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E' incredibile come a volte bastino un po' d'immaginazione, del tempo a disposizione e soprattutto una grande creatività e determinazione per riuscire a creare qualcosa che sembra impossibile sia scaturito dalla (geniale) mente di una singola persona. Makoto Shinkai è l'unico nome che troverete nei titoli di coda de La voce Delle Stelle, e non per pura dimenticanza. Geniale, con le sue sole mani e l'ausilio di un Macintosh è riuscito a dar vita e spessore a una storia surreale quanto emotiva. Ha creato un universo e lo ha popolato di due sole persone, due ragazzi delle medie inseparabili amici e silenziosamente innamorati. E ha conferito loro una voce, la sua voce per Noboru, e la voce della sua ragazza per Mikako.

Due ragazzi i protagonisti di tutto, e senza che si senta il bisogno di vederne altri.
L'universo popolato da loro due soltanto è più bello che mai, ma è in pericolo. Una razza aliena, i Tharsiani, proveniente da Marte minaccia la Terra, ed è preciso compito di pochi eletti salvare il pianeta dal pericolo incombente. Fortuna vuole che Mikako sia stata scelta per schierarsi in prima linea in questa guerra interplanetaria che la vedrà pilota di un mastodontico mecha all'estenuante ricerca della schiva razza aliena. Ma la difesa dell’umana specie le costerà l'allontanamento da ciò che di più caro ha al mondo.
La razza aliena è fuggiasca, e a ogni avvistamento le distanze tra lei e Noboru aumentano vertiginosamente. Metro di misura di questa distanza non saranno i consoni anni luce, bensì il tempo d'invio di una e-mail, unico strumento con cui Mikako riesce a contattare Noboru. Da pochi minuti si passerà a ore, interi giorni, sei mesi superato il confine del Sistema Solare, e quasi un decennio una volta alle porte di Sirio. Ciò che per Mikako son state solo poche ore di viaggio per Noboru saranno interi anni. E man mano che le distanze si faranno incolmabili, nelle menti dei due giovani ragazzi si anniderà la consapevolezza di non poter vivere il loro tempo insieme.

Distanze che aumentano e speranze che si affievolisco, che fendono lo spazio e il tempo in due frammenti che viaggiano a velocità diverse, sempre più lontani, ma mai abbastanza da sopprimere l'indissolubile sentimento che lega i due ragazzi.
Un tempo che scorre dolcemente accompagnato da una colonna sonora davvero sublime, dove malinconiche melodie ci catapultano nella tristezza di un allontanamento, e acuiscono il senso di nostalgia di un percorso di vita condiviso divenuto irrealizzabile.
Melodie che si vivacizzano nei momenti più concitati che vedono all’opera il potenziale bellico dei mecha, scene queste ultime che evidenziano i limitati mezzi a disposizione dell’autore per la creazione di quest’opera d’animazione. Per quanto curata e fluida, il limiti nell’utilizzo della computer grafica si fanno evidenti proprio nelle scene di combattimento, ma avendo queste ultime puramente lo scopo di giustificare il viaggio intrapreso da Mikako, tale pecca passa praticamente inosservata. Da osservare invece, e fino allo strenuo, sono gli stupendi fondali che donano colore foto-realistico ai paesaggi rendendoli incredibilmente poetici.
Una poesia. Perché in fin dei conti La Voce Delle Stelle è una bellissima poesia.