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In un lontano futuro i bambini nascono in provetta, vengono allevati da balie robot in completa solitudine e istruiti secondo quelle che svariati tipi di test indicano essere le loro capacità. Quando diventano adulti vengono inviati nel luogo in cui dovranno svolgere il loro lavoro e conseguentemente entrano a fare parte di una determinata casta, con tutti i privilegi e gli obblighi del caso. Tuttavia a volte capita che qualcuno si rifiuti di eseguire i propri ordini o che infranga i vincoli che gli vengono imposti dalla società e perciò venga internato in qualche campo di lavoro cosicché possa venire sfruttato come si deve.
Questo è ciò che è capitato a Godo, il protagonista di questo lungometraggio, imprigionato per avere osato innamorarsi di una ragazza di rango più elevato. E tuttavia, nonostante il brutale trattamento subito, quando gli si presenta l'occasione per fuggire nello spazio, decide invece di tentare di salvare un pianeta Terra ormai sull'orlo della distruzione, partendo alla ricerca dell'uccello di fuoco, il cui sangue, si dice, possegga un'energia immensa e possa rendere immortali.

Hi no tori – 2772, sceneggiato e prodotto da Osamu Tezuka nel 1980, riprende nuovamente il tema, tanto caro a quest'autore ed espresso magistralmente nella saga a fumetti della Fenice, del ciclo della vita e della bellezza e dignità di tutte le cose viventi. E Godo e Olga, l'androide che gli fa da madre durante l'infanzia, sono senza dubbio i personaggi che più si avvicinano a questo concetto di amore o vita cosmica, forse anche più della Fenice stessa, che in questo film prende il nome di cosmozoon 272 (pronunciato in maniera errata nel doppiaggio italiano, il che è ben strano vista la radice greca del nome). Evidente è infatti il contrasto tra la loro umanità - anche se probabilmente a Tezuka non sarebbe piaciuta questa parola, ma per capirci credo vada più che bene - e la società in cui si trovano a vivere: fredda, crudele e calcolatrice, tipica di molte distopie fantascientifiche.
Nondimeno anche gli altri attori recitano la loro parte magistralmente e certo non sfigurano davanti ai protagonisti, che siano comprimari, come il dottor Saruta, legato ancora una volta a un tragico destino, o antagonisti, quali il direttore del campo di lavoro Black Jack o il fratello genetico di Godo e suo principale antagonista, Rock.
Oltre a questi anche altri personaggi che fanno parte dello star system di Tezuka compariranno, per la gioia dei fan, sullo schermo. A voi scoprire di chi si tratta.

L'altro aspetto fondamentale oltre a trama e personaggi è poi la musica. Indubbiamente protagonista indiscussa di molte sequenze, nelle quali non ci sono dialoghi e che ricordano molto Fantasia della Disney (soprattutto la bellissima sigla iniziale), è composta da brani di musica sinfonica, che accompagnano lo spettatore per tutto il film, senza mai far dimenticare la loro importanza. Mi viene in mente ad esempio il nettissimo contrasto che si viene a creare quando Godo entra nell'accademia spaziale, quasi uno schiaffo, in senso positivo, dato a chi guarda per focalizzare la sua attenzione: la musica cessa all'improvviso e si sentono solo i suoi passi risuonare sul terreno in un silenzio altrimenti assoluto.
Per dirla in due parole la più bella colonna sonora che abbia ascoltato da un po' di tempo a questa parte. Con delle musiche mediocri il risultato finale sarebbe stato ben diverso.

Le animazioni d'altra parte risentono dell'età e alcune volte ci sono dei cali vistosi nella loro qualità, ma il linea di massima sono più che buone considerando l'anno di produzione. Personalmente comunque ritengo che alla fin fine si finisca per non farci troppo caso, complici dei disegni stupendi - il design di Olga è fantastico - e delle scelte registiche interessanti, degne di Tezuka.
Anche il doppiaggio italiano non mi è dispiaciuto, anche se, alcune voci, non le ho trovate molto azzeccate, ma guardarlo in originale mi è stato impossibile: sarà perché l'ho voluto vedere su un televisore HD, sarà perché sono cieco come una talpa, ma leggere quei sottotitoli della Yamato così sgranati è un'impresa superiore alle mie forze.

Consiglio la visione di questo lungometraggio a tutti, benché capisca come ad alcuni possano non piacere le numerose scenette comiche, tipiche di Tezuka (che a me piacciono), che lo costellano, e le creature fantastiche che fanno da comprimari alleggerendo, di tanto in tanto, il tono del racconto.
Sinceramente però credo che valga la pena dare un'occhiata a questo film senza farvi troppi problemi sulle trovate farsesche che l'autore vi inserisce. Prendetele come vengono e non vi dispiaceranno, anche perché "<i>non un briciolo di prova esiste in favore dell'idea che la vita sia una cosa seria</i>" (Brendan Gill).