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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Introduzione e trama

Un capolavoro eterno e imperituro, scritto nel libro dell'eternità e del fato. Un viaggio dentro di noi e fuori di noi in quella dimensione senza confini e/o limiti che ci porta alla scoperta di noi stessi e del nostro posto nel mondo. Signore e signori, allacciate le cinture di sicurezza e tenetevi pronti a decollare, si parte alla scoperta di un mondo unico e sensazionale, strepitoso, meraviglioso, l'isola che non c'è, altrimenti nota come mondo dei sogni e/o mondo tra i mondi, un crocevia che collega tutti i mondi e/o gli universi possibili. La nostra storia comincia a casa Darling, dove la madre Mary e il padre Agenore sono intenti ad uscire di casa per recarsi a una festa privata. Ma fanno fatica a prepararsi, poiché provano a tenere a bada i figlioli ma senza tanto successo; al che Agenore sbotta male e stabilisce che d'ora in poi Wendy dorma in una camera separata da quella dei suoi fratellini, in modo da impedirle di inculcare loro strane idee in testa su Peter Pan. Questa decisione lascia un certo amaro in bocca nei nostri ragazzi. Ma non tutto è perduto: la notte stessa, una figura strana entra nella loro stanza: è Peter Pan e fa in modo di convincerli a seguirlo, per condurli sull'Isola che non c'è e far scoprire loro tutte le meraviglie che essa nasconde. Ma attenzione, perché dove ci sta la meraviglia ci sta anche il pericolo. Quindi, i nostri tre fratelli devono fare attenzione a chi si trovano di fronte e a fare in modo di comprendere che bisogna sempre mostrare prudenza verso sé stessi e non dare troppa confidenza. Per primo fanno un incontro con i bimbi sperduti, i quali non sembrano molto intenzionati a cooperare, al che Peter Pan li redarguisce e fa capire loro che devono darsi una bella calmata. Poi è la volta della baia delle sirene, le quali salutano Peter, ma maltrattano Wendy. Infine, i nostri due fratelli si uniscono ai bimbi sperduti per fare un gioco con gli indiani. Ma questa volta vengono catturati e Toro in piedi minaccia di farli uccidere, se sua figlia Giglio Tigrato non tornerà al campo per la notte. Ma dove sarà Giglio Tigrato? Peter e Wendy, che nel frattempo hanno visitato quasi tutti i posti più strani dell'isola, scoprono che la ragazza è finita in mano ai pirati di Capitan Uncino; questi minaccia di farla affogare, se non gli dirà l'ubicazione del nascondiglio dei bimbi sperduti. Peter escogita uno stratagemma per liberare la ragazza e si prende gioco delle paure e delle fobie di Uncino e di Spugna. Ma il Capitano non ci casca e riesce quasi a mettere Peter alle strette. Solo la sua scaltrezza e la sua astuzia lo salvano e gli permettono di salvare a sua volta Giglio Tigrato, aiutato come sempre da Trilli. Sembrerebbe andare tutto per il meglio, ma Trilli serba molta gelosia e rancore per il fatto che Peter mostri più attenzioni a lei, Giglio Tigrato, e anche alle sirene (un Don Giovanni), e decide di provare a sbarazzarsi di lei, stringendo un'alleanza con il Capitano. Questi intuisce il rancore della fatina e lo sfrutta a suo vantaggio, fingendo di giurare di non torcere un capello a Peter e facendosi dare l'ubicazione del nascondiglio, per fare uscire i bimbi sperduti e catturarli, per poi eliminare Peter con un ordigno molto speciale. I bambini vengono catturati, portati sulla nave e obbligati ad arruolarsi o a finire in pasto agli squali. Trilli viene catturata a sua volta e capisce il suo errore di giudizio, dettato dalla sua gelosia, e fugge per salvare Peter, il quale apre il pacco e rischia di fare una brutta fine. Per fortuna sopravvive, e ingaggia una dura battaglia contro il Capitano e la sua ciurma. Questa volta però il Capitano fa leva sul suo senso di onore, per fare in modo di imbrogliarlo e metterlo alle strette. Ma Peter dimostra ancora una volta di essere scaltro e furbo, e lo sconfigge umiliandolo e facendolo precipitare nella pancia di Tic Toc. A questo punto il nostro amico requisisce la nave pirata e riconduce a casa i tre fratelli Darling. Nel frattempo, tornano anche i loro genitori, e il padre chiede perdono per il suo atteggiamento brusco; ma i figli gli fanno vedere una cosa e il padre si ravvede, poiché ha una sorta di ricordo di quando era bambino. E finisce qui.

