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Sono passati due mesi da quando una mia cara amica mi ha fatto scoprire i lungometraggi animati firmati dal maestro Hayao Miyazaki. Due mesi che ho meravigliosamente trascorso guardando in ordine cronologico buona parte dei film d'animazione del maestro. Ognuna di queste opere genera dentro di te un vortice di emozioni e di riflessioni su tematiche come quella ambientale, magnificamente evocata da Miyazaki, che dà voce sullo schermo al delicato equilibrio tra uomo e natura, venuto a spezzarsi dalla graduale e sempre più manifesta avidità e corruzione dell'uomo. Miyazaki sembra volere tornare indietro nel tempo, quando questo equilibrio vigeva ancora e regolava la convivenza tra l'uomo e la natura: l'uomo conosceva e rispettava profondamente la natura e questa lo ricambiava, donandogli i suoi frutti.

Sono molto combattuto nel recensire il terzo lungometraggio di Miyazaki, "Tonari no Totoro", perché ho sempre ritenuto che definire voglia dire in qualche modo limitare. Non vorrei mai limitare lo spessore di quest'opera. Pace, equilibrio, dolcezza ma non solo, sono le parole che vengono evocate dalla mente, dopo avere visto l'opera.
La pace ci viene offerta dall'incantevole rappresentazione della campagna giapponese, dove un giovane padre con le figlie Satsuki e Mei si trasferisce per potere stare accanto alla mamma delle bambine, ricoverata in un ospedale vicino.
L'equilibrio tra uomo e natura è dato dalla figura di Totoro, dolce ed enorme spirito della foresta, che incarna la natura e il suo incommensurabile potere di dare la vita. Memorabile e impressa nella mia mente rimarrà per sempre la scena in cui le sorelle e Totoro, tramite una danza propiziatoria, danno vita ad una maestosa quercia.
La dolcezza si evince dal rapporto tra le due sorelle, un rapporto che le lega indissolubilmente. Satsuki, la sorella maggiore, in assenza della madre, cerca di essere sempre presente per la sorellina Mei. Toccante è il momento in cui le due sorelle si abbracciano nel cortile della scuola, momento che ci fa capire che l'una non può prescindere dall'altra.
Da notare è anche il comportamento affettuoso, giocoso e permissivo nei confronti delle bambine del padre che, cosciente del dolore silenzioso e sotteso di Satsuki e Mei, lascia loro un margine di libertà.

Ci sarebbero ancora così tante cose da dire, però non vorrei rovinare ulteriormente le riflessioni su questo straordinario lungometraggio, che invito caldamente a vedere.
Spero di non avervi annoiato! Ciao!