Recensione
Violet Evergarden
5.0/10
Tanto tempo fa mio padre fu truffato da un uomo che finse di conoscerlo e riuscì a vendergli dei vestiti di bassa lega a un prezzo spropositato. Perché vi racconto questo breve aneddoto? Perché mi sono sentito come mio padre, dopo aver finito "Violet Evergarden": fregato.
Lo si può notare nei commenti positivi che ho scritto per ogni episodio, elogiavano ovviamente il comparto tecnico e la maestria nel far commuovere lo spettatore. Eppure, dopo aver concluso, non sono mai stato più amareggiato e confuso che con un'altra opera. Ho passato ore a chiedermi il perché. Cosa c'è che non va? Cosa non mi ha soddisfatto? Dov'è che ha fallito? Dopo una bella dormita sono riuscito a trovare la risposta: quest'anime ha volato troppo in alto. Cosa vuol dire? Vuol dire che ha affrontato temi seri e complessi come la guerra, la crescita personale, l'accettazione del lutto, il significato dell'amore con strumenti non all'altezza.
Purtroppo è riuscito a ingannare molte persone, me incluso, grazie a un comparto tecnico sublime e delle storie commoventi che ci riguardano da vicino, come i drammi familiari. Ed è proprio con queste storie che c'è la prima truffa. Sono tutte autoconclusive, durano un episodio e poi vengono buttate nel dimenticatoio. Non sto dicendo che, se un anime sceglie questo format, è destinato a fallire, ma lo deve gestire con i guanti di velluto, altrimenti il risultato è una forzatura ridicola e ripetitiva. Lo schema è questo: Violet viene chiamata da un cliente in difficoltà, le viene chiesto di trasmettere i sentimenti in parole, lei magicamente diventa la miglior psicoterapeuta della storia (cosa leggermente assurda, se ci pensate, visto che fino a quattordici anni è stata allevata come un robot), scrive delle lettere commoventi, tutti sono felici, si passa alla prossima e chi si è visto si è visto. Personaggi che hanno lasciato il segno sia in Violet che nello spettatore spariscono come delle mere comparse, per non parlare delle sue colleghe, che dopo qualche siparietto assumono un ruolo secondario rispetto alla vicenda.
Devo ammettere che mi mette in difficoltà questa valutazione, perché, innanzitutto (lo so che l'ho già sottolineato diverse volte, ma è davvero mozzafiato), un comparto tecnico del genere non l'avevo mai visto. Poi perché l'anime, col suo scopo principale di fare emozionare il pubblico, con me ci è riuscito. Eppure, non bastano le apparenze e le emozioni facili, soprattutto quando si vuole puntare così in alto.
Perciò, vista una trama molto forzata, "protagonisti" comparsa e strumentalizzati ai fini della storia e di far risaltare Violet, una protagonista che si trasforma irrealisticamente, ma soprattutto con un carattere che troppo stona con le tematiche affrontate, non posso dare la sufficienza a quest'opera. Mi dispiace un sacco vedere tutto questo potenziale sprecato, ma almeno lo studio Kyoto Animation non ha fatto lo stesso con "A Silent Voice", un capolavoro che gli è riuscito alla perfezione.
Lo si può notare nei commenti positivi che ho scritto per ogni episodio, elogiavano ovviamente il comparto tecnico e la maestria nel far commuovere lo spettatore. Eppure, dopo aver concluso, non sono mai stato più amareggiato e confuso che con un'altra opera. Ho passato ore a chiedermi il perché. Cosa c'è che non va? Cosa non mi ha soddisfatto? Dov'è che ha fallito? Dopo una bella dormita sono riuscito a trovare la risposta: quest'anime ha volato troppo in alto. Cosa vuol dire? Vuol dire che ha affrontato temi seri e complessi come la guerra, la crescita personale, l'accettazione del lutto, il significato dell'amore con strumenti non all'altezza.
Purtroppo è riuscito a ingannare molte persone, me incluso, grazie a un comparto tecnico sublime e delle storie commoventi che ci riguardano da vicino, come i drammi familiari. Ed è proprio con queste storie che c'è la prima truffa. Sono tutte autoconclusive, durano un episodio e poi vengono buttate nel dimenticatoio. Non sto dicendo che, se un anime sceglie questo format, è destinato a fallire, ma lo deve gestire con i guanti di velluto, altrimenti il risultato è una forzatura ridicola e ripetitiva. Lo schema è questo: Violet viene chiamata da un cliente in difficoltà, le viene chiesto di trasmettere i sentimenti in parole, lei magicamente diventa la miglior psicoterapeuta della storia (cosa leggermente assurda, se ci pensate, visto che fino a quattordici anni è stata allevata come un robot), scrive delle lettere commoventi, tutti sono felici, si passa alla prossima e chi si è visto si è visto. Personaggi che hanno lasciato il segno sia in Violet che nello spettatore spariscono come delle mere comparse, per non parlare delle sue colleghe, che dopo qualche siparietto assumono un ruolo secondario rispetto alla vicenda.
Devo ammettere che mi mette in difficoltà questa valutazione, perché, innanzitutto (lo so che l'ho già sottolineato diverse volte, ma è davvero mozzafiato), un comparto tecnico del genere non l'avevo mai visto. Poi perché l'anime, col suo scopo principale di fare emozionare il pubblico, con me ci è riuscito. Eppure, non bastano le apparenze e le emozioni facili, soprattutto quando si vuole puntare così in alto.
Perciò, vista una trama molto forzata, "protagonisti" comparsa e strumentalizzati ai fini della storia e di far risaltare Violet, una protagonista che si trasforma irrealisticamente, ma soprattutto con un carattere che troppo stona con le tematiche affrontate, non posso dare la sufficienza a quest'opera. Mi dispiace un sacco vedere tutto questo potenziale sprecato, ma almeno lo studio Kyoto Animation non ha fatto lo stesso con "A Silent Voice", un capolavoro che gli è riuscito alla perfezione.