Recensione
Pretty Cure
7.0/10
La struttura a episodi autoconclusivi, alla fin fine, non sarebbe neanche un così grande problema, sebbene sia dovuta principalmente a questioni televisive - permettere alle bambine, target primario dell'opera, di poter seguire l'opera anche perdendo qualche episodio qua e là - e che qualche mini-saga più articolata che occupasse più episodi avrebbe di certo alzato il livello qualitativo complessivo dell'opera. Il problema principale è quel (maledettissimo) "monster of the week" d'ispirazione tokusatsu che tanto male ha fatto all'animazione giapponese sin dai tempi del primo Mazinger. Prendiamo ad esempio l'episodio della gara di scienze; esso sarebbe riuscito perfettamente nel suo intento di insegnare l'importanza della collaborazione e della comunicazione a scapito dell'individualità a tutti a costi. A che scopo inserirvi la battaglia finale, non solo completamente inutile ai fini della storia (arriva il nemico, evoca Zakenna, le Pretty Cure si trasformano, sconfiggono Zakenna e il nemico fugge via illeso), ma anche per nulla appassionante e uguale a quello degli altri episodi? L'unico risultato che riesce a ottenere è quello di occupare preziosi minuti che si sarebbero potuti sfruttare più sapientemente per meglio approfondire la vicenda su cui ruotava l'episodio - in questo caso la gara di scienze. La cosa diventa ancora più irritante se passiamo a paragonare questi combattimenti riempitivi agli scontri "finali" contro i vari nemici principali, decisamente più avvincenti ed emozionanti, oltre che in grado di far avanzare la trama.
Perché di una cosa bisogna dar credito a "Pretty Cure": se ben curati e inquadrati nella giusta ottica, i combattimenti sono realizzati davvero bene, con l'inserimento di una componente fisica (calci, pugni, sberle, chiavi articolari, prese), vistasi raramente nei majokko precedenti, in grado di non farli sfigurare rispetto a quelli di tanti altri osannati titoli di combattimento.
La coralità è un altro dei punti di forza principali dell'opera, che non si focalizza esclusivamente sul duo di protagoniste bensì su un gran numero di comprimari: compagni e compagne di scuola, amici, parenti e i nemici stessi vengono analizzati in diversi episodi a essi dedicati, rendendo viva ed estremamente credibile la città e i luoghi in cui si svolge la vicenda.
Degna di lode anche la caratterizzazione grafica dei nemici, in special modo il "boss finale" Lord Jaaku, un'enorme massa oscura trasudante male e sofferenza da tutti i pori e che farebbe cagare in braghe il più valoroso degli eroi. Più che buono il comparto tecnico, che dà il meglio di sé nelle colorazioni utilizzate nelle trasformazioni e negli attacchi energetici delle Pretty Cure.
"Pretty Cure" è un ottimo titolo per bambine e giovani ragazze, quindi, ma anche un anime più che discreto per un pubblico più grande di ambo i sessi, che soffre purtroppo di un paio di limiti "classici" del suo genere di appartenenza, difetti che tuttavia non intaccano del tutto la qualità dell'opera e che, in ogni caso, passerebbero probabilmente inosservati al suo target di riferimento. Un 7 abbondante, dunque, che avrebbe potuto essere un 8 eliminando alcuni combattimenti inutili, e addirittura quasi un 9 con l'inserimento di qualche sottosaga più articolata e un pizzico di ripetitività di meno.
Perché di una cosa bisogna dar credito a "Pretty Cure": se ben curati e inquadrati nella giusta ottica, i combattimenti sono realizzati davvero bene, con l'inserimento di una componente fisica (calci, pugni, sberle, chiavi articolari, prese), vistasi raramente nei majokko precedenti, in grado di non farli sfigurare rispetto a quelli di tanti altri osannati titoli di combattimento.
La coralità è un altro dei punti di forza principali dell'opera, che non si focalizza esclusivamente sul duo di protagoniste bensì su un gran numero di comprimari: compagni e compagne di scuola, amici, parenti e i nemici stessi vengono analizzati in diversi episodi a essi dedicati, rendendo viva ed estremamente credibile la città e i luoghi in cui si svolge la vicenda.
Degna di lode anche la caratterizzazione grafica dei nemici, in special modo il "boss finale" Lord Jaaku, un'enorme massa oscura trasudante male e sofferenza da tutti i pori e che farebbe cagare in braghe il più valoroso degli eroi. Più che buono il comparto tecnico, che dà il meglio di sé nelle colorazioni utilizzate nelle trasformazioni e negli attacchi energetici delle Pretty Cure.
"Pretty Cure" è un ottimo titolo per bambine e giovani ragazze, quindi, ma anche un anime più che discreto per un pubblico più grande di ambo i sessi, che soffre purtroppo di un paio di limiti "classici" del suo genere di appartenenza, difetti che tuttavia non intaccano del tutto la qualità dell'opera e che, in ogni caso, passerebbero probabilmente inosservati al suo target di riferimento. Un 7 abbondante, dunque, che avrebbe potuto essere un 8 eliminando alcuni combattimenti inutili, e addirittura quasi un 9 con l'inserimento di qualche sottosaga più articolata e un pizzico di ripetitività di meno.