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E venne il turno della visione di "Lovely Complex". Dopo "Toradora!", "Karekano", "Ao Haru Ride", "Kimi ni Todoke", sono arrivato a un altro famigerato totem delle commedie romantiche scolastiche shoujo degli anni 2000.
Il genere cui si ispira "Lovely Complex" è proprio quello del filone shoujo-scolastico, ma rispetto alle opere già citate, "Lovely Complex" caratterizza al massimo la componente comica-caricaturale-demenziale (portandola talvolta anche oltre il sopportabile), rendendola tuttavia un modello di riferimento per le opere del genere, proprio per la leggerezza con cui sviluppa la solita trama romantica, cui aggiunge l'elemento che contraddistingue l'opera fin dal titolo: il complesso dell'altezza.

Tratto dall'omonimo manga di Aya Nakahara pubblicato a partire dal 2001, quest'anime di ventiquattro episodi, messo in onda tra la primavera e l'estate del 2007, traspone il manga più o meno fino al dodicesimo volume dei diciassette totali. Se quest'ultimo, da quanto appreso leggendo in rete i commenti, è stato un po' criticato per l'eccessiva lunghezza e ripetitività/ridondanza della storia, soprattutto nella parte finale, posso sostenere che fortunatamente l'anime si sia fermato al dodicesimo volume, per non far perdere all'opera la vitalità della storia, allungandola oltremodo senza reali benefici per la trama.

Attenzione: la parte seguente contiene spoiler

La trama è incentrata sulla storia, prima di amicizia e poi d'amore, fra Risa Koizumi e Atsushi Otani, due studenti delle scuole superiori di Osaka e compagni di classe.
Risa è alta 172 cm (quando la media reale delle donne giapponesi è di circa 158 cm - fonte Wikipedia), e sembra un po' fuori luogo rispetto alle altre compagne di classe e amiche. Oltre ad essere troppo alta rispetto agli altri, è molto complessata da questo "limite" che, unitamente al suo infantilismo (passione sfrenata per i videogiochi e i gadget a tema conigli) e ingenuità, la rendono una bambinona troppo cresciuta, imprevedibile, fumantina ma anche tanto adorabile e gentile, sempre più attenta agli altri che non alle sue esigenze.
Atsushi è alto 156 cm (quando la media reale degli uomini giapponesi è di circa 171 cm - sempre fonte Wikipedia) e, per rendere il tutto ancora più grottesco e comico, gioca con buoni risultati a pallacanestro, tanto da diventare il capitano della squadra della scuola. Anche lui soffre tremendamente il complesso della sua altezza, ma, a differenza di Risa, sotto l'apparente immagine di ragazzo un po' bambinone e infantile, è tutt'altro che imbranato, "sfigato", solitario e ottuso, contraddicendo i classici cliché del ragazzo nelle commedie shoujo.
Ovviamente Risa ambisce ad avere un ragazzo più alto di lei, mentre Atsushi vorrebbe avere una storia d'amore con una ragazza più bassa di lui. E con questa premessa i due danno origine a una interazione tra loro che, tra alti e bassi e in modo forse un po' troppo dilatato/allungato, sfocerà nel riconoscere i loro sentimenti reciproci.

