Recensione
Love and Lies
6.0/10
“Love and Lies” è un anime sentimentale di dodici episodi. Il contesto, se non originale, è quantomeno diverso dal solito, ed è quello che mi ha incuriosita. È ambientato in Giappone, in un futuro prossimo in cui il tasso di natalità è talmente basso, che il governo si è visto in dovere di prendere dei provvedimenti. A partire dai sedici anni in poi, il governo assegna a ciascuno un partner compatibile con il quale costruire un futuro felice e mettere su famiglia.
Yukari Nejima è prossimo al suo sedicesimo compleanno e presto riceverà il suo avviso, quindi ha un’ultima possibilità per rivelare i suoi sentimenti alla sua compagna di classe Misaki, della quale è innamorato fin dalle elementari. Sorprendentemente (per lui), i suoi sentimenti sono ricambiati e i due divengono l’immagine della felicità. Ovviamente questo idillio ha vita brevissima, e Nejima riceve l’avviso governativo che gli assegna Ririna Sanada come compagna di vita. Inizia così questo ménage à trois, tra Ririna e Misaki, che diventano molto amiche e sono pronte a sacrificare la propria felicità per l’altra, e Nejima che tiene un piede in due scarpe e non sa decidersi.
Tutta l’opera gira intorno a questo terzetto (se la poligamia fosse stata consentita, avremmo risolto il problema a monte) e ai loro tormentati sentimenti reciproci, tra situazioni classiche e situazioni tipiche dell’opera frutto dell’ingerenza governativa.
Nonostante sfrutti le tipicità del genere sentimentale, l’opera è a tratti lacunosa e lascia un profondo senso di non detto. Il sistema con cui il governo determina la compatibilità tra le coppie viene messo in dubbio in vari modi, ma senza che venga data alcuna risposta o approfondimento in merito.
Il protagonista non ha una grande presenza, è il classico ragazzo senza nulla di speciale che si ritrova ad avere un harem senza particolari meriti se non la gentilezza. Quelle che mandano avanti la baracca sono le due ragazze, Ririna con la sua schiettezza e i suoi modi trasparenti, e Misaki con i suoi sentimenti contrastanti per il legame tra Nejima e Ririna.
Per la conclusione della serie avrei auspicato un finale più deciso e meno nebuloso, ma segue l’andamento dell’opera, che è sempre rimasta nel limbo dell'indecisione, quindi ci può stare.
Nel complesso, è un’opera che non lascia il segno, può andar bene per passare il tempo, ma di questo genere ci sono sicuramente opere meglio riuscite.
Yukari Nejima è prossimo al suo sedicesimo compleanno e presto riceverà il suo avviso, quindi ha un’ultima possibilità per rivelare i suoi sentimenti alla sua compagna di classe Misaki, della quale è innamorato fin dalle elementari. Sorprendentemente (per lui), i suoi sentimenti sono ricambiati e i due divengono l’immagine della felicità. Ovviamente questo idillio ha vita brevissima, e Nejima riceve l’avviso governativo che gli assegna Ririna Sanada come compagna di vita. Inizia così questo ménage à trois, tra Ririna e Misaki, che diventano molto amiche e sono pronte a sacrificare la propria felicità per l’altra, e Nejima che tiene un piede in due scarpe e non sa decidersi.
Tutta l’opera gira intorno a questo terzetto (se la poligamia fosse stata consentita, avremmo risolto il problema a monte) e ai loro tormentati sentimenti reciproci, tra situazioni classiche e situazioni tipiche dell’opera frutto dell’ingerenza governativa.
Nonostante sfrutti le tipicità del genere sentimentale, l’opera è a tratti lacunosa e lascia un profondo senso di non detto. Il sistema con cui il governo determina la compatibilità tra le coppie viene messo in dubbio in vari modi, ma senza che venga data alcuna risposta o approfondimento in merito.
Il protagonista non ha una grande presenza, è il classico ragazzo senza nulla di speciale che si ritrova ad avere un harem senza particolari meriti se non la gentilezza. Quelle che mandano avanti la baracca sono le due ragazze, Ririna con la sua schiettezza e i suoi modi trasparenti, e Misaki con i suoi sentimenti contrastanti per il legame tra Nejima e Ririna.
Per la conclusione della serie avrei auspicato un finale più deciso e meno nebuloso, ma segue l’andamento dell’opera, che è sempre rimasta nel limbo dell'indecisione, quindi ci può stare.
Nel complesso, è un’opera che non lascia il segno, può andar bene per passare il tempo, ma di questo genere ci sono sicuramente opere meglio riuscite.