Recensione
Mobile Fighter G Gundam
9.0/10
Recensione di ilcantastorie
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“This Hand of mine is burning Red! Lets loud roar tells me to graps victory! Erupting Shining Finger!”
Un po’ come faceva Akira Yuki di Virtua Fighter prima di combattere, anche Domon, prima di sconfiggere un nemico, proclama sempre più o meno la stessa frase. Una frase, che, se sentita per 49 episodi di fila, impari necessariamente a memoria. Ti fomenta, ti fa venire voglia di urlarlo insieme a lui. La tua mano è quella che sta facendo lo “Shining Finger” e tu ti senti lì, insieme a Domon, contento di aver sconfitto l’ennesimo avversario.
La serie certo non si confà alle altre serie di Gundam, insomma non c’è tutto il realismo che contraddistingueva le prime serie, come ad esempio lo 0079. Riprende piuttosto le serie di arti marziali, molto famose e amate in questi anni: basti pensare a Dragon Ball, a Street Fighter o al già citato Virtua Fighter. E se l’idea di fare arti marziali con dei robot giganti vi sembrerà improbabile o inverosimile, sappiate che l’idea era già stata usata in un vecchio anime di Mecha negli anni ’70: “General Daimos”. Ma se invece siete ancora del parere che sia una trovata ridicola o triste, guardando G Gundam cambierete idea.
La storia si svolge nel cosiddetto “Future Century”, ovvero in un futuro molto lontano rispetto a noi e alle altre serie di Gundam. Le guerre come le conosciamo noi sono finite, ora l’umanità ha sviluppato un nuovo modo per decidere chi dominerà lo spazio e la terra per i prossimi quattro anni: la “Gundam Fight”. Ogni nazione della terra manda in propria rappresentanza un Gundam, dotato delle migliori tecnologie che la nazione stessa gli può donare. Quindi, tutti questi Gundam, comandati da altrettanti piloti, si sfidano in una specie di torneo alla “Street Fighter” e combattono, combattono e combattono finché non ne resterà solo uno. La nazione il cui Gundam vincerà, dominerà per i prossimi quattro anni, finché una nuova Gundam Fight verrà fatta. Quindi in questo modo non ci sono più assurdi sprechi di vite come era stato in passato… e la cosa si basa un po’ sulla leggenda degli Orazi e dei Curiazi se ci pensate un attimo.
Il protagonista di questa serie è Domon Kasshu, rappresentante, ovviamente, del Neo Japan con il suo Shining Gundam. Lui, insieme alla sua assistente, la bella Rain, gira di nazione di nazione con una foto strappata e uno scopo: trovare l’uomo su quella foto. Lo chiede ad ogni pilota di Gundam che incontra ma non riesci a trovarne traccia. Chi è quell’uomo? E perché Domon sta cercando?
Domon, oltre ad essere un artista Marziale provetto, è il King of Hearth, il Re di Cuori, titolo conferitogli dal suo maestro, il precedente Re di Cuori, Master Asia. È Master Asia ad aver insegnato a Domon quasi tutto quello sa sulle arti marziali.
Domon girando di nazione in nazione incontrerà personaggi dallo spiccato carisma: alcuni diverranno sua amici, altri suoi acerrimi nemici. Tra quelli con cui diventerà amico, è di dovere ricordare i piloti che insieme a lui combatteranno il mostruoso nemico che minaccia di distruggere la terra: il Devil Gundam.
Partendo da Chibodee Crocket, pilota del Maxter Gundam e rappresentante di Neo America, passando per il rappresentante di Neo France, George de Sand, pilota del Gundam Rose e continuando con il piccolo Sai Saici, rappresentate di Neo China e pilota del Dragon Gundam e finendo con il russo Argo Gulskii, pilota del Bolt Gundam. Tutti questi hanno un sogno nel loro cuore, sogno che si realizzerà solo se vinceranno la Gundam Fight.
Il mecha desing, come ogni serie di Gundam, è superbamente curato. In particolare, in questa serie ogni gundam ha qualcosa di rappresentativo della propria nazione.
Le animazioni sono stupende e ben realizzate. Il doppiaggio giapponese è fatto splendidamente e un menzione speciale vanno al doppiatore di Domon, Tomokazu Seki, che riesce a dare una voce perfetta a questo personaggio dal sangue caliente, e quello di Master Asia, Yōsuke Akimoto, che gli dà una voce davvero inconfondibile.
G Gundam venne fatta per il 15 anniversario di Gundam, ma, comunque, non c’è niente di più lontano da quella serie. Ma nonostante ciò la serie non è affatto brutta, anzi. Puntata per puntata, vicenda dopo vicenda, impari necessariamente ad amare i personaggi di questa fantastica serie.
È una serie che rispecchia proprio quegli anni '90 che ormai sono passati: combattimenti, buoni sentimenti e un forte messaggio finale.
La trama è dapprima semplice ma va infittendosi e diventando più, con vari colpi di scena, complessa, sfociando in un finale in cui verrà spiegato tutto. I combattimenti sono appassionanti e coinvolgenti, commoventi in alcuni casi, e fomentanti in altri. La serie inoltre lancia un forte messaggio ecologista.
A chi consiglio questa serie? A tutti direi. Agli amanti del genere robotico, perché vedranno un sacco di mecha ben disegnati. Agli amanti delle serie della arti marziali, a quelli del trash (perché mi tocca dirlo: G Gundam un po’ trash lo è! XD) e anche a chi so voglia avvicinare a quel meraviglioso mondo quale è Gundam.
