Recensione
Wolf's Rain
8.0/10
Ho sempre ritenuto questo un anime “raffinato”, con una profondità non facilmente apprezzabile, soprattutto se non si è degli spettatori avvezzi a ritmi narrativi lenti.
La “lentezza” è infatti una delle caratteristiche principali di Wolf’s Rain, ma non va assolutamente vista come un difetto, è solo che questo è il ritmo giusto per assaporare una trama (apparentemente) complessa ed articolata come questa. Certo non mancano le situazioni movimentate, e sono queste che risollevano il ritmo che nel complesso risulterebbe forse troppo blando.
I disegni sono di buona fattura, e lo stile dei personaggi è azzeccato visto che questi risultano indubbiamente tutti affascinanti ed accattivanti. I lupi sono disegnati in maniera anatomicamente accurata e non saranno rari i casi in cui resterete incantati dalla bravura con la quale son state ben rese le loro fauci: vederli mentre ringhiano, azzannano e lacerano è davvero una delle cose più belle dell’anime! Molto attraente è anche il design “neo-veneziano” dei “nobili” (i cattivi della situazione).
Un’altra cosa molto affascinante di questo titolo sono le ambientazioni che spesso ricordano (e/o citano esplicitamente) i paesaggi fantastici del pittore Fabrizio Clerici: si va dalle architetture vagamente surreali delle metropoli (gigantesche tubature che corrono ovunque, travi e colonne sospese nel vuoto, città costruite su più livelli ecc..), alle rovine inglobate da una fitta e pulsante vegetazione; dalle gigantesche e levigate residenze dei nobili, agli sterminati deserti di sabbia o ghiaccio. Tutte queste ambientazioni si alternano sapientemente durante il lungo e periglioso viaggio dei protagonisti, donando una giusta varietà ai contesti narrativi.
Anche la tavolozza è ben utilizzata, passando dai toni vivaci e pastello dei momenti allegri e spensierati, a quelli un po’ più cupi e spenti delle situazioni più grevi e tristi.
Le animazioni fanno il loro dovere, pur presentando degli alti e (lievi) bassi. Infatti nei lunghi dialoghi tra i vari personaggi spesso ci si limita a fare delle lente carrellate sugli stessi pochi fotogrammi; mentre le cose migliorano di molto nelle scene d’azione (essenzialmente quelle dedicate ai lupi) che vengono animate con una buona varietà di disegni. Quindi nel complesso il tutto si attesta su buoni livelli.
Le musiche sono ottime, le sigle sono davvero incantevoli, e vi resteranno subito impresse in mente, inoltre anche l’accompagnamento musicale durante gli episodi è di buona fattura, e in certe battute finali sa essere davvero coinvolgente e toccante.
Il doppiaggio è anch’esso molto soddisfacente con alcune voci davvero pertinenti, come quelle di Kiba, il protagonista(?), e del nobile Darcia, il carismatico antagonista.
La storia in una seconda e più approfondita analisi (a termine della visione dell’intera serie) potrebbe essere giudicata come nulla di estremamente innovativo, trattandosi sostanzialmente di un lungo viaggio, pieno di pericoli dubbi ed incertezze, verso una terra promessa, il Rakuen, che spesso assume più le fattezze di un miraggio. Ciò che ce lo fa amare è in realtà la compagnia dei personaggi, protagonisti (se ce ne sono) e non, tutti magnificamente caratterizzati, anche se spesso ispirati a canoni conosciuti (il tipo ombroso e irascibile, il mattacchione, il timido ed indifeso, la bella fanciulla da proteggere ecc…). Un gruppo eterogeneo che sembra sempre in precario equilibrio e apparentemente sempre in procinto di sciogliersi a causa della cocciutaggine di alcuni suoi componenti... insomma vi affezionerete facilmente a tutti loro ^_^
Ovviamente non mancheranno dei bei colpi di scena, nonché molti passaggi tristi e commoventi, soprattutto verso la fine.
