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"Zan Sayonara Zetsubou Sensei" è l'ultima stagione di una saga disperatamente comica. "Zan", per l'appunto, significa "residuo" o "rimanente" (vi sono altre interpretazioni che non approfondirò). Sfortunatamente, non ha riscosso abbastanza successo e non vi è stato il prosieguo della quarta stagione. Già nella seconda stagione, gli autori si erano dilettati a fare autoironia su sé stessi, sul fatto che una terza stagione sarebbe stata molto difficile da realizzare. Sono convinto che, se dovesse uscire un nuovo "Sayonara Zetsubou Sensei" al giorno d'oggi, riscuoterebbe il successo che non ha avuto tramite i mass media, e probabilmente riceverebbe un sacco di denunce da quella parte tossica, narcisista e odiosa dei social media, infestata da "criticatori seriali" pronti a fraintendere o a reagire eccessivamente. Insomma, sto parlando di dilettanti rispetto al sanissimo professor Disperazione (Itoshiki Nozomu). Loro si attaccherebbero ipoteticamente alle cose più insulse che questo anime denuncia a sua volta in maniera intelligente e serena (già una battuta sulle femministe farebbe scattare qualcosa). L'intera "trilogia" di "Sayonara Zetsubou Sensei", in un certo senso, si può dire che abbia predetto l'umorismo che avremmo trovato più avanti in questi anni su Internet, col suo nonsense esagerato, il black humor sottile, le molteplici parodie di serie famose, per non dimenticare, poi, gli autori che si "automemano". Detto ciò, non farò spoiler o riferimenti troppo accentuati alle scorse stagioni.

Il black humor, devo essere onesto, non è così tanto presente in "Zan Sayonara Zetsubou Sensei", tuttavia si fa spazio a numerose parodie (vi è un cameo ricorrente di "Conan" addirittura). Il quantitativo di numerose parodie mette di fronte a molte referenze ad altri anime e ai vari costumi giapponesi, perciò questa è la stagione più difficile da seguire, se non si ha una certa conoscenza della cultura nipponica. Bisogna dire anche che vi è stato un miglioramento grafico netto da parte di studio Shaft, che si è mantenuto meno sperimentale ma più scenografico. Amo il cliché degli episodi da detective (per me non dovrebbero mai mancare) e, inoltre, a tutti gli episodi si aggiunge un mini-siparietto iniziale e uno finale (non c’erano in "Sayonara Zetsubou Sensei" e in "[Zoku] Sayonara Zetsubou Sensei"). Si torna a parlare concretamente di topic riguardanti la società, e Itoshiki si mostra a tratti filosofico, quasi romantico, ed è bello vedere il sensei dialogare con le sue allieve, ma in particolare con Kafuka, intrattenendosi in gag comiche e amorevoli; loro due sono coloro che non si sarebbero mai dovuti incontrare: lei che cerca di infondere coraggio nell'animo di Nozomu e il sensei che sprofonda sempre di più nel baratro, nonostante lei gli apra il cuore. Si riprende così lo spirito principale della prima serie: "Una piccola luce di speranza basta a causare la nascita di un amore" (Stendhal). Le OST fanno un grosso lavoro, mettendo in rilievo l'anima dell'opera (vi consiglio di ascoltare "Main Theme - Zan Sayonara Zetsubou Sensei"). L'opening si conferma, come le precedenti, meravigliosa (piano e chitarra elettrica sono un'accoppiata vincente) e personalmente le ending "Zan Sayonara Zetsubou Sensei" le ho apprezzate di più e si trovano un gradino più in alto rispetto alle precedenti.

Anche questa stagione non ha avuto una "destinazione" precisa (nessuna trama). Forse non c'è un intreccio definito in questa storia di battute mancate del professore, ma io ci vedo comunque un insegnamento: la luce in fondo al tunnel, come si suol dire. La dinamica tra Nozomu e Kafuka, e il loro costante bilanciamento, è un simbolo per me: questa interazione rappresenta il conflitto interno di molte persone che lottano tra il pessimismo e la ricerca di significato nella vita. Si viaggia su due binari opposti e già decisi: disperazione e speranza. La prima serie giocava di più sull'atmosfera di speranza e sull'indole sprovveduta e gioiosa dei personaggi; la seconda faceva presa sul clima di disperazione generato dal loro carattere e dalle loro azioni. Quest'ultima serie coniuga entrambe le cose senza esagerare, e da ciò si crea un velo di depressione. A causa di un amore corrisposto o meno in questa vita si intrecciano i binari: per ogni persona che scende ce n'è una che sale, e viceversa. È nei momenti di angoscia che si inizia a provare fiducia verso qualcosa, ma non ci si può sbarazzare comunque della tristezza originata da queste sensazioni. Si cerca qualcosa che porti sollievo o che faccia sentire felici anche per un solo secondo. A volte basterebbe solo una risata, nonostante essa nasconda l'amaro di innumerevoli e scomode realtà, come diceva Pirandello. Altre volte si è insoddisfatti anche se si è già raggiunta la meta. Si ha così una riflessione sopra un treno che permette al viaggiatore che osserva dal finestrino le ingiustizie della vita di elevarsi e ironizzare su di esse e coprire l'angoscia personale; e "Zan Sayonara Zetsubou Sensei" con Itoshiki ci è riuscito in pieno a calarsi in questi panni. Un doveroso omaggio all'autore: "Tutti i comici sono comici perché qualcosa nella loro vita è andata orribilmente male."

È stato un viaggio piacevole, una perla per il suo genere, consiglio "Zan Sayonara Zetsubou Sensei" ovviamente a chi ha visto le prime due stagioni.