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Questo film è fatto di tanti piccoli eventi e personaggi che si susseguono e che ruotano attorno alla protagonista: nessuno di loro è fondamentale, ma tutti sono rilevanti e preziosi per farci comprendere a fondo Kasumi. Il focus è sulle sue emozioni e su quello che prova.
In un mondo in cui la sfera romantica è così predominante, tanto da essere anche argomento per rompere il ghiaccio o passare il tempo, Kasumi è una persona aromantica e asessuale.

La cosa che mi ha colpito subito e che mi ha piacevolmente stupito, è che la protagonista non mette mai in dubbio quella che è e la sua identità, ma vuole semplicemente essere silenziosamente accettata dalle altre persone che davanti alla sua confessione reagiscono in modi diversi.
Molto significativa anche la rappresentazione delle altre figure femminili della famiglia di Kasumi: la nonna, la madre e la sorella. Loro non sono come Kasumi, ma questo non significa che abbiano una vita semplice o che siano sempre appagate, perché ognuna di loro ha avuto o ha problemi con il proprio partner; tutto questo sta a sottolineare che essere una persona “normale” non implica essere felici.

In sottofondo, la musica è quasi assente: qui l’importante sono le parole che spesso vengono pronunciate dai personaggi che ruotano intorno alla protagonista, non tanto da lei stessa che, spesso, preferisce quasi tacere.
In “I am what I am” non è lei, infatti, che lotta per accettare se stessa, ma sono le persone intorno a lei che devono farlo per accettarla.