Inizialmente i due sono estremamente "comici" e "grotteschi", tanto da essere soprannominati in classe il duo "All Hanshin Kyojin" (duo comico giapponese realmente esistente composto da due comici che presentano una notevole differenza di altezza), atteso che le loro interazioni sono sempre molto sopra le righe, fatte di litigi e battibecchi su tutto, anche e soprattutto davanti a compagni e professori. Vederli nei primi episodi è alquanto comico, perché si sfottono reciprocamente proprio per la loro altezza e non perdono occasione per punzecchiarsi.
Tra un litigio e l'altro (spassosi proprio per come Atsushi deve alzare la testa e lo sguardo per rivolgersi a Risa), in modo sempre un po' stupido e infantile, imparano tuttavia a conoscersi, scoprendo di avere in comune molto, e non alludo solo alla passione comune per il rapper Umibozu, ma anche al modo di divertirsi e di valutare le cose, tanto che alla fine, pur litigando spesso, si ritrovano quasi sempre insieme a trascorrere il loro tempo e dimostrando che in fondo, nonostante la loro diversità fisica, sembrano fatti l'uno per l'altra.
Tale circostanza non sfugge ai loro compagni e amici, tanto che tutti sponsorizzano a loro modo la formalizzazione della loro storia d'amore, ma loro non sembrano disposti ad ammetterlo... e così, per la prima parte della serie, è un continuo tira e molla fatto di battute più o meno azzeccate e divertenti tra loro due. Poi in Risa, continuamente sobillata dall'amica Nobuko, scatta quel quid che le fa realizzare che in fondo Atsushi è l'unico ragazzo che la fa sentire a suo agio, che si preoccupa sempre per lei e che senza di lui la sua vita di studentessa avrebbe meno valore, perché è in fondo l'unico che la completa non solo fisicamente ma anche caratterialmente... e dopo continui ripensamenti, si dichiara ad Atsushi, ottenendo sostanzialmente una risposta sibillina, che per Atsushi è più uno "stand-by", che lei interpreta come un rifiuto. Ma lei, dopo lo scoramento iniziale dovuto alla delusione e alla conferma del complesso dell'altezza (con tutti i "film" mentali del caso), riesce a non demordere e continuerà a pressare Atsushi, anche se saranno una serie di eventi (che purtroppo fanno scadere l'opera nei classici cliché del genere) che porteranno Atsushi a manifestare i propri sentimenti verso Risa, coronando la loro storia.

La trama pertanto ruota intorno al "complesso dell'altezza" in chiave comica e, a mio avviso, come si suol dire, "coglie nel segno". Complice il chara desing dalla silhouette piuttosto allungato, la differenza di 16 cm nell'anime sembra ancora più marcata, rendendo la vicinanza dei due già comica di suo. Vedere Atsushi alzare lo sguardo per guardarla in volto per parlarle lo fa sembrare un bambino che si rivolge alla mamma.

Per rincarare la dose, i due sono comici anche dal punto di vista caratteriale: Risa è una vera e propria bambinona, tanto ingenua e complessata dall'altezza quanto altruista e generosa, ma molto poco femminile, tanto da essere una stordita e imbranata, e soprattutto insicura e piagnucolona, a causa della sua presenza fisica, tanto da essere bisognosa di continue rassicurazioni su qualsiasi aspetto della sua esistenza, con particolare riguardo ai sentimenti e all'amore.
Atsushi è sicuramente più determinato, infantile nelle reazioni e permaloso oltre ogni misura a causa del complesso dell'altezza che vive "male", ma ha una capacità di comprendere gli altri non comune e, nonostante le apparenze, si dimostra sempre molto comprensivo nei confronti di Risa, dimostrandole di tenere veramente a lei, comportandosi o compiendo azioni che sono molto significative per lei, anche e soprattutto ogni qualvolta lei si trova in difficoltà. Di sicuro, essendo la trama raccontata esclusivamente dal punto di vista di Risa, Atsushi e il suo temporeggiare prolungato potrebbe risultare "odioso", proprio perché non viene raccontato e spiegato anche dal punto di vista del ragazzo.

È ovvio che, per rendere il tutto coerente con gli stilemi delle opere shoujo, ci voleva un po' di "tira e molla", e su questo aspetto, dopo la dichiarazione di lei (che arriva abbastanza "presto" nella serie), ahimè la serie diventa un po' troppo standard e lunga, tanto da essermi risultata un po' stucchevole, deja vù e noiosa: tra i tanti, le solite storie come la ex di lui, il professore supercool di cui si invaghisce lei e una marea di incomprensioni ed equivoci (spesso oltre il limite del credibile), che alla fine possono deludere gli spettatori un po' più esigenti in tema di trama.
In fondo, mi è rimasta la sensazione che il tema del complesso dell'altezza sia stato introdotto bene all'inizio, ma poi abbia perso di mordente, per sfumare solo come "alibi" apparente (perché in realtà Atsushi sembra aver altri dubbi nei confronti di Risa, soprattutto sul suo carattere), per rimandare la sua dichiarazione a Risa.

