Recensione
Recensione di hachi_rosa92
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Adattamento OAV di un film a cui prendono parte i protagonisti di "Haru wo Daiteita", quest'opera ha l'enorme pregio di rispettare fedelmente la trama del film così come viene presentata dall'autrice all'interno del manga. Ritengo sconsigliabile una visione dell'OAV senza prima aver letto il manga da cui è tratto, poiché solo in questo modo è possibile godere appieno della visione. Il giudizio estremamente positivo non è infatti rivolto al film considerato come a sé stante (nella qual misura avrebbe comunque meritato un giudizio generalmente buono) ma visto come adattamento del film "Fuyu no Semi", presentato in "Haru wo Daiteita".
Cosa cambia, si dirà? Molto. A cominciare dal titolo, in cui all'"Haru" dell'opera originale si contrappone il "Fuyu" di Cicala d'Inverno, poiché, come risulterà evidente per chi ha letto il manga, le due opere non fanno che rispecchiare le diverse stagioni della vita dei due protagonisti. Difficile specificare oltre senza fare spoiler, ma basti qui sapere che nel manga originale si allude molto chiaramente al fatto che Akizuki e Kusaka sono personaggi-specchio di Iwaki e Kato, non semplici ruoli da essi interpretati. Ed è così che l'"inverno" in cui ad Akizuki e Kusaka non è permesso di vivere il loro amore viene seguito, in tempi moderni, dalla "primavera" in cui Iwaki e Kato possono farlo, seppur tra varie problematiche. Con quest'occhio rivolto ai temi del destino e della reincarnazione, che emergono senza prepotenza ma con grande costanza in tutta la bibliografia di Youka Nitta, è davvero possibile comprendere a fondo il senso di questa pellicola.
Molto interessante la scelta di realizzare l'opera come se fosse il film stesso prodotto all'interno di "Haru wo Daiteita". Lo spettatore immagina che a interpretare i ruoli vi siano Iwaki e Kato, ma ciò non viene mai specificato in alcun punto della pellicola, che è presentata come prodotto finito, come se lo spettatore finale si collocasse all'interno di "Haru wo Daiteita", in una sapiente scelta registica di metanarrazione.
La qualità dei colori e delle immagini non è invece ottima, e per chi ha letto il manga finisce purtroppo per creare contrasto con il profondo tratto di Youka Nitta che lo spettatore non può fare a meno di rimpiangere lungo tutto il corso della visione.
Che dire? Un buon lavoro che ha potuto essere realizzato grazie al fatto di aver rispettato il materiale originale. A chi ha concepito quest'idea, grazie.
Cosa cambia, si dirà? Molto. A cominciare dal titolo, in cui all'"Haru" dell'opera originale si contrappone il "Fuyu" di Cicala d'Inverno, poiché, come risulterà evidente per chi ha letto il manga, le due opere non fanno che rispecchiare le diverse stagioni della vita dei due protagonisti. Difficile specificare oltre senza fare spoiler, ma basti qui sapere che nel manga originale si allude molto chiaramente al fatto che Akizuki e Kusaka sono personaggi-specchio di Iwaki e Kato, non semplici ruoli da essi interpretati. Ed è così che l'"inverno" in cui ad Akizuki e Kusaka non è permesso di vivere il loro amore viene seguito, in tempi moderni, dalla "primavera" in cui Iwaki e Kato possono farlo, seppur tra varie problematiche. Con quest'occhio rivolto ai temi del destino e della reincarnazione, che emergono senza prepotenza ma con grande costanza in tutta la bibliografia di Youka Nitta, è davvero possibile comprendere a fondo il senso di questa pellicola.
Molto interessante la scelta di realizzare l'opera come se fosse il film stesso prodotto all'interno di "Haru wo Daiteita". Lo spettatore immagina che a interpretare i ruoli vi siano Iwaki e Kato, ma ciò non viene mai specificato in alcun punto della pellicola, che è presentata come prodotto finito, come se lo spettatore finale si collocasse all'interno di "Haru wo Daiteita", in una sapiente scelta registica di metanarrazione.
La qualità dei colori e delle immagini non è invece ottima, e per chi ha letto il manga finisce purtroppo per creare contrasto con il profondo tratto di Youka Nitta che lo spettatore non può fare a meno di rimpiangere lungo tutto il corso della visione.
Che dire? Un buon lavoro che ha potuto essere realizzato grazie al fatto di aver rispettato il materiale originale. A chi ha concepito quest'idea, grazie.