Ciò ha permesso a Shinkai di riuscire a tratteggiare in modo piuttosto approfondito il carattere e la psiche della protagonista, a differenza degli altri film dove una buona caratterizzazione dei personaggi principali rappresentava una mancanza problematica. Ho letto una recensione con cui concordo che sosteneva come l'aver messo il focus sulla protagonista e sul suo viaggio nell'elaborazione del lutto e non sulla relazione romantica con l'altro comprimario abbia paradossalmente reso la direzione romantica cui si giunge molto più credibile forte di uno sviluppo naturale e conseguente alla vicenda narrata.
Tuttavia anche gli altri personaggi, Sota compreso, sono riusciti a brillare al massimo, ciascuno in proporzione al minutaggio assegnatogli, evitando così la pericolosa deriva di un cast di personaggi utili ai soli fini del proseguimento della trama. Tutti i personaggi contribuiscono infatti a portare sullo schermo un ricco patrimonio umano fatto di una quotidionità pregna di bellezza. Anche le relazioni tra i personaggi stessi sono rappresentate in modo molto più realistico e umano, segno di una maggiore maturità narrativa di Shinkai. Oltre a ciò, a differenza di weathering with you e per molti aspetti anche di your name, la storia ha saputo rispondere a quasi tutte le domande che mi sono sorte rispetto alla plausibilità degli eventi narrati. Vero che si tratta di una storia fanasy ma, appartenendo al genere del realismo magico, gli aspetti della trama legati alla realtà tout court dovrebbero sapersi rapportare in modo convincente a essa per evitare un'eccessiva sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore. E, come detto prima, questa volta la storia riesce a reggere meglio il confronto. La struttura road movie mantiene il ritmo della narrazione sempre su buoni livelli. Per quanto riguarda il finale ho avuto l'impressione che Shinkai abbia cercato di dare più peso al messaggio di spinta alla vita e di solidarietà reciproca rispetto all'emotività fine a se stessa. Questo rende gli ultimi minuti meno emotivamente forti rispetto ad esempio a your name, che ha la forza e il pregio di colpire lo spettatore con un turbinio di emozioni. Tuttavia a mio parere questa scelta paga di più dal momento che Suzume resta con lo spettatore, che l'ha accompagnata lungo tutto il suo viaggio, e non se ne va via una volta terminata la pellicola.
Un plauso ovviamente anche alle musiche e alle animazioni (eccezion fatta per il verme 3D sopra Tokyo), ormai cavallo di battaglia di Shinkai.
Infine i difetti che secondo me si concentrano quasi tutti nella parte finale della pellicola. Non ho apprezzato l'incontro con il nonno di Souta che ho trovato un po' fine a se stesso, come del resto lo stesso Sota avrebbe meritato di un po' più di approfondimento psicologico magari anche attraverso qualche flashback. L'ultima parte del film non riesce a dare una conclusione soddisfacente ai due gatti guardiani, e anche le ultime riflession di Suzume per quanto cariche di significato perdono di potenza a causa dell'uso poco coraggioso di frasi un po' cliche.
In conclusione consiglio vivamente la visione di Suzume perchè segna un passo in avanti davvero significativo per Shinkai che mi sembra abbia avuto il coraggio di scrivere una storia più matura e per molti aspetti più rischiosa rispetto alla sua zona di Comfort.
P.S Ho amato your name e penso che al netto dei suoi importanti difetti di caratterizzazione e sceneggiatura riesce a far davvero emozionare lo spettatore, anche più di Suzume, ma come ho detto prima la maturità di questa storia risiede proprio nel fatto di riuscire a lasciare un messaggio profondo nel cuore dello spettatore.
Ero molto "preoccupato" per il ritorno di Shinkai al cinema dal momento che il suo precedente lavoro mi aveva assai deluso. Ma andiamo con ordine. Già dal titolo il regista ci vuol far capire una cosa: la protagonista assoluta è Suzume, ed è su di lei che la pellicola ruota attorno a differenza dei suoi precedenti lavori sempre divisi fra due comprimari almeno sulla carta egualmente importanti. Ciò ha permesso a Shinkai di riuscire a tratteggiare in modo piuttosto approfondito il carattere e la psiche della protagonista, a differenza degli altri film dove una buona caratterizzazione dei personaggi principali rappresentava una mancanza problematica. Ho letto una recensione con cui concordo che sosteneva come l'aver messo il focus sulla protagonista e sul suo viaggio nell'elaborazione del lutto e non sulla relazione romantica con l'altro comprimario abbia paradossalmente reso la direzione romantica cui si giunge molto più credibile forte di uno sviluppo naturale e conseguente alla vicenda narrata.
Tuttavia anche gli altri personaggi, Sota compreso, sono riusciti a brillare al massimo, ciascuno in proporzione al minutaggio assegnatogli, evitando così la pericolosa deriva di un cast di personaggi utili ai soli fini del proseguimento della trama. Tutti i personaggi contribuiscono infatti a portare sullo schermo un ricco patrimonio umano fatto di una quotidionità pregna di bellezza. Anche le relazioni tra i personaggi stessi sono rappresentate in modo molto più realistico e umano, segno di una maggiore maturità narrativa di Shinkai. Oltre a ciò, a differenza di weathering with you e per molti aspetti anche di your name, la storia ha saputo rispondere a quasi tutte le domande che mi sono sorte rispetto alla plausibilità degli eventi narrati. Vero che si tratta di una storia fanasy ma, appartenendo al genere del realismo magico, gli aspetti della trama legati alla realtà tout court dovrebbero sapersi rapportare in modo convincente a essa per evitare un'eccessiva sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore. E, come detto prima, questa volta la storia riesce a reggere meglio il confronto. La struttura road movie mantiene il ritmo della narrazione sempre su buoni livelli. Per quanto riguarda il finale ho avuto l'impressione che Shinkai abbia cercato di dare più peso al messaggio di spinta alla vita e di solidarietà reciproca rispetto all'emotività fine a se stessa. Questo rende gli ultimi minuti meno emotivamente forti rispetto ad esempio a your name, che ha la forza e il pregio di colpire lo spettatore con un turbinio di emozioni. Tuttavia a mio parere questa scelta paga di più dal momento che Suzume resta con lo spettatore, che l'ha accompagnata lungo tutto il suo viaggio, e non se ne va via una volta terminata la pellicola.
Un plauso ovviamente anche alle musiche e alle animazioni (eccezion fatta per il verme 3D sopra Tokyo), ormai cavallo di battaglia di Shinkai.
Infine i difetti che secondo me si concentrano quasi tutti nella parte finale della pellicola. Non ho apprezzato l'incontro con il nonno di Souta che ho trovato un po' fine a se stesso, come del resto lo stesso Sota avrebbe meritato di un po' più di approfondimento psicologico magari anche attraverso qualche flashback. L'ultima parte del film non riesce a dare una conclusione soddisfacente ai due gatti guardiani, e anche le ultime riflession di Suzume per quanto cariche di significato perdono di potenza a causa dell'uso poco coraggioso di frasi un po' cliche.
In conclusione consiglio vivamente la visione di Suzume perchè segna un passo in avanti davvero significativo per Shinkai che mi sembra abbia avuto il coraggio di scrivere una storia più matura e per molti aspetti più rischiosa rispetto alla sua zona di Comfort.
P.S Ho amato your name e penso che al netto dei suoi importanti difetti di caratterizzazione e sceneggiatura riesce a far davvero emozionare lo spettatore, anche più di Suzume, ma come ho detto prima la maturità di questa storia risiede proprio nel fatto di riuscire a lasciare un messaggio profondo nel cuore dello spettatore.