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Anche se sai che non è la regia ad averti causato un certo sentimento, è sempre un trauma riconoscere di non aver apprezzato una data opera, soprattutto per una persona curiosa e vorace di arte come il sottoscritto. La mente ti si riempie di dubbi, e di speculazioni su quali siano i confini di un tale non apprezzamento.
Così, quando vidi "A Silent Voice - La forma della voce", mi domandai se il mio problema fosse solo quel film, o Naoko Yamada in generale.

Per fortuna, il mio problema era solo quel film.

Mi sono ritrovato ad apprezzare molto "Liz e l'uccellino azzurro".
Lo ritengo uno di quei film che, a differenza di altri, riesce davvero nel suo intento di voler essere una storia che parla di rapporti umani con semplicità, senza essere didascalici o retorici. Chiaramente è un discorso che va contestualizzato: tutte le opere artistiche sono retoriche sino a un certo punto. Esse esistono per comunicare un qualcosa, anche solo per il fatto che non riusciamo a prenderle sul serio quando non riusciamo a contestualizzarle, soprattutto se non ci danno gli elementi per farlo.
Lo fa anche "Liz e l'uccellino azzurro": per chi sa come si scrive una storia, diventa subito chiaro cosa voglia raccontare, e che mezzi sta usando per farlo. Però, come sto cercando di dire, questo non è un problema, perché è inevitabile.
Quello che però rende umana un'opera come questa è il suo svolgersi in un mondo di comportamenti e atteggiamenti davvero, appunto, umani. Anche al di là delle protagoniste, ogni singolo personaggio ha dei piccoli atteggiamenti e gesti che, nella loro semplicità, riescono a donare quel senso di verosimiglianza e di confortevole intimità di cui ha bisogno una storia del genere.
Quindi, lo sviluppo dei suoi pochi temi è molto facile da riconoscere e seguire, ma è così delicato ed empatico da essere, quasi ironicamente, molto più d'impatto di tante altre opere, e molto più profondo nel suo non andare troppo in alto.
Dopotutto, anche qualcosa di maestoso come una stella, per chi non conosce l'universo, può sembrare un foro luminoso nella tenda celeste che copre il mondo; mentre quasi tutti siamo stati innamorati o anche solo affezionati a qualcuno, e anche solo raccontare queste cose può smuoverci emozioni incredibili.

Credo che la parola "semplicità" sia la chiave per descrivere questo film.
Sono semplici i paralleli tra la favola dell'uccellino azzurro e il rapporto tra le due protagoniste, come quelli tra la musica e questo rapporto. Lo è anche il tema stesso del film, e lo sono i mezzi narrativi con cui viene portato avanti. Questa semplicità però non scade mai nella banalità o nella finta modestia, rendendolo un film dimenticabile o pretenzioso.
"Liz e l'uccellino azzurro" sa davvero come dire le cose senza parlare molto, e non solo perché il film è poco verboso a livello di dialoghi. L'esempio più ovvio, ma anche il più immediato da comprendere, sono i primi cinque minuti del film, dove con una semplice camminata Naoko Yamada riesce a descrivere tutto il rapporto attuale e pregresso delle due protagoniste, oltre a dare il là per il parallelismo tra la fiaba e le due protagoniste.

Detto questo, mi sono ritrovato anche ad apprezzare la sostanza stessa dei messaggi in questione.
Non è facile comunicare al meglio la necessità di non dover ingabbiare gli altri a noi stessi, ma anche di non farci ingabbiare dagli altri, e trovo esemplare l'abilità con cui il film lo ha fatto, senza dover essere roboante. Inoltre, a differenza di altri film che ho visto, quest'opera riesce a descrivere il confrontarsi e il rivelare due prospettive diverse, quelle delle protagoniste, sullo stesso argomento, con una tale naturalezza che, davvero, posso solo complimentarmi con una sensibilità che riesce a cogliere così bene questi dissidi e i modi in cui reagiamo ad essi, e che riesce anche a descriverli senza caricarli all'inverosimile.

Non ho molto altro da dire: delle cose belle è molto facile parlare, sono le cose brutte che richiedono analisi approfondite sul perché lo siano.
Vorrei quindi terminare dicendo che, quando scrissi la recensione di "Serial Experiment Lain", asserii che quell'opera fosse un monumento alla vera capacità di raccontare la complessità. "Liz e l'uccellino azzurro" è il capo opposto di questa linea di pensiero: è uno dei migliori esponenti su come si racconta la semplicità.

Non vedo l'ora di recuperare altre opere della regista.
Auf wiedersehen!

P.S. Ho visto alcune clip in italiano del film: il doppiaggio è osceno. Guardatelo in giapponese.