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8.0/10
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[<b>SPLENDIDA RECENSIONE MA ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER!</b>]
Gantz è una serie animata del 2004 costituita da ventisei episodi e tratta dall’omonimo manga di Hiroya Oku, tuttora in corso. La struttura degli episodi è ciclica.
Cos’è Gantz? E’ l’interrogativo che sorge spontaneo fin dal primo episodio di questa serie.

Kei Kurono ed il suo amico d’infanzia Katou, nel tentativo di salvare un mendicante precipitato involontariamente sui binari della metropolitana, rimangono travolti dal treno. L’immagine terrificante dei due liceali investiti dalla metropolitana non sembra turbare particolarmente le persone presenti in stazione: così come nessuno oltre i due ragazzi s'era preoccupato di fornire aiuto ad un senzatetto destinato a morire sui binari della metropolitana, allo stesso modo la morte dei due ragazzi non preoccupa realmente gli inconsapevoli spettatori della tragedia. Tutto ciò che la maggior parte delle persone riesce a pensare è solamente, in maniera piuttosto cinica, “che potranno vedere qualcuno morire”. Ma proprio nell’istante della loro morte, Kei e Katou vengono trasferiti in un appartamento insieme ad altre persone decedute poco prima, esattamente come loro. Kei e Katou comprenderanno così che i loro corpi sono morti davvero, e loro non sono altro che delle “copie faxate degli originali”. L’enigmatico appartamento nel quale si trovano è privo di qualsiasi mobilio fatta eccezione per una strana sfera nera chiamata Gantz, all’interno della quale è presente un uomo, presumibilmente alieno, che non parla, se non attraverso dei messaggi che compaiono sullo schermo a video della sfera. Pareti e finestre non sono tangibili e non è possibile fuggire dall’appartamento, nonostante esso sia situato proprio nel pieno centro di Tokyo, a breve distanza dalle case di tutti i presenti. Dopo le opportune presentazioni e lo sconcerto generale, la sfera nera nominata Gantz inizierà a cantare la sigla di un vecchio programma radiofonico del dopoguerra che recita più o meno in questo modo:

<i>E' arrivato un nuovo giorno! Un nuovo mattino di speranza. Apri il tuo cuore alla felicità nel luogo dove il cielo è tutto blu.
Con il suono della radio e il cuore aperto, rivolgi il tuo viso incontro al vento.
E ora uno, due, e tre!</i>

I due ragazzi e gli altri presenti ben presto si renderanno conto che le loro vecchie vite sono finite e spetta a Gantz decidere che cosa fare delle loro nuove. Essi, provvisti di un adeguato equipaggiamento (armi ed una speciale tuta protettiva), sono stati coinvolti in un atroce gioco a punti nel quale le varie missioni consistono nell’uccidere degli alieni (il primo è l’Alieno Cipolla, frase tipica: “Mi bastano le cipolle…”). Solo quando il punteggio di ciascuna persona giungerà a 100, essa verrà liberata e potrà ritornare a condurre ad una vita normale.
Ma sopravvivere a ciascuna missione non è affatto scontato.