Grafica

La grafica Disney è sempre meravigliosa e stupenda, ma qui raggiunge uno dei suoi tanti apici, perché gli effetti speciali sono a dir poco meravigliosi e fantastici. I disegni sono spontanei, fluidi, dinamici, ed esprimono tutto il pathos delle scene della vicenda. I colori sono distribuiti in modo reale, ma con quel giusto pizzico di stravaganza che enfatizza e rimarca il senso di meraviglia dell'ambientazione dell'isola che non c'è.

Personaggi, loro funzioni, collegamenti e riferimenti ad altre opere

I personaggi sono un tutt'uno con l'ambientazione e riescono a trasmettere un ventaglio di emozioni e di sentimenti intensi, vibranti, che vengono sublimati nelle scene più movimentate. Essi svolgono ciascuno un ruolo cruciale e fondamentale nella vicenda posta in essere. Abbiamo Wendy, la sorella maggiore che funge un po' da seconda madre per Gianni e Michele, i quali invece possono essere considerati gli eredi principali di Peter Pan, vista la loro inclinazione a combinare baccano. Abbiamo poi Mary, la madre comprensiva, semplice, ma anche fantasiosa e protettiva. Invece Agenore rappresenta il padre leggermente più severo e intransigente, il quale cerca di ripristinare la disciplina e l'ordine in casa, e si aspetta che Wendy impari a responsabilizzarsi e togliersi certe idee dalla testa, per evitare di avere una cattiva influenza sui suoi fratelli. Successivamente entra in scena il grande protagonista Peter Pan, il puer aeternus per eccellenza, discendente di quel puer aeternus pubblicato da Publio Ovidio Nasone. Egli rappresenta il desiderio, il piacere, la gioia di vivere, l'euforia e la frenesia dionisiaca decantata dall'autore latino in antitesi al dio Crono, divinità del tempo, dell'austerità, dell'ordine, della disciplina, della compostezza, dell'avvedutezza, dell'assennatezza, del controllo, della severità, della responsabilità e della razionalità, in sostanza l'uomo maturo, serio, esperto, cosciente e consapevole delle conseguenze dei propri pensieri, scelte, decisioni, parole e azioni, che sa vedere in anticipo gli sviluppi e che quindi impara a dominare ogni aspetto della sua vita, il quale è appunto incarnato da Agenore, che ne rappresenta l'indole buona. Al contrario, Uncino ne rappresenta la degenerazione monolitica, estrema, autoritaria, intimidatoria, dispotica e disumana, falsa, bugiarda, ingannatrice, subdola e meschina, la quale desidera vendetta e prova invidia per Peter Pan, motivo per cui vorrebbe distruggerlo, per cancellare, distruggere e annientare ogni sorta di fantasia, immaginazione, desiderio, sogno, illusione, speranza, e quindi ottenere l'egemonia assoluta ed eterna sui bambini sperduti, e anche su quelli del mondo reale. In un certo senso può essere accostato al Nulla de "La storia infinita" di Michael Ende, il quale inghiotte tutto e ogni cosa, perché Fantasia muore, perché la gente smette di credere, e così in un certo senso l'isola che non c'è scompare dalla coscienza e consapevolezza di tutti quelli che smettono di credere in essa. Trilli rappresenta la chiave d'accesso a quel mondo fantastico, e insieme ai bimbi sperduti rappresenta la personificazione di quelle speranze, illusioni, sogni, desideri che proietta sui figli. Tuttavia, lei rappresenta anche il risentimento di una ragazza e poi anche di una madre e/o moglie quando il suo amore non viene corrisposto, e decide di eliminare la rivale o le rivali o di umiliare l'uomo o il figlio in questione, per farlo pentire e/o punirlo per i suoi desideri deviati, malsani e poco ortodossi, incarnati in questo caso da Wendy, Giglio Tigrato e le sirene. Non vorrei sembrare malizioso, ma in questo caso mi sento obbligato ad esserlo, ma forse Peter Pan vede in Wendy, Giglio Tigrato, le sirene il rimpiazzo di Trilli, la quale invece si è presa cura di lui, come una madre si prende cura di suo figlio. Quindi subentra la famosa sindrome di Peter Pan, la quale prende appunto il nome dal protagonista e che rappresenta il cuore della vicenda stessa, alla quale mi sento in obbligo di collegare altri disturbi e complessi, come ad esempio quello di Wendy, sempre preso dal nome della protagonista e affine al complesso di Edipo, alla sindrome di Münchhausen per procura, il complesso di Medea, quello di Elettra. Questo soprattutto perché anche una donna cerca al suo tempo le famose "m" legate all'amore, mistero, meraviglia e magia, ma anche maturità, mediazione, moderazione, mansuetudine, meticolosità, e quando non le percepisce più, la sua vita si fa annoiata e tediosa, fino al punto di proiettare le sue frustrazioni, ansie, angosce e paure sui suoi figli e/o sul coniuge, o viceversa l'uomo non sente più il senso del calore materno, della protezione, della fiducia, ma solo questi sentimenti oscuri, e scappa o diventa aggressivo ed estremo così come la donna. In un certo senso, collegherei "Peter Pan" ad "Alice nel Paese delle meraviglie" del contemporaneo e connazionale di Barrie, Lewis Caroll, e tanti altri della produzione letteraria in lingua inglese e/o altre lingue. Ecco alcuni esempi.

