Recensione
Blue Flag
7.5/10
"Blue Flag" è un manga drammatico, sentimentale e scolastico pubblicato su Shonen Jump Plus a partire dal 2007, che vede i protagonisti Taichi, Toma e Futaba alle prese con le loro scelte di vita scolastiche e sentimentali sul finire del loro ultimo anno di liceo.
Il manga è tutto sommato ben scritto ed è capace di far empatizzare con i personaggi, di commuovere di rendere tristi o felici. La scrittura e l'introduzione dei personaggi è sempre utile alla trama principale. Essi presentano un proprio inizio una propria evoluzione e un proprio finale. I personaggi che si trovano nella storia a rappresentare un inutile corollario, invece, vengono ben distinti dagli altri, anche attraverso un character design volutamente macchiettistico come ad indicare di non aspettarsi chissà quale ruolo importante da loro.
Il tutto funziona bene, anche se alcune parti, a mio avviso risultano troppo forzate.
Tutto questo fino al finale. Il finale infatti, per come la vedo io, risulta totalmente incoerente e gli eventi in cui il protagonista decide di andare incontro sono forzatissimi, considerando il suo punto di vista. Senza voler far spoiler, Taichi si strugge su alcune decisioni, ma nel corso della storia viene mostrato chiaramente che il peso di Taichi non riguarda proprio quello, ma più un generico come comportarsi nei confronti di alcuni suoi amici, cosa fare, e quale decisione prendere, ma non aveva mai messo in dubbio se stesso su quella particolare cosa (tutto questo viene messo in chiaro anche esplicitamente). Invece nel finale (che è ambientato dopo diversi anni dalla storia principale del manga, ci si ritrova in una situazione completamente diversa da quella a cui ci aveva portato la serie, quasi come se quello a cui si arriva nel finale fosse più il finale di un fantomatico "Blue Flag 2" che mostra tutt'un altro pezzo di storia e non di questa serie.
Mi spiego meglio, Immaginate un manga in cui il protagonista gioca a calcio (da ragazzo, quindi a livello amatoriale). Nel capitolo finale, ambientato anni dopo quando il protagonista è diventato adulto, puoi farmi vedere che è diventato un calciatore professionista, oppure magari l'autore può decidere che non ci è riuscito e quindi mostrare il protagonista alle prese con un normalissimo lavoro, ma non può fare che il protagonista è diventato un atleta professionista, ma di pallavolo, perché a questo punto è come se ci mancasse un intero pezzo di storia. Ecco, "Blue Flag" fa proprio questo.
Il manga è tutto sommato ben scritto ed è capace di far empatizzare con i personaggi, di commuovere di rendere tristi o felici. La scrittura e l'introduzione dei personaggi è sempre utile alla trama principale. Essi presentano un proprio inizio una propria evoluzione e un proprio finale. I personaggi che si trovano nella storia a rappresentare un inutile corollario, invece, vengono ben distinti dagli altri, anche attraverso un character design volutamente macchiettistico come ad indicare di non aspettarsi chissà quale ruolo importante da loro.
Il tutto funziona bene, anche se alcune parti, a mio avviso risultano troppo forzate.
Tutto questo fino al finale. Il finale infatti, per come la vedo io, risulta totalmente incoerente e gli eventi in cui il protagonista decide di andare incontro sono forzatissimi, considerando il suo punto di vista. Senza voler far spoiler, Taichi si strugge su alcune decisioni, ma nel corso della storia viene mostrato chiaramente che il peso di Taichi non riguarda proprio quello, ma più un generico come comportarsi nei confronti di alcuni suoi amici, cosa fare, e quale decisione prendere, ma non aveva mai messo in dubbio se stesso su quella particolare cosa (tutto questo viene messo in chiaro anche esplicitamente). Invece nel finale (che è ambientato dopo diversi anni dalla storia principale del manga, ci si ritrova in una situazione completamente diversa da quella a cui ci aveva portato la serie, quasi come se quello a cui si arriva nel finale fosse più il finale di un fantomatico "Blue Flag 2" che mostra tutt'un altro pezzo di storia e non di questa serie.
Mi spiego meglio, Immaginate un manga in cui il protagonista gioca a calcio (da ragazzo, quindi a livello amatoriale). Nel capitolo finale, ambientato anni dopo quando il protagonista è diventato adulto, puoi farmi vedere che è diventato un calciatore professionista, oppure magari l'autore può decidere che non ci è riuscito e quindi mostrare il protagonista alle prese con un normalissimo lavoro, ma non può fare che il protagonista è diventato un atleta professionista, ma di pallavolo, perché a questo punto è come se ci mancasse un intero pezzo di storia. Ecco, "Blue Flag" fa proprio questo.