Recensione
Quando si legge il nome di un anime in ogni angolo del web viene istintivamente voglia di vederlo, almeno per me. Non credo che 'AnoHana' sia un capolavoro, ma nemmeno che sia mediocre: è un miscuglio di buone idee, situazioni esagerate, colori luminosi, scene rievocate incessantemente, colonna sonora azzeccata e sentimenti esasperati.
Il fulcro della storia è la morte di una ragazza in un gruppo di amici, all'età, presumo, di 10 anni circa (non ho trovato da nessuna parte indicazioni sull'età, è detto solo "as a child". Gli anime tra l'altro giocano sempre male con la relazione comportamento-fisionomia-età). Tale morte condiziona poi la vita dei personaggi a distanza di anni. Le cose iniziano a sbloccarsi quando lei riappare a Jintan, il leader del gruppo.
Menma, la ragazza "fantasma", ha tutte le caratteristiche per ispirare amore e tenerezza: gentile, tenera, un po' infantile ma tenace e sicura. Grazie a lei Jintan e gli altri del gruppo, che intanto non si frequentavano più, si riavvicinano, si riscoprono sempre gli stessi, ma anche antichi rancori tornano a galla. Jintan è innamorato di Menma, Yukiatsu è innamorato di Menma, Anaru è innamorata di Jintan e invidiosa di Menma, Tsuruko è innamorata di Yukiatsu e invidiosa di Anaru. Poppo, non se lo fila nessuno, così alla fine gli autori decidono di dargli il peso più gravoso da confidare agli altri.
Quello che voglio dire è che prima che morisse e dopo la morte, tutto ruota intorno a Memna. Le ragazze del gruppo arrivano a dire "Ho capito che non sarei mai stata alla sua altezza". L'"altezza" di Memna consiste probabilmente in quel suo andare d'accordo con tutti senza provare sentimenti negativi, ma è abbastanza per arrivare ad amarla così tanto come fanno Jintan e Yukiatsu?
Leggendo altre recensioni vedevo quanto il tema dell'amore che si prova da bambini e che crescendo rimane lo steso abbia fatto storcere i nasi. Secondo me provare lo stesso affetto è possibile, ma qui siamo di fronte a qualcosa di diverso. Mi pare sia il padre di Menma a dirlo, che per la madre il tempo si è fermato in quel giorno. E così per gli altri. Un amico che muore durante un gioco in estate quando si è bambini credo non sia una cosa che si dimentica, ma, anzi, che è sempre prepotentemente in primo piano.
Per Yukiatsu l'amore di Menma è quello di quel giorno, magari se lei fosse cresciuta sarebbe riuscito a fidanzarsi con lei oppure ci avrebbe semplicemente rinunciato. Per Jintan è lo stesso. Il rimorso di non averle chiesto scusa e di non avere potuto essere sincero perché "non c'è mai stato un domani" è durato all'infinito. Se Menma non fosse morta tutto sarebbe andato avanti naturalmente, ma in questo modo il rimorso dell'ultimo giorno (che ci perseguita in flashback in ogni episodio) è rimasto vivo, e l'unico modo per procedere è proprio la venuta di Menma e il saluto con un giusto addio. Nel finale si intravede la vita che finalmente va avanti, che ha superato l'ostacolo senza dimenticare e che ora può tranquillamente evolversi - lasciando aperte le speranze anche sulla futura vita sentimentale dei protagonisti, Poppo escluso poveretto.
Per cui credo che la trama sia fondata, il neo sono certe trovate assurde dei personaggi (Yukiatsu in particolare, con quella parrucca) e il volere creare scene appositamente commoventi quando da piangere e da riflettere se ne trova già abbastanza anche solo nelle inquadrature mirate.
Le ultime due puntate non mi hanno convinta, nell'ultima in particolare succede in 20 minuti più di quanto poteva succedere prima in 3 puntate. E nemmeno mi spiego perché tutti dovessero amare Memna, non biasimo le due ragazze che piangono per gli amati incantati da lei. La "confessione" di tutto quello che si portavano dentro era inevitabile ma, strutturata così e coronata da un piagnisteo terribile di Anaru e da una risata collettiva, ha fatto la figura del siparietto comico, messo verso la fine per non bruciarsi tutte le lacrime dello spettatore durante la storia. L'ultima puntata è un boom di pateticità che fa sì piangere ma anche dubitare del valore di quello che si stava guardando, e che porta alla disperazione i troppo sentimentali e al suicidio gli animi più delicati. Ha i suoi buoni spunti anche lei ma è troppo tirata.