Come già successo, cercavo qualcosa che colmasse il vuoto lasciato dalla conclusione di un’altra serie (questa volta, da Higurashi no naku koro ni) e - fortunatamente – ho trovato di nuovo qualcosa sufficientemente di cattivo gusto per piacermi. Eppure, indipendentemente dalla passione o meno per il cattivo gusto, Gantz è una storia che, seppure non sia del tutto originale (missioni, punteggi, scontri all’ultimo sangue pur di sopravvivere e ritornare ad una vita normale, sono tutte cose in parte già viste), riesce a discostarsi e a risultare atipica. Kei Kurono, Katou, Kei Kishimoto, Nishi, non sono i classici protagonisti di un anime. Inoltre Gantz ha il pregio di essere molto coinvolgente fin dal primo episodio, quindi in un modo o nell’altro costringe lo spettatore a vedere la serie per intero per sapere almeno come andrà a finire. I continui combattimenti, intervallati da episodi in cui i protagonisti ritornano ad una vita normale in attesa di una nuova chiamata da parte di Gantz, evitano che la serie stagni nella facile monotonia dovuta al ripetersi di cicli più o meno simili. I combattimenti, seppur lunghi, trovano una sorta di respiro in questi episodi introspettivi di fine missione, nei quali i sentimenti e la psicologia dei personaggi vengono ulteriormente approfonditi più di quanto non lo siano già abbastanza all’interno delle missioni di Gantz. Insomma, Gantz non stanca, seppure avrebbe potuto facilmente riuscirci, ed è forse proprio merito della curata caratterizzazione dei personaggi, tanto che a volte la storia sembra solo un pretesto per esplorare a fondo le reazioni dell’animo umano di fronte alle situazioni più disparate. Ad esempio come quando Kei Kishimoto si rende conto di non avere più una casa in cui tornare e decide di andare a vivere da Kei Kurono pur essendo innamorata di Katou. La vera Kei Kishimoto, che aveva tentato di suicidarsi recidendosi le vene dei polsi, non era morta come credeva e stava conducendo una vita normale sulla terra. La Kei Kishimoto richiamata da Gantz, invece, confessa a Kurono: “non so cosa farà lei, ma io spero allora di poter finalmente vivere a modo mio”. Ma il personaggio più straordinario è proprio Kurono, quello più “adatto a vivere” nel mondo di Gantz, e che comunque continua ad avere un lato dannatamente umano e dotato di impulsi ed istinti sessuali (che probabilmente ricordano quanto il suo istinto di sopravvivenza sia davvero forte, il più forte di tutti). Eppure, anche qui, gli impulsi sessuali che prova Kurono, per quanto si manifestino nei rapporti con Kei Kishimoto in maniera piuttosto triste e volgare, non sono slegati dall’amore. Perché l’amore in fondo è anche questo, e non si può dimenticarlo.
Di fanservice, ovviamente, ce n’è molto. Insieme ai brandelli di carne, le braccia strappate, i corpi dilaniati.
Ma ad affiancare la violenza estrema costantemente presente e alle atrocità psicologiche che i personaggi devono fronteggiare, si pone, come forse avevo già lasciato intuire, un pacchetto di speranza e determinazione che rendono la serie qualcosa di più di un semplice splatter. In molte scene è la tragedia a farla da padrona, offrendo ai protagonisti non pochi spunti di riflessione sulla possibile ricerca di un mondo migliore. Momenti come ad esempio quello nel quale Masanobu Hojo e Suzumura Sadayo si baciano, dopo aver passato l’ultima parte delle loro vite a nascondersi l’una dall’altro a causa di qualcosa di simile alla vergogna e all’imbarazzo. Si baciano, un attimo prima di morire, entrambi con il corpo spezzato ormai a metà, all’altezza del busto, a causa di un acido mortale. Un'immagine che fa probabilmente credere che non sempre si ha il tempo per fare tutto ciò che si vorrebbe fare, e che la vita non sempre è disposta ad aspettarci.

Gantz, oltre ad essere ben curato nelle animazioni e ad avere un charachter design che non mi dispiace, dispone anche di una colonna sonora piuttosto bella ed indubbiamente azzeccata (Opening: Super Shooter; Ending: Last Kiss - Bonnie Pink). L'unica nota negativa è forse il fatto che alla fine della serie resta naturale chiedersi: ma forse leggendo il manga avrei potuto capire qualcosa di più? L'ultimo ciclo di episodi, sull'Alieno Kurono, è inventato di sana pianta rispetto alla storia del manga, che era stata fino ad allora seguita quasi fedelmente. Ma ancora una volta, nonostante aver sfiorato il facile rischio di distruggere una storia appassionante, Gantz riesce a concludersi nel miglior modo possibile per una serie complessa come questa che aveva a disposizione solamente ventisei episodi.