Nel suo saggio intitolato "Risposta a Giobbe", contenuto in "Psicologia e religione", Jung si riferisce al puer aeternus come a una delle figure che meglio rappresentano il futuro sviluppo psicologico degli esseri umani:

«L'uomo superiore, completo-teleios, è generato dal 'padre sconosciuto' e dalla Sapienza, ed è lui che, nella figura del puer aeternus, rappresenta la nostra totalità. Era in questo ragazzo che Faust doveva cambiare e trasformarsi, abbandonando la sua unilateralità gonfiata che vedeva il diavolo solo al di fuori di sé. Cristo, con la sua affermazione "Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli", prefigura questo cambiamento, perché in loro (i bambini) gli opposti si trovano vicini; ma ciò che qui s'intende è il ragazzo che nasce dalla maturità di un uomo adulto, non il bambino incosciente che vorremmo rimanere.»

"Now or Neverland" è un testo del 1998 scritto dall'analista junghiana Ann Yeoman; esso affronta il puer aeternus in forma di Peter Pan, uno degli esempi più noti del concetto in epoca moderna. Il libro è una versione psicologica dell'archetipo dell'eterno ragazzo, dalle sue radici più antiche all'esperienza contemporanea, tra cui un'interpretazione dettagliata sia dell'opera teatrale che del successivo romanzo "Peter e Wendy" di James Barrie:

«Mitologicamente, Peter Pan è legato al giovane dio che muore e rinasce, così come a Mercurio-Ermes, il dio psicopompo e messaggero degli dei, che si muove liberamente tra i regni divini e umani e, naturalmente, al grande dio-caprone Pan. Nelle prime versioni dell'opera teatrale di Barrie, Peter appare sul palco con due flauti e una capretta al seguito. Tali riferimenti alla sua identità ctonia erano troppo lontani dall'idea infantile che l'autore ne voleva dare, tanto da toglierli nelle successive rappresentazioni e nel romanzo.

Dunque, Peter Pan rappresenta una sorta di interfaccia per un'analisi e sintesi interiori delle nostre speranze, paure, sogni, desideri, incertezze, dubbi, che si tratti di essere un ragazzo, ragazza, uomo, donna, anziano e/o anziana. Dal punto di vista letterario lo collegherei a una massima di Friedrich Schiller: "L'uomo non smette di giocare quando invecchia, invecchia quando smette di giocare".