Nonostante i cliché del genere, restano a mio avviso validi e positivi i punti di forza della serie: Risa e Atsushi sono personaggi meno artefatti di quanto voglia far sembrare la loro vena comica, inseriti in una quotidianità credibile, spensierata e provinciale.
Non troviamo l'esasperazione dell’incanto, dello struggimento, della nostalgia, dei ripensamenti e quel senso di rimpianto per le occasioni perdute tipici di certi shoujo.
"Lovely Complex" nella sua comicità "bada al sodo" e al reale senza troppi "trip mentali": rappresenta un gruppetto di amici alle prese con le questioni e turbamenti di tutti i giorni e tende a sdrammatizzare la naturale ritrosia, timidezza e chiusura tipiche del modo di comportarsi dei Giapponesi, rendendoli quasi più occidentali.

In fondo, Atsushi tarda a dichiarare a Risa i propri sentimenti per un mix di dubbi, paure su sé e su Risa, e non per la classica timidezza "fuori scala" cui siamo stati abituati da tante rom-com. Di certo Atsushi dimostra di avere in tutta la serie l'incapacità di saper dire "Ti amo" a Risa... piuttosto la bacia, ma non si dichiara... almeno fino a quando, dopo aver litigato, le corre incontro dichiarando che senza di lei la sua esistenza non ha lo stesso valore (e Risa di tutto punto spera di rivivere in cuor suo quella scena più volte, lasciandosi e rimettendosi insieme). Tra i vari pregi, la serie dimostra ancora una volta il titolo del libro "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere": Atsushi dimostra il suo amore "per fatti concludenti" (e senza troppi fronzoli), mentre Risa nutre il bisogno perenne di essere continuamente rassicurata, vezzeggiata e coccolata, circondata di attenzioni e conferme verbali da parte di Atsushi.

I personaggi secondari, sebbene ricoprano un ruolo anche importante nell'economia della trama, non mi sono sembrati alla stessa altezza dei protagonisti: mentre questi ultimi hanno nel corso dei ventiquattro episodi una evoluzione positiva del loro carattere, gli altri restano sempre uguali a sé stessi (forse una eccezione per Nobuko e Heikichi e la loro crisi di coppia), cristallizzati nel loro ruolo di sparring partner dei due protagonisti, e risultano abbastanza noiosi e banali gli archi narrativi loro dedicati. Menzione di onore sicuramente per Nobuko, ma anche per Seishiro, che dimostra anche un po' di coraggio da parte degli autori del manga e della serie di trattare temi legati al "gender bender" in modo leggero e comico (da risate la scena dell'infermeria tra lei/lui e Atsushi), senza scadere nel volgar/demenziale.

Dal punto di vista tecnico, molto originale l'opening in salsa rap e azzeccatissimo il doppiaggio in italiano. Credo che il merito sia integralmente ascrivibile ai doppiatori Valentina Favazza (Risa) e Alessio Nissolino (Atsushi), che hanno reso splendidamente con le intonazioni giuste l'espressività dei momenti più comici ed esilaranti, come a passare da momenti di massimo fervore a quelli più tristi in un batter d'occhio.

Senza ombra di dubbio, "Lovely Complex" dimostra di possedere la capacità di saper intrattenere lo spettatore con una comicità a tutto tondo, dallo stile di disegno delle espressioni dei visi "super deformed" all'ottimo doppiaggio che valorizza gli stati d’animo dei protagonisti attraverso continue variazioni di voce e intonazione.
"Lovely Complex" rappresenta un altro piccolo affresco dei tormenti adolescenziali, le pene d’amore e la vita scolastica di ragazzi di diciassette-diciotto anni, visti comunque con quel positivismo che è insito nell'entusiasmo dei ragazzi di quell'età e senza sovrastrutture e filtri tipici del mondo adulto.