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Kara no Kyoukai è una serie di brevi racconti horror, realizzati da Kinoko Nasu e Takashi Takeuchi, il duo che alla fine degli anni '90 diede vita al famoso gruppo di dojin Type Moon. Inizialmente non riscosse un grandissimo successo neanche tra i fan di dojin, tant è che le dieci copie dei primi tre capitoli, realizzate nel 1998, passarono praticamente inosservate e restarono nell'ombra per diverso tempo. Un anno dopo Nasu decise di far circolare la serie attraverso il proprio blog, Bamboo Broom e vendere successivamente i volumetti alle convention, senza comunque abbandonare il progetto. In quel periodo l'aspetto economico era decisamente il più importante per i due autori che infatti furono più volte costretti ad accantonare la loro idea di un gruppo dojin, specializzato nella produzione di videogiochi hentai (alcune leggende metropolitane sostengono addirittura che i due meditassero di vendersi gli organi per raccogliere fondi). Nel 2002 anche grazie alla popolarità di altri titoli, come Angel Voice, Tsukihime e Melty Blood, la Kodansha decise di rispolverare la serie, portandola all'attenzione del grande pubblico, e distribuì un cd drama che in breve tempo divenne un vero e proprio cult tra i sostenitori di Nasu e Takeuchi. Negli anni successivi le riedizioni dei racconti scritti nel '98 consacrarono definitivamente Kara no Kyoukai come uno dei lavori migliori della Type Moon, le 5000 copie della prima edizione andarono esaurite praticamente all'uscita spingendo Kodansha a ristampare in tempi brevissimi la serie che finora ha venduto più di 500 000 copie. In seguito al successo di Fate/stay night, Oota Katsushi, editore capo della nuova testata della Kodansha K - Box, convinse Kinoko Nasu a concedere i diritti per la realizzazione di una serie animata cinematografica, in collaborazione con Aniplex e lo studio Ufotable. Un progetto sperimentale che prevedeva la distribuzione nelle sale di sette film, strutturati secondo gli schemi di una serie ad episodi.
Sfortunatamente non sempre l'atmosfera cupa e crepuscolare dei racconti trova spazio nei film, anzi a volte sembra quasi che Ei Aoki (regista anche di Ga Rei Zero) si metta d'impegno per smorzare il fascino dei personaggi, tuttavia bisogna riconoscere che in molte occasioni riesce a trovare l'angolazione giusta per trasferire lo stile freddo e asciutto di Nasu sullo schermo. Decisamente meno incisiva invece la sceneggiatura, Masaki Hiramatsu spesso si dimostra incapace di maneggiare un congegno elaborato ed elegante come i testi di Nasu, comportandosi come un maldestro prestigiatore che lascia intravedere il doppio fondo al pubblico. Un esempio tra i più eclatanti: il sangue sui coltelli nell'episodio Giostra di Paradossi.
Uno degli aspetti più interessanti di Kara no Kyoukai è la forte suggestione creata dai personaggi, un'alchimia perfetta di contrasti e opposti che si attraggono, capace di emanare una penetrante tensione psicologica ed emotiva. Mikiya Kokutō è descritto come un ragazzo assolutamente ordinario, uno che passa inosservato, anche dopo essere entrato all'università non cambia taglio di capelli o modo di vestire, non si mette a fare il cascamorto con le donne e non cerca di nascondere il suo carattere gentile e pacato. Shiki Ryōgi invece è caratterizzata da un profondo conflitto interiore, l'instabilità della sua personalità borderline e la sua apparente irrazionalità si manifestano persino nel suo aspetto esteriore, come il giubbottino di cuoio rosso indossato sul kimono. Non ci vuole molto perchè le loro vite, intrecciate indissolubilmente in una sorta di racconto del grottesco e dell'arabesco, vengano risucchiate insieme a quelle di altre anime senza sonno in una spirale di vuoto, dove il confine tra morte e quiescenza è quasi impercettibile.

Veduta dall'alto

Shiki e Kokuto lavorano per una specie di agenzia investigativa di proprietà di Tōko Aosaki, apparentemente una scienziata specializzata in arti biomeccanici. In realtà l'agenzia si occupa esclusivamente di casi molto particolari, infatti Tōko è una vera e propria strega capace di incantesimi potentissimi. Non c'è nulla di strano pertanto, nell'interesse che Tōko e Shiki manifestano nei confronti di una serie di inspiegabili suicidi, avvenuti nel complesso di Fujyou, un quartiere in demolizione per via del programma di rinnovamento urbanistico.
Uno degli episodi migliori, animazioni eccellenti e atmosfere da Weird Tales. Ottima la trasposizione di alcune componenti molto importanti nei racconti di Kinoko Nasu, come le strutture in rovina o il continuo sovrapporsi di sonno e veglia. Interessante, anche se non molto originale, il contrasto tra macabro e innocenza, evidente ad esempio nella scena in cui un cagnolino bianco passa di fianco a Shiki, lasciando delle impronte insanguinate o in quella in cui si vede un peluche, lasciato sul marciapiede dove è avvenuto uno dei suicidi.

