Recensione
The Concierge
8.5/10
È un piccolo e delicato gioiello ricco di sfumature, con un sottotesto profondo e toccante... e un piccolo colpo di scena finale.
Una bimba sperduta e impaurita corre attraverso strani corridoi finendo nelle braccia di una sconosciuta signora, una professionale e gentile concierge di un centro commerciale alquanto esclusivo. La giovane Akino è al suo primo giorno di lavoro come concierge, è goffa, imbranata e commette gaffe su gaffe, tanto da essere sin da subito ripresa dal suo responsabile. Ma impara rapidamente qual è il compito principale di una concierge: capire i reali bisogni dei clienti e aiutarli affinché escano col sorriso. Akino da tutta sé stessa, ascoltando e approfondendo la conoscenza di ogni cliente, sia esso un gufo, una foca o un felino... già, perché i clienti del centro commerciale sono animali. Animali comuni, in via d'estinzione o estinti, con i loro bisogni, sogni e desideri. E Akino mette tutta sé stessa nel capire i loro reali bisogni, assecondandoli.
In tutta la prima parte del film Akino semina la sua generosità e altruismo, non senza commettere qualche gaffe o senza essere insultata da clienti poco rispettosi, anche a costo di mettere a rischio il proprio posto di lavoro. Ma poi raccoglie il frutto della sua semina, non per sé stessa, ma per aiutare il prossimo in situazioni difficili da superare.
Un viaggio di crescita interna, di presa di coscienza delle proprie capacità, che porta Akino da sbadata concierge a professionale concierge che accoglie fra le braccia una bimba che si è persa fra strani corridoi.
I personaggi sono sufficientemente delineati, qualcuno di più, qualcun altro meno, ma raramente risultano essere dei fogli di carta velina, forse anche per il fatto che ogni cliente tende a rappresentare un sentimento, un'emozione o una difficoltà comune nella vita di ognuno di noi, per cui ci è facile immedesimarsi in loro e sperare che Akino trovi il modo d'aiutarli.
Non mancano situazioni divertenti dovute a incomprensioni o alla necessità di essere in due posti diversi contemporaneamente, ma nemmeno situazioni più serie legate a ricordi di chi si è amato e non c'è più.
Una bimba sperduta e impaurita corre attraverso strani corridoi finendo nelle braccia di una sconosciuta signora, una professionale e gentile concierge di un centro commerciale alquanto esclusivo. La giovane Akino è al suo primo giorno di lavoro come concierge, è goffa, imbranata e commette gaffe su gaffe, tanto da essere sin da subito ripresa dal suo responsabile. Ma impara rapidamente qual è il compito principale di una concierge: capire i reali bisogni dei clienti e aiutarli affinché escano col sorriso. Akino da tutta sé stessa, ascoltando e approfondendo la conoscenza di ogni cliente, sia esso un gufo, una foca o un felino... già, perché i clienti del centro commerciale sono animali. Animali comuni, in via d'estinzione o estinti, con i loro bisogni, sogni e desideri. E Akino mette tutta sé stessa nel capire i loro reali bisogni, assecondandoli.
In tutta la prima parte del film Akino semina la sua generosità e altruismo, non senza commettere qualche gaffe o senza essere insultata da clienti poco rispettosi, anche a costo di mettere a rischio il proprio posto di lavoro. Ma poi raccoglie il frutto della sua semina, non per sé stessa, ma per aiutare il prossimo in situazioni difficili da superare.
Un viaggio di crescita interna, di presa di coscienza delle proprie capacità, che porta Akino da sbadata concierge a professionale concierge che accoglie fra le braccia una bimba che si è persa fra strani corridoi.
I personaggi sono sufficientemente delineati, qualcuno di più, qualcun altro meno, ma raramente risultano essere dei fogli di carta velina, forse anche per il fatto che ogni cliente tende a rappresentare un sentimento, un'emozione o una difficoltà comune nella vita di ognuno di noi, per cui ci è facile immedesimarsi in loro e sperare che Akino trovi il modo d'aiutarli.
Non mancano situazioni divertenti dovute a incomprensioni o alla necessità di essere in due posti diversi contemporaneamente, ma nemmeno situazioni più serie legate a ricordi di chi si è amato e non c'è più.