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*** Piccola premessa: questa è la mia prima recensione qui. Che poi non mi piace nemmeno definirla recensione. Volevo scriverla da un po', ma il lavoro mi ha tenuto occupato per cui ho atteso il periodo natalizio per avere un po' di quiete. Ne seguiranno altre.***

Nel 1997 in Inghilterra al cinema ha spopolato a sorpresa una commedia dedicata al mondo degli operai. Si intitolava “Full Monty”: un gruppo di disoccupati di Sheffield per sbarcare il lunario decide di organizzarsi per realizzare spettacoli di spogliarello.
Il film era sorprendente anche perché recuperava un classico tema dei film impegnati e sociali di Ken Loach, dedicati alla classe operaia in crisi, per farci invece una commedia, magari non così profonda, ma nemmeno stupida (da ricordare la scena del “ballo” all'ufficio di collocamento, basta un ricerca per trovarla velocemente).

Perché questa premessa apparentemente estranea al contesto? Perché quel film e la nostra serie animata non condividono praticamente nulla, tranne il tono: sono due commedie, che affrontano in maniera inattesa tematiche solitamente caratterizzate da toni drammatici.
In generale ho notato che l'animazione giapponese procede attraverso schemi prestabiliti: le commedie sono spesso molto leggere, sicuramente divertenti, ma poco riflessive. Un campo in cui diventano un po' più graffianti è quello della parodia. Poi ci sono le serie drammatiche. Sono di vario tipo e non tutte riescono: spesso si associa il dramma alla profondità, ma non sempre è una accoppiata riuscita, capita che regista e sceneggiatori forzino la mano per arrivare a un esito drammatico in maniera artificiosa, perché “dobbiamo piangere”.

Qui ci troviamo di fronte a un'anomalia (non è l'unica sia chiaro), che utilizza i toni della commedia per affrontare i problemi adolescenziali delle protagoniste “col sorriso sulle labbra”.
Partiamo dal punto di vista tecnico. È notevole. In primo luogo la prima puntata che spicca in mezzo alle altre 12. Quasi un mediometraggio a se stante che mostra i dubbi esistenziali di una delle protagoniste, Mahiru. La ragazza liceale ha poca fiducia in se stessa, tanto da decidere di rinunciare al suo talento artistico per il timore del giudizio degli altri, per paura di restare delusa e di essere derisa. In questa puntata ci viene presentata una Shibuya notturna viva e animata, ricca di persone come difficilmente la si vede, soprattutto nelle serie animate. La cura tecnica nelle serie animate, ne sono convinto, è essenziale per la qualità complessiva, è una componente della narrazione stessa. In questa atmosfera quasi magica Mahiru incontra Kano, una ex Idol, decaduta dopo uno scandalo, che si propone di tornare in auge nascondendosi nell'anonimato di internet. Dal loro incontro prende il via la storia che coinvolgerà altre due protagoniste a loro modo ferite per ragioni diverse.

Fin da subito si può notare una peculiarità nel gruppo delle protagoniste. Si mettono insieme con obiettivi diversi. Mahiru e Kano, anche se in modo diverso, puntano al successo; per Kiui e Mei questo aspetto è secondario. E in effetti a ben vedere il successo di Jelee presto finisce in secondo piano. A contare è la vicenda dei singoli personaggi, la loro maturazione, e soprattutto come affrontano le loro difficoltà. Perché una peculiarità che crea profondità alla narrazione consiste nella personalità delle protagoniste. Tutte prendono coscienza dei rispettivi problemi, ma la strada per uscirne non è così semplice.

Come già menzionato in partenza si tratta di un tipo di narrazione che viene solitamente affrontato con toni drammatici. E infatti nella stessa stagione primaverile 2024 c'è un'altra serie molto simile (sembra quasi voluta la contemporaneità della loro messa in onda), Girls band cry, con un gruppo di ragazze che forma una band rock per sfondare e così superare anche le proprie difficoltà personali e esistenziali. Ma anche la terza stagione di Sound Euphonium (sempre nella stagione primaverile) crea, attraverso una sceneggiatura perfetta e precisa, un crescendo drammatico che culmina in un ottimo finale.

Qui l'utilizzo soprattutto dei toni da commedia, rispetto a quelli drammatici, cambia l'approccio ai temi affrontati. Da una parte il racconto si alleggerisce, forse per creare un maggiore distacco del pubblico dalla storia narrata. Vista l'abitudine a affrontare questo tipo di serie con toni drammatici il rischio per lo spettatore è quello di sottovalutare i fatti narrati. Per esempio il momento più drammatico di tutta la serie, alla fine del decimo capitolo è paradossalmente anche il più comico (provare per credere), una scena che da vita a un mix di sentimenti contrastanti davvero unico e allo stesso tempo a mio parere può rappresentare la cifra di tutta la serie: le difficoltà della vita possono anche essere affrontate col sorriso, senza che per questo debbano essere sottovalutate.

La medusa non riesce a nuotare nella notte perché ha bisogno della luce altrui per farlo. La storia raccontata nella serie affronta le difficoltà a trovare la propria strada, ma soprattutto a esprimere la propria personalità. Le cause sono le più varie, ma in generale sono riassumibili nei condizionamenti esterni che “costringono” le nostre protagoniste verso strade che non sono le loro. Ad aiutarle non contribuisce nemmeno la scuola, verso la quale a mio parere è presente una sottile polemica sull'incapacità di includere, chi in qualche modo viene portato ai margini.

In definitiva la serie mantiene tutte le promesse che fa all'inizio, resta coerente sempre col tono impostato nel raccontare la storia delle quattro ragazze che compongono il gruppo Jelee. Forte di un livello tecnico sempre alto, e una regia all'altezza esprime tutto il suo potenziale.
Certamente se si cerca buona musica non è questa la serie a cui rivolgersi, le canzoni sono simpatiche, ma hanno la tipica sonorità delle composizioni per le idol, il comparto musicale è decisamente meglio in Girls band cry, e se vogliamo anche in Sound Euphonium, anche se purtroppo lì c'è molta meno musica rispetto alle stagioni precedenti.

Non mancano i difetti naturalmente, avrei voluto l'approfondimento di alcuni personaggi secondari e a mio parere mancano i genitori delle ragazze, a parte una che è parte integrante della storia.

Ho messo un voto, visto che il sito lo richiede, ma non guardatelo più di tanto, non credo ai voti alle serie animate, altrimenti non avrei scritto tutta questa pappardella. Diciamo che indica il mio apprezzamento personale.


Al momento in cui scrivo la recensione la serie animata è disponibile su Anime Generation


SPOILER: Parte finale con spoiler per parlare di uno dei personaggi secondari. Miiko la incontriamo nella prima puntata, è la idol che canta di fronte al murale di Mahiru. A lei viene poi dedicata tutta la sesta puntata e comparirà ancora fino alla fine della serie.
È una donna di 31 anni che non ha rinunciato al suo sogno di essere una Idol e si arrabatta come Idol indie. È totalmente fuori tempo massimo perché non solo ha 31 anni, ma soprattutto perché è madre single e deve badare anche alla figlia.
Allo stesso modo delle protagoniste è divisa fra il mondo delle sue aspirazioni (o forse dovremmo dire dei suoi rimpianti) a cui si aggrappa con le unghie e quello reale, nel quale deve sbarcare il lunario e soprattutto badare a una figlia da sola. È un personaggio sfaccettato che nel corso della serie deve anche affrontare alcuni cambiamenti non da poco. A mio parere la sua storia può essere una cartina di tornasole per la lettura della storia delle protagoniste, anche loro combattute fra realtà e ambizioni.