Recensione
Guin Saga
7.0/10
Ecco a voi l'anime tratto dal manga ispirato al più lungo, longevo e monumentale ciclo di romanzi fantasy e non mai pubblicato: la Guin Saga, scritta dalla recentemente scomparsa Kaoru Kurimoto, composta di ben 124 volumi scritti a partire dal 1979 e che, purtroppo, non vedrà mai la sua conclusione. E per me, che ho letto i tre volumi della saga pubblicati in Italia, è stato davvero un brutto colpo.
E' davvero una dote rara quella di riuscire a scrivere un'ambientazione in puro stile fantasy "occidentale" con la delicatezza dei toni tipicamente orientale, e questa dote la Kurimoto l'aveva, ed è un peccato che i suoi romanzi non abbiano riscosso all'estero il successo che meritavano.
Può darsi che, però, adesso questo successo possa finalmente arrivare, complice la produzione di questo anime e la pubblicazione in terra italica del manga a cura della Panini, che fa sperare, in caso di successo, una ristampa dei romanzi già pubblicati e l'uscita di quelli inediti. E così dovrebbe avvenire anche nel resto del mondo.
Ma torniamo all'anime. Personalmente, riponevo molte aspettative in questa serie, e perché era basata su un'opera amatissima in patria, e perché i libri mi avevano lasciato un ottimo ricordo.
Ebbene, devo dire che, per quello che ho visto, questo è riuscito all'80%. Infatti, sin da subito sono rimasta affascinata dalle stupende ambientazioni che fino ad adesso avevo solo immaginato, e poi la resa grafica di Guin è praticamente perfetta, riuscendo pienamente a trasmettere quel senso di potenza ferina che caratterizzava il personaggio letterario. Inoltre, ho finalmente avuto una rappresentazione decente dei Sem, che mi ero sempre sforzata di immaginare, ma alla fine quello che mi riusciva erano solo gli Oozaru di Dragonball in miniatura.
Purtroppo, a lasciarmi alquanto dubbiosa sono gli altri due protagonisti, le Perle di Parros Rinda e Remus. Mentre il chara degli altri personaggi umani è generalmente ben fatto e sufficientemente realistico, per loro sembra artefatto e di scarso impatto: sarà che mi manca la fantasia di associare il bianco dei capelli al biondo, sarà che io quegli occhietti sbrilluccicosi a bambolina proprio non li sopporto, sarà che all'inizio Rinda è una rompiballe petulante e Remus un piagnone ed io mi ero abituata alle loro versioni più mature del terzo libro, sarà che i loro difetti sopracitati qui vengono esagerati all'inverosimile, ma fatto sta che proprio non mi vanno giù. Niente, non riesco proprio a digerirli. Sono troppo finti, persino per un fantasy.
E neanche Istavan, il mio adorato Istavan, si salva. Cominciamo con un dettaglio: forse mi ricorderò male io, ma nei libri dovrebbe esserci chiaramente scritto che Istavan "Spada Incantata" di Valachia ha i capelli rossi, le lentiggini e pochi anni più dei gemelli, ed allora perché mi viene presentato un brunone più vicino ai trenta che ai venti che dell'atteggiamento del vero Istavan conserva solo quel mezzo sorriso strafottente? Mistero.
Tralasciando i commenti strettamente personali - purtroppo quando ci si costruisce una certa immagine mentale di una cosa o di una persona è difficilissimo cambiarla, specie se è trascorso tanto tempo - trovo l'anime abbastanza godibile, anche se un po' frettoloso nello svolgimento degli eventi: capisco che il materiale è tanto e non è il caso di tirarsela fino alle Calende greche, ma liquidare il primo libro in tre episodi mi sembra eccessivo, io gliene avrei dedicato almeno un altro, quantomeno per vedere la stanza delle torture della fortezza di Stafalos - sì, sono sadica, lo so.
Un apprezzamento va alle musiche, e soprattutto all'opening, che a mio avviso definire epica è riduttivo; interessante anche l'idea di usare un canto religioso in latino per l'ending.