Un po’ come faceva Akira Yuki di Virtua Fighter prima di combattere, anche Domon, prima di sconfiggere un nemico, proclama sempre più o meno la stessa frase. Una frase, che, se sentita per 49 episodi di fila, impari necessariamente a memoria. Ti fomenta, ti fa venire voglia di urlarlo insieme a lui. La tua mano è quella che sta facendo lo “Shining Finger” e tu ti senti lì, insieme a Domon, contento di aver sconfitto l’ennesimo avversario.
La serie certo non si confà alle altre serie di Gundam, insomma non c’è tutto il realismo che contraddistingueva le prime serie, come ad esempio lo 0079. Riprende piuttosto le serie di arti marziali, molto famose e amate in questi anni: basti pensare a Dragon Ball, a Street Fighter o al già citato Virtua Fighter. E se l’idea di fare arti marziali con dei robot giganti vi sembrerà improbabile o inverosimile, sappiate che l’idea era già stata usata in un vecchio anime di Mecha negli anni ’70: “General Daimos”. Ma se invece siete ancora del parere che sia una trovata ridicola o triste, guardando G Gundam cambierete idea.
La storia si svolge nel cosiddetto “Future Century”, ovvero in un futuro molto lontano rispetto a noi e alle altre serie di Gundam. Le guerre come le conosciamo noi sono finite, ora l’umanità ha sviluppato un nuovo modo per decidere chi dominerà lo spazio e la terra per i prossimi quattro anni: la “Gundam Fight”. Ogni nazione della terra manda in propria rappresentanza un Gundam, dotato delle migliori tecnologie che la nazione stessa gli può donare. Quindi, tutti questi Gundam, comandati da altrettanti piloti, si sfidano in una specie di torneo alla “Street Fighter” e combattono, combattono e combattono finché non ne resterà solo uno. La nazione il cui Gundam vincerà, dominerà per i prossimi quattro anni, finché una nuova Gundam Fight verrà fatta. Quindi in questo modo non ci sono più assurdi sprechi di vite come era stato in passato… e la cosa si basa un po’ sulla leggenda degli Orazi e dei Curiazi se ci pensate un attimo.
Il protagonista di questa serie è Domon Kasshu, rappresentante, ovviamente, del Neo Japan con il suo Shining Gundam. Lui, insieme alla sua assistente, la bella Rain, gira di nazione di nazione con una foto strappata e uno scopo: trovare l’uomo su quella foto. Lo chiede ad ogni pilota di Gundam che incontra ma non riesci a trovarne traccia. Chi è quell’uomo? E perché Domon sta cercando?
Domon, oltre ad essere un artista Marziale provetto, è il King of Hearth, il Re di Cuori, titolo conferitogli dal suo maestro, il precedente Re di Cuori, Master Asia. È Master Asia ad aver insegnato a Domon quasi tutto quello sa sulle arti marziali.
Domon girando di nazione in nazione incontrerà personaggi dallo spiccato carisma: alcuni diverranno sua amici, altri suoi acerrimi nemici. Tra quelli con cui diventerà amico, è di dovere ricordare i piloti che insieme a lui combatteranno il mostruoso nemico che minaccia di distruggere la terra: il Devil Gundam.
Partendo da Chibodee Crocket, pilota del Maxter Gundam e rappresentante di Neo America, passando per il rappresentante di Neo France, George de Sand, pilota del Gundam Rose e continuando con il piccolo Sai Saici, rappresentate di Neo China e pilota del Dragon Gundam e finendo con il russo Argo Gulskii, pilota del Bolt Gundam. Tutti questi hanno un sogno nel loro cuore, sogno che si realizzerà solo se vinceranno la Gundam Fight.
Il mecha desing, come ogni serie di Gundam, è superbamente curato. In particolare, in questa serie ogni gundam ha qualcosa di rappresentativo della propria nazione.
Le animazioni sono stupende e ben realizzate. Il doppiaggio giapponese è fatto splendidamente e un menzione speciale vanno al doppiatore di Domon, Tomokazu Seki, che riesce a dare una voce perfetta a questo personaggio dal sangue caliente, e quello di Master Asia, Yōsuke Akimoto, che gli dà una voce davvero inconfondibile.
G Gundam venne fatta per il 15 anniversario di Gundam, ma, comunque, non c’è niente di più lontano da quella serie. Ma nonostante ciò la serie non è affatto brutta, anzi. Puntata per puntata, vicenda dopo vicenda, impari necessariamente ad amare i personaggi di questa fantastica serie.
È una serie che rispecchia proprio quegli anni '90 che ormai sono passati: combattimenti, buoni sentimenti e un forte messaggio finale.
La trama è dapprima semplice ma va infittendosi e diventando più, con vari colpi di scena, complessa, sfociando in un finale in cui verrà spiegato tutto. I combattimenti sono appassionanti e coinvolgenti, commoventi in alcuni casi, e fomentanti in altri. La serie inoltre lancia un forte messaggio ecologista.
A chi consiglio questa serie? A tutti direi. Agli amanti del genere robotico, perché vedranno un sacco di mecha ben disegnati. Agli amanti delle serie della arti marziali, a quelli del trash (perché mi tocca dirlo: G Gundam un po’ trash lo è! XD) e anche a chi so voglia avvicinare a quel meraviglioso mondo quale è Gundam.