Recensione
Fūfu Kōkan
3.0/10
Recensione di dawnraptor
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E’ sinceramente al di là della mia comprensione lo scopo della visione di un simile anime.
Dovrebbe eccitare? Chi? Partendo comunque dall’imperscrutabile censura pixellata delle zone inguinali, ma non di quelle anali, cosa dovrebbe stuzzicare l’improvvido spettatore? L’ondeggiare e roteare di ghiandole mammarie tanto abnormi quanto improbabili? I continui gemiti e gridolini infantili e kawai delle signore? I dialoghi in odor di premio Strega? E la malcapitata spettatrice, dovrebbe immedesimarsi con le mugolanti latterie di cui sopra? Mistero.
Ci si domanda poi cosa ne sia della privacy in queste sess-ioni, visto che le urla femminili raggiungono picchi di decibel difficilmente contenibili dalle pareti di carta di un albergo tradizionale giapponese. Trovo particolarmente irritante, tra l’altro, che gli uomini chiamino le donne per nome, mentre loro vengono quasi sempre definiti senpai.
La trama, volendola gratificare di questo improprio appellativo, è semplice e lineare, e non potrebbe essere diversamente, vista la brevità dell’oper… schifezza. Abbiamo due coppie di amici, di cui una molto morigerata e l’altra più allegra, per così dire, che si ritrovano insieme alle terme e, con pretesti fuor da ogni logica, si scambiano i partner per un paio di giorni, permettendoci così di goder… subire le successive amenità del caso.
Non starò a disquisire troppo sui personaggi, sulla dialettica del malandrino che riesce a convincere la riluttante (!?) scambista che l’esperienza andrà a vantaggio del suo matrimonio, sul fatto che negli ultimi due episodi una delle due coppie scompaia dal radar, sul chara design piuttosto anonimo, sugli irritanti stereotipi applicati ai personaggi femminili, e così via. Preferisco rimarcare il concetto della terribile censura, che riesce a far sì che una fellatio paia applicata a un tronco di bouganvillea. E non dico altro.
Ero stata tentata di scendere ancora con la mia valutazione, ma mi sono trattenuta per due semplici motivi: il primo è che, di norma, non sono fruitrice di questi contenuti e quindi non sono in grado di applicare alcuno standard. Come sono, nella media, gli hentai? Lo ignoro. E, detto fra noi, vista l’esperienza, preferisco continuare a bearmi nella mia ignoranza.
Il secondo motivo per cui non ho infierito oltre i miei soliti limiti è che gli episodi sono molto brevi. Sopportabili? Tutto sommato sì, ma riescono comunque a far riflettere sul concetto di eternità.
In definitiva, qual è lo scopo principe di un hentai? Esatto, signore e signori, eccitare lo spettatore. Se la visione di un anime di questo tipo, per svariati motivi, ti irrita invece di spingerti ad andare a cercare il tuo partner, allora, citando "La guerra dei bottoni", cessa lo scopo. Da qui discende la pesante insufficienza. Elementare, Watson.
Ad ogni modo, posso fieramente vantarmi di aver completato la visione di questo titolo, sperando di non dover mai ripetere l’esperienza. Chi ha orecchio, intenda…
Dovrebbe eccitare? Chi? Partendo comunque dall’imperscrutabile censura pixellata delle zone inguinali, ma non di quelle anali, cosa dovrebbe stuzzicare l’improvvido spettatore? L’ondeggiare e roteare di ghiandole mammarie tanto abnormi quanto improbabili? I continui gemiti e gridolini infantili e kawai delle signore? I dialoghi in odor di premio Strega? E la malcapitata spettatrice, dovrebbe immedesimarsi con le mugolanti latterie di cui sopra? Mistero.
Ci si domanda poi cosa ne sia della privacy in queste sess-ioni, visto che le urla femminili raggiungono picchi di decibel difficilmente contenibili dalle pareti di carta di un albergo tradizionale giapponese. Trovo particolarmente irritante, tra l’altro, che gli uomini chiamino le donne per nome, mentre loro vengono quasi sempre definiti senpai.
La trama, volendola gratificare di questo improprio appellativo, è semplice e lineare, e non potrebbe essere diversamente, vista la brevità dell’oper… schifezza. Abbiamo due coppie di amici, di cui una molto morigerata e l’altra più allegra, per così dire, che si ritrovano insieme alle terme e, con pretesti fuor da ogni logica, si scambiano i partner per un paio di giorni, permettendoci così di goder… subire le successive amenità del caso.
Non starò a disquisire troppo sui personaggi, sulla dialettica del malandrino che riesce a convincere la riluttante (!?) scambista che l’esperienza andrà a vantaggio del suo matrimonio, sul fatto che negli ultimi due episodi una delle due coppie scompaia dal radar, sul chara design piuttosto anonimo, sugli irritanti stereotipi applicati ai personaggi femminili, e così via. Preferisco rimarcare il concetto della terribile censura, che riesce a far sì che una fellatio paia applicata a un tronco di bouganvillea. E non dico altro.
Ero stata tentata di scendere ancora con la mia valutazione, ma mi sono trattenuta per due semplici motivi: il primo è che, di norma, non sono fruitrice di questi contenuti e quindi non sono in grado di applicare alcuno standard. Come sono, nella media, gli hentai? Lo ignoro. E, detto fra noi, vista l’esperienza, preferisco continuare a bearmi nella mia ignoranza.
Il secondo motivo per cui non ho infierito oltre i miei soliti limiti è che gli episodi sono molto brevi. Sopportabili? Tutto sommato sì, ma riescono comunque a far riflettere sul concetto di eternità.
In definitiva, qual è lo scopo principe di un hentai? Esatto, signore e signori, eccitare lo spettatore. Se la visione di un anime di questo tipo, per svariati motivi, ti irrita invece di spingerti ad andare a cercare il tuo partner, allora, citando "La guerra dei bottoni", cessa lo scopo. Da qui discende la pesante insufficienza. Elementare, Watson.
Ad ogni modo, posso fieramente vantarmi di aver completato la visione di questo titolo, sperando di non dover mai ripetere l’esperienza. Chi ha orecchio, intenda…