Non mi sbilancio col voto, visto che la serie è in corso ed io non ho nemmeno ancora visto tutti gli episodi già usciti, però credo che prometta bene.
In ogni caso, se avete amato i romanzi della Kurimoto o se semplicemente siete appassionati del genere, vi consiglio di darci un'occhiata.
E' davvero una dote rara quella di riuscire a scrivere un'ambientazione in puro stile fantasy "occidentale" con la delicatezza dei toni tipicamente orientale, e questa dote la Kurimoto l'aveva, ed è un peccato che i suoi romanzi non abbiano riscosso all'estero il successo che meritavano.
Può darsi che, però, adesso questo successo possa finalmente arrivare, complice la produzione di questo anime e la pubblicazione in terra italica del manga a cura della Panini, che fa sperare, in caso di successo, una ristampa dei romanzi già pubblicati e l'uscita di quelli inediti. E così dovrebbe avvenire anche nel resto del mondo.
Ma torniamo all'anime. Personalmente, riponevo molte aspettative in questa serie, e perché era basata su un'opera amatissima in patria, e perché i libri mi avevano lasciato un ottimo ricordo.
Ebbene, devo dire che, per quello che ho visto, questo è riuscito all'80%. Infatti, sin da subito sono rimasta affascinata dalle stupende ambientazioni che fino ad adesso avevo solo immaginato, e poi la resa grafica di Guin è praticamente perfetta, riuscendo pienamente a trasmettere quel senso di potenza ferina che caratterizzava il personaggio letterario. Inoltre, ho finalmente avuto una rappresentazione decente dei Sem, che mi ero sempre sforzata di immaginare, ma alla fine quello che mi riusciva erano solo gli Oozaru di Dragonball in miniatura.
Purtroppo, a lasciarmi alquanto dubbiosa sono gli altri due protagonisti, le Perle di Parros Rinda e Remus. Mentre il chara degli altri personaggi umani è generalmente ben fatto e sufficientemente realistico, per loro sembra artefatto e di scarso impatto: sarà che mi manca la fantasia di associare il bianco dei capelli al biondo, sarà che io quegli occhietti sbrilluccicosi a bambolina proprio non li sopporto, sarà che all'inizio Rinda è una rompiballe petulante e Remus un piagnone ed io mi ero abituata alle loro versioni più mature del terzo libro, sarà che i loro difetti sopracitati qui vengono esagerati all'inverosimile, ma fatto sta che proprio non mi vanno giù. Niente, non riesco proprio a digerirli. Sono troppo finti, persino per un fantasy.
E neanche Istavan, il mio adorato Istavan, si salva. Cominciamo con un dettaglio: forse mi ricorderò male io, ma nei libri dovrebbe esserci chiaramente scritto che Istavan "Spada Incantata" di Valachia ha i capelli rossi, le lentiggini e pochi anni più dei gemelli, ed allora perché mi viene presentato un brunone più vicino ai trenta che ai venti che dell'atteggiamento del vero Istavan conserva solo quel mezzo sorriso strafottente? Mistero.
Tralasciando i commenti strettamente personali - purtroppo quando ci si costruisce una certa immagine mentale di una cosa o di una persona è difficilissimo cambiarla, specie se è trascorso tanto tempo - trovo l'anime abbastanza godibile, anche se un po' frettoloso nello svolgimento degli eventi: capisco che il materiale è tanto e non è il caso di tirarsela fino alle Calende greche, ma liquidare il primo libro in tre episodi mi sembra eccessivo, io gliene avrei dedicato almeno un altro, quantomeno per vedere la stanza delle torture della fortezza di Stafalos - sì, sono sadica, lo so.
Un apprezzamento va alle musiche, e soprattutto all'opening, che a mio avviso definire epica è riduttivo; interessante anche l'idea di usare un canto religioso in latino per l'ending.
Non mi sbilancio col voto, visto che la serie è in corso ed io non ho nemmeno ancora visto tutti gli episodi già usciti, però credo che prometta bene.
In ogni caso, se avete amato i romanzi della Kurimoto o se semplicemente siete appassionati del genere, vi consiglio di darci un'occhiata.