Il finale è in linea con lo spirito della serie, e credo possa essere ritenuto tutto sommato soddisfacente, anche se lascia un po’ di malinconia nello spettatore, questo anche a causa del fatto che si finisce per affezionarsi molto ad alcuni personaggi, e risulta difficile dover dire loro addio.
Il finale comunque, se si presta molta attenzione alle ultimissime scene subito prima della sigla finale, si rivela in realtà molto originale (assolutamente non inconcludente) e dà la vera spiegazione riguardo la vera ubicazione temporale di tutta l'avventura che è stata narrata, nonché in cosa consistesse realmente questo “Rakuen”. Sinceramente credo che chi lo critica forse semplicemente non l’abbia capito appieno… ed in effetti la cosa è giustificabilissima visto che il finale poteva indubbiamente essere un po’ più “esplicito”, magari tramite l’utilizzo di una voce narrante che si preoccupasse di “illuminare” lo spettatore più distratto… comunque se non riuscite proprio a capirlo provo a spiegarlo volentieri in coda alla recensione.
L’unica vera nota dolente dell’anime è forse costituita da quei tre o quattro episodi che, a metà serie, ricapitolano e riciclano la storia vissuta fino a quel punto da alcuni dei protagonisti della vicenda (episodi da saltare a piè pari a parer mio).
Concludendo ritengo questo un anime ben fatto e sicuramente molto affascinante, soprattutto grazie al carisma dei personaggi e di molte ambientazioni. Esso, come ho già detto, è permeato dall’inizio alla fine da un velo di malinconia che finisce per restarti dentro fino (e forse oltre) il sopraggiungere del finale della storia, ed è questo elemento che lo rende da un punto di vista emotivo molto particolare. Non so se si tratta di un’opera che resterà nella storia, e sicuramente non potrà piacere integralmente a tutti, soprattutto a chi si aspetta un “anime movimentato sui licantropi”, ma almeno una possibilità non la si può negare a Wolf’s Rain!
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Azzardo una breve spiegazione/interpretazione del finale:
All'inizio della storia, viene fatto credere che il tutto sia narrato in un futuro post apocalittico, o comunque qualcosa di simile, mentre col finale comprendiamo che il vero contesto della vicenda era il passato, qualcosa di antecedente alla nostra attuale civiltà! I lupi hanno inconsapevolmente assolto ad un ruolo palingenetico, di azzeramento e rinascita dell'umanità. I nostri cari protagonisti, alla fine, li vedremo andare tranquillamente in giro in una odierna metropoli, reincarnatisi ai giorni nostri probabilmente (la reincarnazione è un fondamento religioso e culturale in Giappone, quindi è normalissimo ritrovare questo principio nell'anime), senza che neanche si conoscano tra di loro, dopo tutto quel che hanno passato... è ciò e deliziosamente malinconico.
Insomma questa rinascita umana era diventata necessaria ed inevitabile per resettare una mondo in decadenza. Ma anche il nuovo mondo e la nuova società (come quella vera) non sono esenti ovviamente dal male, questo rappresentato dall'occhio di Darcia (avete prestato attenzione alle ultime scene?), ovvero l'unica cosa che gli sopravvive, per radicarsi in questo mondo come una subdola, inesorabile e maligna metastasi.
Forse anche la corsa finale di Kiba ha qualche significato; forse ha una valenza "ciclica" visto che lui ha corso sempre nella sigla iniziale e finale, e questo dà un senso di compiutezza al tutto. Soprattutto la citazione credo riguardi la sigla iniziale, visto che con essa ci è stato sempre sbattuto in faccia il finale (ma la cosa non può essere compresa prima del termine dell'anime), infatti la sua ambientazione è il nostro presente, con una normale metropoli, i lupi sono soli o si incontrano senza riconoscersi... insomma è geniale! Se rivedrete poi l'opening al termine di tutta la serie, alla luce di questa nuova verità, essa vi apparirà sotto una luce totalmente differente!