Dissertazione sull'omicidio

L'incontro tra Kokutō e Shiki.
Perfetta l'inquietudine psicologica dei personaggi, anche se fin dall'inizio è talmente insistente il modo in cui Aoki e Hiramatsu tentano di far cadere i sospetti su Shiki che ovviamente si è portati a credere il contrario. Il finale di conseguenza risulta leggermente irritante.

Quello che resta del dolore

Rincasando Mikiya incontra casualmente una ragazza, probabilmente una studentessa della stessa scuola di sua sorella, vista la divisa che indossa. La ragazza non sembra in attesa di qualcuno, semplicemente se ne sta seduta sotto la pioggia e all'apparenza è spaesata e sofferente. Kokuto decide quindi di invitarla a trascorrere la notte a casa sua. Al suo risveglio la giovane è sparita e l'attenzione di Mikiya viene attirata dalla notizia di un efferato omicidio. I corpi delle vittime sono orribilmente mutilati e sembra quasi che gli arti non siano stati amputati ma attorcigliati fino a strapparsi.
Episodio leggermente altalenante, Ei Aoki cerca di far colpo mettendo in evidenza la scena dello stupro e il risultato è nuovamente una scarsa coerenza. Quello che nei racconti è appena sfumato, nell'anime viene reso esplicito e ridondante, a scapito di atmosfere emotivamente più cariche e significative.

Benedetto

Shiki è alla resa dei conti con se stessa, Kokutō resta al suo fianco, ma alla fine è Tōko Aosaki ad aiutarla veramente. Al termine di questa esperienza, Shiki sarà perfettamente in grado di controllare il suo potere, lo sguardo che le permette di vedere la morte nelle cose.

Giostra di Paradossi

Durante una delle sue passeggiate senza meta, Shiki si imbatte in Enjou Tomoe, un giovane sbandato che afferma di essere un omicida e dopo averlo ospitato in casa sua, gli offre la possibilità di usare l'appartamento come nascondiglio. Forse frustrata per la lontananza di Mikiya, Shiki sembra per la prima volta intenzionata a mettere da parte la sua consueta freddezza e ad aprire il muro di indifferenza dietro cui è solita rifugiarsi, purtroppo però la conclusione non è quella che si potrebbe facilmente auspicare.
Contemporaneamente Tōko si trova a fare i conti con una sua vecchia conoscenza e ben presto avrà bisogno dell'aiuto di Shiki, inspiegabilmente anche Enjou Tomoe sembra essere in qualche modo coinvolto nella vicenda.
Uno degli episodi peggiori, Aoki è convinto di poter creare suspense semplicemente omettendo alcune delle informazioni necessarie e Masaki Hiramatsu lo segue a ruota. Alla fine sono loro stessi a perdere il filo del discorso dovendo ricorrere spesso a superflue ripetizioni. La prima parte inoltre si dilunga inutilmente, spiando dal buco della serratura, in una compiaciuta quanto interminabile sequenza di vita quotidiana tra Shiki ed Enjou Tomoe. Infatti quando arriva il momento di tirare le somme il tempo stringe ed ancora una volta a farne le spese è il testo originale.
Tra gli aspetti positivi: le citazioni di Frankenstein e le atmosfere da Grand Guignol, peccato però che nessuna delle raccapriccianti creature di Cornelius venga mai ripresa in primo piano.

Fiaba

Tōko affida a Kokuto Azaka, la sorella minore di Mikiya, l'incarico di scoprire cosa si nasconde dietro la presenza nella sua stessa scuola di bizzarre creature, capaci di volare come fate attraverso i ricordi e che solo alcuni sono in grado di vedere.
L'episodio è indubbiamente insolito e fuori dagli schemi, ottime le animazioni e la luce calda ed invernale di alcune scene. Un po' frettoloso nel liquidare il professor Satsuki, anche se in compenso i colori del combattimento di Azaka riuscirebbero a far dimenticare qualsiasi leggerezza narrativa.

Dissertazione sull'omicidio...niente cuore

Ritorna il cannibale, risvegliato nel 1996 da un incantesimo di Araya Souren.
In occasione dell'uscita nelle sale del settimo film, Kodansha ha annunciato di voler ristampare nuovamente i racconti. Contemporaneamente in occidente verrà rilasciata una prima edizione da parte dell'americana DelRay.