Recensione
Ponyo sulla scogliera
10.0/10
Recensione di Ansonii390
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Un caleidoscopio di colori e magia, ecco cos'è Ponyo sulla Scogliera. Ponyo, un piccolo e tenero pesciolino rosso con il viso da bambina, fugge dalle profondità marine e dall'oppressione del mago Fujimoto, suo padre, per giungere in superficie. Qui incontrerà Sosuke, un bambino di 5 anni dal quale nascerà un profondissimo legame di amicizia e amore...
Questa ennesima fatica del maestro Miyazaki si presenta già nei primi momenti iniziali come un’opera totalmente dedicata al mondo dell'infanzia, alla sua semplicità, alla sua innocenza, alla sua purezza. Tutto del film è visto attraverso gli occhi attenti di un bambino, sensibili a tutte le piccolezze di cui gli adulti ormai non si accorgono nemmeno; il cosiddetto "fanciullino" pascoliano è il vero narratore della vicenda. Anche i sentimenti dei due bambini protagonisti (Sosuke e la piccola Ponyo trasformata) sono semplici e indifferenti a tutto l'odio che caratterizza il mondo umano, odio che si ripercuote sulla natura, devastata dalla testardaggine e stupidità degli uomini (si noti l’inquinamento dei fondali). L'alluvione causata da Ponyo infatti non è nient'altro che un’ondata di rinnovamento nel paesaggio eccessivamente antropizzato dall'uomo, risposta secca e brutale di una natura che da sempre ci attornia e ci nutre, nonostante la nostra scarsa riconoscenza. La scelta di Sosuke di accettare e amare Ponyo (emblema dell'identità naturale) per quella che è e per ciò che rappresenta, non è nient'altro che il coraggioso testamento dell'autore Miyazaki, un messaggio di speranza per una pacifica convivenza fra uomo e natura.
Ruolo fondamentale nella storia infatti è rivestito proprio da questo rapporto: i colori pastellosi e vivamente accesi contribuiscono alla rappresentazione in tutto e per tutto della natura che ci circonda per come ci appare realmente, visione disincantata e estatica di un mondo ricreato in ogni sua minima forma, dai giochi di luce sull’acqua ai tenui raggi solari che trapelano dalle fronde degli alberi. Anche la musica è volta a coinvolgere lo spettatore e a investirlo totalmente facendolo immergere nella stessa ambientazione che circonda i personaggi, e nessun altro compositore se non Joe Hisaishi sarebbe stato capace di fare altrettanto dopo averci già emozionato in tutte le altre opere del maestro.
Unica pecca forse di tutto il film è l’estrema semplicità della trama, giustificabile però con l’intento di Miyazaki di ritornare a produrre un film dedicato ai bambini, sia ai bambini di oggi ma anche ai bambini di ieri che, proprio grazie alla semplice impalcatura dell’intreccio narrativo, possono ritornare a riflettere, a commuoversi e a sognare.
Non aggiungo nient’altro se non il consiglio caldissimo di visionare il film e farsi catturare dalla tenerezza di Ponyo, dalla risolutezza di Sosuke e dalle splendide atmosfere magicamente caratterizzate dal maestro.
Questa ennesima fatica del maestro Miyazaki si presenta già nei primi momenti iniziali come un’opera totalmente dedicata al mondo dell'infanzia, alla sua semplicità, alla sua innocenza, alla sua purezza. Tutto del film è visto attraverso gli occhi attenti di un bambino, sensibili a tutte le piccolezze di cui gli adulti ormai non si accorgono nemmeno; il cosiddetto "fanciullino" pascoliano è il vero narratore della vicenda. Anche i sentimenti dei due bambini protagonisti (Sosuke e la piccola Ponyo trasformata) sono semplici e indifferenti a tutto l'odio che caratterizza il mondo umano, odio che si ripercuote sulla natura, devastata dalla testardaggine e stupidità degli uomini (si noti l’inquinamento dei fondali). L'alluvione causata da Ponyo infatti non è nient'altro che un’ondata di rinnovamento nel paesaggio eccessivamente antropizzato dall'uomo, risposta secca e brutale di una natura che da sempre ci attornia e ci nutre, nonostante la nostra scarsa riconoscenza. La scelta di Sosuke di accettare e amare Ponyo (emblema dell'identità naturale) per quella che è e per ciò che rappresenta, non è nient'altro che il coraggioso testamento dell'autore Miyazaki, un messaggio di speranza per una pacifica convivenza fra uomo e natura.
Ruolo fondamentale nella storia infatti è rivestito proprio da questo rapporto: i colori pastellosi e vivamente accesi contribuiscono alla rappresentazione in tutto e per tutto della natura che ci circonda per come ci appare realmente, visione disincantata e estatica di un mondo ricreato in ogni sua minima forma, dai giochi di luce sull’acqua ai tenui raggi solari che trapelano dalle fronde degli alberi. Anche la musica è volta a coinvolgere lo spettatore e a investirlo totalmente facendolo immergere nella stessa ambientazione che circonda i personaggi, e nessun altro compositore se non Joe Hisaishi sarebbe stato capace di fare altrettanto dopo averci già emozionato in tutte le altre opere del maestro.
Unica pecca forse di tutto il film è l’estrema semplicità della trama, giustificabile però con l’intento di Miyazaki di ritornare a produrre un film dedicato ai bambini, sia ai bambini di oggi ma anche ai bambini di ieri che, proprio grazie alla semplice impalcatura dell’intreccio narrativo, possono ritornare a riflettere, a commuoversi e a sognare.
Non aggiungo nient’altro se non il consiglio caldissimo di visionare il film e farsi catturare dalla tenerezza di Ponyo, dalla risolutezza di Sosuke e dalle splendide atmosfere magicamente caratterizzate dal maestro.