Credo sia tutto, o meglio, questo è ciò che credo di aver compreso.
By oberon
La “lentezza” è infatti una delle caratteristiche principali di Wolf’s Rain, ma non va assolutamente vista come un difetto, è solo che questo è il ritmo giusto per assaporare una trama (apparentemente) complessa ed articolata come questa. Certo non mancano le situazioni movimentate, e sono queste che risollevano il ritmo che nel complesso risulterebbe forse troppo blando.
I disegni sono di buona fattura, e lo stile dei personaggi è azzeccato visto che questi risultano indubbiamente tutti affascinanti ed accattivanti. I lupi sono disegnati in maniera anatomicamente accurata e non saranno rari i casi in cui resterete incantati dalla bravura con la quale son state ben rese le loro fauci: vederli mentre ringhiano, azzannano e lacerano è davvero una delle cose più belle dell’anime! Molto attraente è anche il design “neo-veneziano” dei “nobili” (i cattivi della situazione).
Un’altra cosa molto affascinante di questo titolo sono le ambientazioni che spesso ricordano (e/o citano esplicitamente) i paesaggi fantastici del pittore Fabrizio Clerici: si va dalle architetture vagamente surreali delle metropoli (gigantesche tubature che corrono ovunque, travi e colonne sospese nel vuoto, città costruite su più livelli ecc..), alle rovine inglobate da una fitta e pulsante vegetazione; dalle gigantesche e levigate residenze dei nobili, agli sterminati deserti di sabbia o ghiaccio. Tutte queste ambientazioni si alternano sapientemente durante il lungo e periglioso viaggio dei protagonisti, donando una giusta varietà ai contesti narrativi.
Anche la tavolozza è ben utilizzata, passando dai toni vivaci e pastello dei momenti allegri e spensierati, a quelli un po’ più cupi e spenti delle situazioni più grevi e tristi.
Le animazioni fanno il loro dovere, pur presentando degli alti e (lievi) bassi. Infatti nei lunghi dialoghi tra i vari personaggi spesso ci si limita a fare delle lente carrellate sugli stessi pochi fotogrammi; mentre le cose migliorano di molto nelle scene d’azione (essenzialmente quelle dedicate ai lupi) che vengono animate con una buona varietà di disegni. Quindi nel complesso il tutto si attesta su buoni livelli.
Le musiche sono ottime, le sigle sono davvero incantevoli, e vi resteranno subito impresse in mente, inoltre anche l’accompagnamento musicale durante gli episodi è di buona fattura, e in certe battute finali sa essere davvero coinvolgente e toccante.
Il doppiaggio è anch’esso molto soddisfacente con alcune voci davvero pertinenti, come quelle di Kiba, il protagonista(?), e del nobile Darcia, il carismatico antagonista.
La storia in una seconda e più approfondita analisi (a termine della visione dell’intera serie) potrebbe essere giudicata come nulla di estremamente innovativo, trattandosi sostanzialmente di un lungo viaggio, pieno di pericoli dubbi ed incertezze, verso una terra promessa, il Rakuen, che spesso assume più le fattezze di un miraggio. Ciò che ce lo fa amare è in realtà la compagnia dei personaggi, protagonisti (se ce ne sono) e non, tutti magnificamente caratterizzati, anche se spesso ispirati a canoni conosciuti (il tipo ombroso e irascibile, il mattacchione, il timido ed indifeso, la bella fanciulla da proteggere ecc…). Un gruppo eterogeneo che sembra sempre in precario equilibrio e apparentemente sempre in procinto di sciogliersi a causa della cocciutaggine di alcuni suoi componenti... insomma vi affezionerete facilmente a tutti loro ^_^
Ovviamente non mancheranno dei bei colpi di scena, nonché molti passaggi tristi e commoventi, soprattutto verso la fine.