Un'altra opera alla quale collegherei Peter Pan è sicuramente "Pinocchio", non solo per la presenza dell'elemento/archetipo della Fata Madrina/Turchina, la quale, proprio come Trilli, svolge la funzione di protettrice, ma anche per il concetto di maturazione, crescita interiore, acquisizione di coscienza, consapevolezza, giudizio, quindi il passaggio dal senso di mistero, magia e meraviglia a quello di maturità, moderazione, responsabilità, iniziativa, decisione e via discorrendo. Altri collegamenti sono riscontrabili con le fiabe di "Cenerentola", "La bella addormentata", sempre per via della presenza dell'elemento della Fata Madrina che guida il/la protagonista lungo il suo cammino, ma che molto spesso questa/i deve percorrere per conto proprio o essere eventualmente aiutato/a nel momento del bisogno.

Un ultimo racconto che mi torna in mente è invece "La fabbrica di cioccolato", dove l'autore Roald Dahl illustra in un certo senso le conseguenze negative legate al fatto di essere troppo permissivi con i figli e di non responsabilizzarli su nessun aspetto della loro vita e non farli riflettere sulle conseguenze delle loro scelte, decisioni, pensieri, parole e azioni.

A tal proposito mi vengono in mente delle regole che ho trovato di recente.

Regole d'oro per allevare un delinquente

Dare al bambino fin da piccolo tutto ciò che desidera, così crescerà convinto che il mondo gli sia debitore di tutto il necessario per vivere.
Sorridere divertiti quando ripete le parolacce imparate. Così si convincerà di essere molto spiritoso e aumenterà la dose.
Non dargli nessuna educazione spirituale e religiosa, almeno finché non sia grande e possa quindi scegliere e decidere da sé; con la stessa logica, non si dovrebbe insegnargli l'italiano: da grande preferirà parlare bantù.
Lodarlo in presenza di amici e conoscenti, così si convincerà di essere il più intelligente dei suoi coetanei.
Evitare l'uso del termine "male": potrebbe sviluppare nel bambino un "complesso di colpa", così da grande, quando sarà giustamente punito per le sue colpe, crederà che la società è contro di lui e che lo perseguita.
Raccogliere tutto ciò che lascia in disordine: scarpe, libri, vestiti. Fare così per ogni cosa, in modo da abituarlo a scaricare sugli altri tutti i propri pesi.
Lasciargli leggere, vedere, pensare tutto ciò che desidera, dargli tazze dorate, senza preoccuparsi di che cosa ci sia dentro da bere.
Litigare spesso in sua presenza, così lo farà anch'egli nella sua futura famiglia.
Dargli tutto il denaro che desidera
Soddisfare sempre ogni suo capriccio, in fatto di cibi, bevande, divertimenti.
Difenderlo sempre, di fronte a maestri, vicini, poliziotti, dicendo che tutti hanno dei pregiudizi contro di lui.
Quando poi da grande il bambino si comporterà male veramente, vi difenderete dicendo: "Con lui non siamo mai riusciti a ottenere nulla".

Il messaggio è quello di aiutare i propri figli a cercare un equilibrio, cercando di non essere né troppo autoritari né troppo permissivi.

Colonna sonora

La colonna sonora è un riflesso della trama: ora è vivace, allegra, spensierata proprio come i protagonisti, ora invece è leggermente malinconica o tesa, piena di tensione, ansia e angoscia che si riflettono nei momenti più spaventosi, movimentati e caotici della vicenda. Quindi, è decisamente variegata, completa ed esaustiva, visto che riesce ad alternare momenti di gioia, ilarità e giocosità a momenti di paura, ansia, angoscia e tristezza.

Giudizio finale

Un'opera complessa, vasta e imponente, che ci impone di guardare dentro di noi e capire qual è il nostro posto nel mondo e che cosa dobbiamo e/o vogliamo diventare insieme al prezzo da pagare in virtù di ciò.

Voto: 10