Insomma, consiglio guardare 'AnoHana', di piangere, di riflettere ma di non farsi portare alle lacrime troppo facili che spesso convincono le persone a dire "questo è un capolavoro".
Il fulcro della storia è la morte di una ragazza in un gruppo di amici, all'età, presumo, di 10 anni circa (non ho trovato da nessuna parte indicazioni sull'età, è detto solo "as a child". Gli anime tra l'altro giocano sempre male con la relazione comportamento-fisionomia-età). Tale morte condiziona poi la vita dei personaggi a distanza di anni. Le cose iniziano a sbloccarsi quando lei riappare a Jintan, il leader del gruppo.
Menma, la ragazza "fantasma", ha tutte le caratteristiche per ispirare amore e tenerezza: gentile, tenera, un po' infantile ma tenace e sicura. Grazie a lei Jintan e gli altri del gruppo, che intanto non si frequentavano più, si riavvicinano, si riscoprono sempre gli stessi, ma anche antichi rancori tornano a galla. Jintan è innamorato di Menma, Yukiatsu è innamorato di Menma, Anaru è innamorata di Jintan e invidiosa di Menma, Tsuruko è innamorata di Yukiatsu e invidiosa di Anaru. Poppo, non se lo fila nessuno, così alla fine gli autori decidono di dargli il peso più gravoso da confidare agli altri.
Quello che voglio dire è che prima che morisse e dopo la morte, tutto ruota intorno a Memna. Le ragazze del gruppo arrivano a dire "Ho capito che non sarei mai stata alla sua altezza". L'"altezza" di Memna consiste probabilmente in quel suo andare d'accordo con tutti senza provare sentimenti negativi, ma è abbastanza per arrivare ad amarla così tanto come fanno Jintan e Yukiatsu?
Leggendo altre recensioni vedevo quanto il tema dell'amore che si prova da bambini e che crescendo rimane lo steso abbia fatto storcere i nasi. Secondo me provare lo stesso affetto è possibile, ma qui siamo di fronte a qualcosa di diverso. Mi pare sia il padre di Menma a dirlo, che per la madre il tempo si è fermato in quel giorno. E così per gli altri. Un amico che muore durante un gioco in estate quando si è bambini credo non sia una cosa che si dimentica, ma, anzi, che è sempre prepotentemente in primo piano.
Per Yukiatsu l'amore di Menma è quello di quel giorno, magari se lei fosse cresciuta sarebbe riuscito a fidanzarsi con lei oppure ci avrebbe semplicemente rinunciato. Per Jintan è lo stesso. Il rimorso di non averle chiesto scusa e di non avere potuto essere sincero perché "non c'è mai stato un domani" è durato all'infinito. Se Menma non fosse morta tutto sarebbe andato avanti naturalmente, ma in questo modo il rimorso dell'ultimo giorno (che ci perseguita in flashback in ogni episodio) è rimasto vivo, e l'unico modo per procedere è proprio la venuta di Menma e il saluto con un giusto addio. Nel finale si intravede la vita che finalmente va avanti, che ha superato l'ostacolo senza dimenticare e che ora può tranquillamente evolversi - lasciando aperte le speranze anche sulla futura vita sentimentale dei protagonisti, Poppo escluso poveretto.
Per cui credo che la trama sia fondata, il neo sono certe trovate assurde dei personaggi (Yukiatsu in particolare, con quella parrucca) e il volere creare scene appositamente commoventi quando da piangere e da riflettere se ne trova già abbastanza anche solo nelle inquadrature mirate.
Le ultime due puntate non mi hanno convinta, nell'ultima in particolare succede in 20 minuti più di quanto poteva succedere prima in 3 puntate. E nemmeno mi spiego perché tutti dovessero amare Memna, non biasimo le due ragazze che piangono per gli amati incantati da lei. La "confessione" di tutto quello che si portavano dentro era inevitabile ma, strutturata così e coronata da un piagnisteo terribile di Anaru e da una risata collettiva, ha fatto la figura del siparietto comico, messo verso la fine per non bruciarsi tutte le lacrime dello spettatore durante la storia. L'ultima puntata è un boom di pateticità che fa sì piangere ma anche dubitare del valore di quello che si stava guardando, e che porta alla disperazione i troppo sentimentali e al suicidio gli animi più delicati. Ha i suoi buoni spunti anche lei ma è troppo tirata.
Insomma, consiglio guardare 'AnoHana', di piangere, di riflettere ma di non farsi portare alle lacrime troppo facili che spesso convincono le persone a dire "questo è un capolavoro".