Recensione
Good Night World
9.0/10
Una bella storia vittima dei nostri tempi.
Questa frase racchiude molto bene quella che è stata la mia impressione su quest'opera, al netto anche delle altre recensioni qui presenti. Ho trovato Good Night World infatti come una storia decisamente appassionante e ben costruita, che prende il giusto tempo per raccontarsi, senza scadere troppo né in episodi filler, né nei ritmi iperaccellerati delle recenti produzioni che banalizzano le caratterizzazioni dei personaggi e le evoluzioni della storia (ed effettivamente la cosa quadra, dato che si parla di una serie tratta da un manga originale di pochi volumi). Un'opera con una buona produzione tecnica e che nonostante il setting digitale non utilizza della CG scadente, ma piuttosto delle belle scene di animazione (anche se il setting principalmente basato sulla psicologia che sull'azione aiuta in questo caso, la cosa non è da poco) e che dopo la prima metà diventa un vero rollercoaster di emozioni degno delle migliori produzioni, la cui unica vera pecca è il mancato doppiaggio in italiano ad opera della sempre più carente Netflix.
Ed allora perché la definisco come "vittima dei nostri tempi"?
Per via dei suddetti primi episodi, che sono ottimi per introdurre setting e personaggi, ma che possono allontanare il fan moderno ormai abituato a storie ambientate nella realtà virtuale e ormai sovraccaricato di proposte visive alternative. Certo, sia la sigla iniziale che alcuni spunti inseriti a cavallo tra le prime scene 'idilliache' nella realtà virtuale fanno capire la natura più cupa e psicologica della produzione, ma non tutti ormai hanno la pazienza di accettare l'esca narrativa data da tali spunti e vedere dove la produzione vuole portare... e questo è davvero un peccato. Il padre disfunzionale, che rappresenta una specie di Gendo Ikari che al contrario del suo originale in Evangelion non riesce a distaccarsi completamente dai suoi sentimenti, è un personaggio davvero notevole che meriterebbe da solo la visione, ma anche il protagonista, Piko ed il resto del cast non sono da meno, venendo sviluppati al meglio nel limitato minutaggio a disposizione dato dai dodici episodi da cui è composta la serie, creando una storia che quando entra nel vivo non annoia davvero mai e, soprattutto, stupisce per la sua umanità. Ed è forse questo il punto più importante della serie: la rappresentazione dettagliata e vitale dell'umanità di tutti i personaggi, digitali e non, capace davvero di trasmettere le emozioni complicate e discordanti che ognuno di essi si porta dietro e che hanno portato alla realizzazione della controparte digitale della famiglia disfunzionale reale e di tutti gli altri personaggi che animano e rendono vitale il mondo digitale di Planet. Nonostante quindi GNW possa facilmente cadere in una retorica perbenista, questo non avviene e la produzione piuttosto preferisce farci vedere la spietata durezza della realtà non cercando di imporre facili morali ma piuttosto di mostrarci come, nonostante tutte le proprie debolezze ed imperfezioni, si possa comunque andare avanti, soffermandosi solo sulla maturazione del cast e sul procedere della storia, facendo davvero un ottimo lavoro.
Mi sento quindi di consigliare la visione di "Good Night World" a chiunque, soprattutto se si è interessati ad una storia avvincente che parla con coraggio dell'umanità presente in ognuno di noi, andando oltre alla sua ambientazione mainstream che può, involontariamente, allontanare da questo piccolo gioiellino.
Questa frase racchiude molto bene quella che è stata la mia impressione su quest'opera, al netto anche delle altre recensioni qui presenti. Ho trovato Good Night World infatti come una storia decisamente appassionante e ben costruita, che prende il giusto tempo per raccontarsi, senza scadere troppo né in episodi filler, né nei ritmi iperaccellerati delle recenti produzioni che banalizzano le caratterizzazioni dei personaggi e le evoluzioni della storia (ed effettivamente la cosa quadra, dato che si parla di una serie tratta da un manga originale di pochi volumi). Un'opera con una buona produzione tecnica e che nonostante il setting digitale non utilizza della CG scadente, ma piuttosto delle belle scene di animazione (anche se il setting principalmente basato sulla psicologia che sull'azione aiuta in questo caso, la cosa non è da poco) e che dopo la prima metà diventa un vero rollercoaster di emozioni degno delle migliori produzioni, la cui unica vera pecca è il mancato doppiaggio in italiano ad opera della sempre più carente Netflix.
Ed allora perché la definisco come "vittima dei nostri tempi"?
Per via dei suddetti primi episodi, che sono ottimi per introdurre setting e personaggi, ma che possono allontanare il fan moderno ormai abituato a storie ambientate nella realtà virtuale e ormai sovraccaricato di proposte visive alternative. Certo, sia la sigla iniziale che alcuni spunti inseriti a cavallo tra le prime scene 'idilliache' nella realtà virtuale fanno capire la natura più cupa e psicologica della produzione, ma non tutti ormai hanno la pazienza di accettare l'esca narrativa data da tali spunti e vedere dove la produzione vuole portare... e questo è davvero un peccato. Il padre disfunzionale, che rappresenta una specie di Gendo Ikari che al contrario del suo originale in Evangelion non riesce a distaccarsi completamente dai suoi sentimenti, è un personaggio davvero notevole che meriterebbe da solo la visione, ma anche il protagonista, Piko ed il resto del cast non sono da meno, venendo sviluppati al meglio nel limitato minutaggio a disposizione dato dai dodici episodi da cui è composta la serie, creando una storia che quando entra nel vivo non annoia davvero mai e, soprattutto, stupisce per la sua umanità. Ed è forse questo il punto più importante della serie: la rappresentazione dettagliata e vitale dell'umanità di tutti i personaggi, digitali e non, capace davvero di trasmettere le emozioni complicate e discordanti che ognuno di essi si porta dietro e che hanno portato alla realizzazione della controparte digitale della famiglia disfunzionale reale e di tutti gli altri personaggi che animano e rendono vitale il mondo digitale di Planet. Nonostante quindi GNW possa facilmente cadere in una retorica perbenista, questo non avviene e la produzione piuttosto preferisce farci vedere la spietata durezza della realtà non cercando di imporre facili morali ma piuttosto di mostrarci come, nonostante tutte le proprie debolezze ed imperfezioni, si possa comunque andare avanti, soffermandosi solo sulla maturazione del cast e sul procedere della storia, facendo davvero un ottimo lavoro.
Mi sento quindi di consigliare la visione di "Good Night World" a chiunque, soprattutto se si è interessati ad una storia avvincente che parla con coraggio dell'umanità presente in ognuno di noi, andando oltre alla sua ambientazione mainstream che può, involontariamente, allontanare da questo piccolo gioiellino.