Il finale è in linea con lo spirito della serie, e credo possa essere ritenuto tutto sommato soddisfacente, anche se lascia un po’ di malinconia nello spettatore, questo anche a causa del fatto che si finisce per affezionarsi molto ad alcuni personaggi, e risulta difficile dover dire loro addio.
Il finale comunque, se si presta molta attenzione alle ultimissime scene subito prima della sigla finale, si rivela in realtà molto originale (assolutamente non inconcludente) e dà la vera spiegazione riguardo la vera ubicazione temporale di tutta l'avventura che è stata narrata, nonché in cosa consistesse realmente questo “Rakuen”. Sinceramente credo che chi lo critica forse semplicemente non l’abbia capito appieno… ed in effetti la cosa è giustificabilissima visto che il finale poteva indubbiamente essere un po’ più “esplicito”, magari tramite l’utilizzo di una voce narrante che si preoccupasse di “illuminare” lo spettatore più distratto… comunque se non riuscite proprio a capirlo provo a spiegarlo volentieri in coda alla recensione.
L’unica vera nota dolente dell’anime è forse costituita da quei tre o quattro episodi che, a metà serie, ricapitolano e riciclano la storia vissuta fino a quel punto da alcuni dei protagonisti della vicenda (episodi da saltare a piè pari a parer mio).
Concludendo ritengo questo un anime ben fatto e sicuramente molto affascinante, soprattutto grazie al carisma dei personaggi e di molte ambientazioni. Esso, come ho già detto, è permeato dall’inizio alla fine da un velo di malinconia che finisce per restarti dentro fino (e forse oltre) il sopraggiungere del finale della storia, ed è questo elemento che lo rende da un punto di vista emotivo molto particolare. Non so se si tratta di un’opera che resterà nella storia, e sicuramente non potrà piacere integralmente a tutti, soprattutto a chi si aspetta un “anime movimentato sui licantropi”, ma almeno una possibilità non la si può negare a Wolf’s Rain!
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Azzardo una breve spiegazione/interpretazione del finale:
All'inizio della storia, viene fatto credere che il tutto sia narrato in un futuro post apocalittico, o comunque qualcosa di simile, mentre col finale comprendiamo che il vero contesto della vicenda era il passato, qualcosa di antecedente alla nostra attuale civiltà! I lupi hanno inconsapevolmente assolto ad un ruolo palingenetico, di azzeramento e rinascita dell'umanità. I nostri cari protagonisti, alla fine, li vedremo andare tranquillamente in giro in una odierna metropoli, reincarnatisi ai giorni nostri probabilmente (la reincarnazione è un fondamento religioso e culturale in Giappone, quindi è normalissimo ritrovare questo principio nell'anime), senza che neanche si conoscano tra di loro, dopo tutto quel che hanno passato... è ciò e deliziosamente malinconico.
Insomma questa rinascita umana era diventata necessaria ed inevitabile per resettare una mondo in decadenza. Ma anche il nuovo mondo e la nuova società (come quella vera) non sono esenti ovviamente dal male, questo rappresentato dall'occhio di Darcia (avete prestato attenzione alle ultime scene?), ovvero l'unica cosa che gli sopravvive, per radicarsi in questo mondo come una subdola, inesorabile e maligna metastasi.
Forse anche la corsa finale di Kiba ha qualche significato; forse ha una valenza "ciclica" visto che lui ha corso sempre nella sigla iniziale e finale, e questo dà un senso di compiutezza al tutto. Soprattutto la citazione credo riguardi la sigla iniziale, visto che con essa ci è stato sempre sbattuto in faccia il finale (ma la cosa non può essere compresa prima del termine dell'anime), infatti la sua ambientazione è il nostro presente, con una normale metropoli, i lupi sono soli o si incontrano senza riconoscersi... insomma è geniale! Se rivedrete poi l'opening al termine di tutta la serie, alla luce di questa nuova verità, essa vi apparirà sotto una luce totalmente differente!
Credo sia tutto, o meglio, questo è ciò che credo di aver compreso.
By oberon